Giuseppe Franceschini e Aurora Frau, la giovane coppia di Marciana Marina di cui Elbareport aveva dato notizia nelle ore immediatamente successive al maremoto nel Sud Est asiatico, sono tornati all'Elba il 5 gennaio. I due fidanzati erano in vacanza in Thailandia quando è arrivato lo tsunami a travolgere l'Isola di Phuket dove avevano deciso di passare le loro vacanze. Giuseppe, 31 anni, fa il cameriere stagionale in un ristorante, Aurora appena ventireeenne, fresca di laurea in lingue, è segretaria d'albergo. Hanno pensato di passare un mese al caldo e hanno scelto come meta la Thailandia, come tanti elbani. Si sono trovati coinvolti in una delle più violente catastrofi che si ricordino, catastrofe che per fortuna li ha solo sfiorati. Quando, verso le otto di mattina, è arrivata la scossa di terremoto, dormivano nel loro albergo a 150 metri dalla spiaggia di Karon Beach e non si sono accorti di nulla. Sono stati svegliati dalla gente che urlava per strada, ma non ci hanno fatto caso più di tanto: “Laggiù urlano spesso, sembrava che il mercato fosse un po' più rumoroso del solito”. Poi, come tutte le mattine, si sono preparati per andare in spiaggia e sono partiti fischiettando in moto. A quel punto hanno visto la gente del luogo che scappava verso la collina, ammassata su camion e mezzi di fortuna, in preda al panico. Quando si sono trovati in mezzo a sdraio e ombrelloni che galleggiavano vicino a loro, subito hanno pensato ad una tromba marina. Allora, si sono accodati alla fila di persone che cercava scampo verso la collina e lì hanno aspettato per una mezz'ora, dopodiché sono scesi a vedere i danni sulla spiaggia e si sono trovati in un maredi macerie. Fortunatamente nella zona dove alloggiavano c'era un dislivello tra la spiaggia e la strada, quel tanto che è bastato affinché l'onda si infrangesse con meno intensità rispetto ad altre parti dell'Isola di Phuket. Giuseppe e Aurora hanno preso effettiva coscienza dell'accaduto dalla televisione dell'albergo e, soprattutto, si sono resi conto dell'enormità della devastazione quando, il giorno successivo, sono andati a Patong. Ricordano con le lacrime agli occhi i soccorritori che cercavano di tirare fuori alcuni cadaveri da un sottoscala e l'odore forte della morte che impregnava l'aria. Nonostante questo hanno deciso di restare in Thailandia fino alla data di partenza già prevista. “Perché restare ancora ?”- domandiamo- “Per non abbandonare i thailandeso al loro destino - risponde Giuseppe - in fondo loro vivono esclusivamente di turismo e andare via non avrebbe cambiato lo stato delle cose, anzi...”. Aurora aggiunge che la situazione era sotto controllo e non macava l'acqua potabile. Dopo tre giorni si era già normalizzato quasi tutto. “Avete pensato di rendervi utili partecipando ai soccorsi ?”. La risposta è sicura: “Abbiamo avuto l'impressione che la macchina dei soccorsi, almeno a Phuket, sia stata molto rapida e ben organizzata. Avremmo rischiato di intralciare le operazioni senza sapere bene cosa fare”. “Che cosa vi resta di questa esperienza?” “La consapevolezza- risponde Giuseppe – che rispetto alla forza della natura non siamo niente...” “e anche – aggiunge Aurora – l'umiltà della gente del posto che nonostante tutto non si lascia abbattere ed è pronta sempre ad aiutare il prossimo, non solo nei casi di emergenza, come questo. Mi ha colpito la disponibilità della popolazione, che cercava di far trovare il turista a proprio agio. Quando ci siamo salutati per andare via, addirittura molti piangevano”. “Vi sentite in qualche modo dei miracolati?” “No. Abbiamo avuto solo molta fortuna”. Il ritorno alla normalità non è facile, ma per chi, come loro, è scampato a un triste destino, rimane la nostalgia di un posto meraviglioso nel quale si ripromettono di tornare, al più presto.
auto Phuket maremoto
Bar Phuket dopo maremoto
Bar Phuket prima maremoto
Giuseppe e Aurora Thailandia