Molti dei nostri lettori (perfino l’assessore) conosceranno l’opera di Giaocchino Belli poeta romanesco dell’epoca papalina, ritenuto a posteriori un genio satirico. Meno saranno quelli che conoscono l’opera di un suo tardo imitatore che sotto lo pseudonimo di Anonimo Romano, pubblicò negli anni 70 una raccolta di sonetti romaneschi dal titolo “Er compromesso rivoluzionario” un’opera sicuramente dal metro e dal gusto “belliano”. Successivamente si scoprì che l’autore era Marcello Ferrara, direttore de l’Unità, un comunista per sua stessa ammissione della vecchia generazione, non esente da colpe tra cui la maggiore è senza dubbio quella di essere lo zio di Giuliano Vascadabagno Ferrara. Molti a questo punto si saranno chiesti: “Ma dove vuole andare a parare?”. Calma e gesso, come si diceva intorno al biliardo del Bar Roma prima che ci costruissero quell’acquario-vetrina davanti, pazienza e ci arriviamo. Orbene in uno dei sonetti che riassumiamo parzialmente, il Ferrara se la prendeva con la evidente edulcorazione di una tremenda notizia (consigliere continui ad impastare e non strabuzzi gli occhi), relativa al crollo in un enorme palazzo, una tragedia che provocò diversi molti morti. Ma Ferrara se la prendeva con l’annunciatore: Probbonopaci st’animella santa Nun ce vie’ a di’ che, in fonno, in concrusione “li feriti nun zò più de settanta”? Ma je l’ò detto, in faccia, mica dietro, Telefonanno alla telivisione: “Le corna vostre nun zò piùd’un metro!” E veniamo finalmente al punto. Il sonetto ce lo ha ricordato un recente comunicato dell’amministrazione comunale portoferraiese nel quale si leggeva: “..è stato proposto un aumento della Tassa per la Raccolta dei Rifiuti Solidi Urbani, contenuto comunque al 5 %”. Uno scritto che ci provocò una profonda commozione, talchè dall’imo cor alle labbra ci giunse la seguente osservazione: “Contenuto un paiaccio di coglioni!”. Parole forse un po’ forti ma comprensibili, tenuto conto della disastrosa gestione della partita rifiuti e della salatissima cartella che già ci vergano. E poi come si fa a dire “contenuto” di un aumento tariffario doppio rispetto al tasso di inflazione (almeno quello ufficiale)? Di conseguenza diffidiamo ufficialmente amministratori ed araldi collegati dal definire “modesti” o “contenuti” aumenti che dovremo pagare “noios”, e non le loro signorie. Pena la lettura di alcuni sonetti del Belli al numero di “Ditelo al Sindaco”.