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Controcopertina: Due considerazioni sull'attentato a Berlusconi e sulla vita.

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 07 gennaio 2005

Due considerazioni sull’attentato a Berlusconi. Anzi, oltre. 1. A chi importa che avvenga il perdono? Pare sia la preoccupazione maggiore del mondo, di sapere se l’offeso è disposto a perdonare l’offensore. Lo zio s’è “confuso” con la nipotina e poi l’ha strangolata e poi l’ha svergognata alla televisione: la mamma della giovane lo perdonerà? Ma che c’importa! Il giovane trucida un innocentissimo benzinaio per tre euro: il problema diventa di sapere se la moglie è disposta a perdonare il padre dell’omicida che chiede perdono. E via così. Delle cause, comunque drammatiche, degli eventi non si cura nessuno: l’attenzione è spostata sull’evento ultimo e inutile, il perdono. Perché il perdono ci quieta, anche se siamo estranei alla vicenda; ci rimette in pace con le nostre contraddizioni e i nostri pensieri inconfessabili. 2. Eccoci a Berlusconi. Importa poco di sapere se il giovane attentatore era o no d’accordo, se c’era un’organizzazione per metter su una bella sceneggiata di inizio anno, come i maligni insinuano; anche perché comunque il risultato non cambia. Sono d’accordo con il buon Rossi sulla sprovvedutezza (mi pare abbia detto così) del giovane bastonatore, tanto che si sia prestato alla recita, e tantopiù se l’atto è stato “spontaneo”: quando si è a tiro di uno che si vorrebbe nella gloria del Signore, si tira per bene, e ci si manda davvero. Meno male che era sprovveduto. Ma anche qui il problema diventa se l’Offeso perdonerà. Certo che perdona! Tanto la botta l’ha presa e non gliela leva nessuno; e visto che, per fortuna, non s’è fatto nulla, un bel perdono è meglio che andare a Lourdes. Tutto molto “cattolico”. 3. Il Berlusconi perdona, e tutti siamo contenti. Perché tutti, anche quelli che dicono di essere suoi amici, i suoi seguaci, i suoi devoti; per non parlare dei tantissimi che non lo sopportano, tutti si sono immedesimati nel muratorino di Diliessù, tutti hanno dato mano al randello, tutti hanno finalmente spento per un attimo il sorriso fisso di quell’uomo. S’è trovato uno che l’ha fatto per noi, con noi nascosti dietro l’angolo della nostra ipocrisia o della nostra impotenza: e siccome l’ha fatto lui, ci si può comodamente indignare, si può condannare il gesto, corredarlo di preziose note storiche, evocare antecedenti. Poi arriva il perdono magnanimo, che rimette tutto e tutti a posto. Solo il Poeta non ci sta, e ci sciupa la festa parlando del clima d’odio. 4. Un clima d’odio. Certo. L’odio è violento e impotente. L’odio è come il perdono, ne è la faccia ignobile. Ma entrambi scansano le cause: l’angoscia, la frustrazione, l’invidia e la poca stima di sé, la disperazione, la violenza di cui ci si nutre perché si impara a subirla prima e a esercitarla subito dopo. Di tutto questo l’attentatore e chi ha subìto l’attentato sono due facce speculari, o solo due fotogrammi interscambiabili. Di tutto questo noi tutti, compreso Berlusconi, siamo vittime e carnefici, e comunque voyeurs impotenti. 5. I poveri disgraziati colpiti dallo Tsunami erano poveri disgraziati anche prima: vendevano un paradiso di cui non potevano più godere, a gente che andava lì costretta a dover guardare solo dalla parte del mare, perché a girarsi verso l’interno non c’era sorriso o gioia che potesse durare. Ora c’è una gara a aiutarli, “perché tutto torni al più presto come prima”: così anche questa catastrofe sarà stata inutile. 6. Il mare infinito della violenza è l’altro volto del mare dolcissimo che noi ben conosciamo, con la sua profonda pace. Quando si agita -nelle stragi quotidiane delle mafie, nei mille rivoli domestici o sociali, nella disperazione delle frustrazioni, nel gesto stupido di un colpo sulla testa; o nell’immane forza di un’onda smisurata-, cerchiamo di metterci a riparo e aspettiamo che passi, sperando che non ci tocchi mai. Certo: lo Tsunami non sarà mai controllabile. Per tutto il resto forse sarebbe ora di mettersi al lavoro, perché c’è tanto, tanto da fare. “Molto ti sarà perdonato perché molto hai amato”, dice l’Evangelo. Questo è l’unico perdono per cui merita adoperarsi. Luigi Totaro Chapeau Professore, chapeau!


luigi totaro

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