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Controcopertina: La stampella di Enrico Toti e i ragionamenti del dopo-tsunami

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 04 gennaio 2005

La politica dell’Occidente per il Sud-Est asiatico: “corrotta retrovia dell’Impero americano durante l’indimenticata guerra del Viet-Nam, riciclato ora a corrotto itinerario vacanziero e bananiero della florida Europa. L’onda anomala, in questo panorama anomalo, diventa “un serivizio turistico in più” affinché possano alimentare, quelli che c’erano, muniti di camere e macchine digitali, il “guardonismo globale”, quasi che, se l’affogando chiede aiuto agitando il braccio sinistro il passante si limiti a regolare l’esattezza del suo orologio. L’orribile destino che affligge un popolo da cento e più anni(non dimentichiamo i francesi) resta sullo sfondo, quasi un residuo di esotismo alla moda. Già litigano per chi dirigerà gli aiuti “umanitari”… Aspettiamo di vedere il seguito…" Anche la Sinistra ha il suo Enrico Toti! L’irruente militare, non potendo contrastare in alcun modo, perché mutilato, la masnada calante degli Unni, pardon, Boemi Austro-Ungarici, lanciò la stampella, grido estremo di frustrazione. Siamo ridotti così anche noi? Savino Carone Spero di no Savino Pure perchè davanti ad una tragedia epocale c'è solo da fare una cosa sola: rimboccarsi le maniche e dare una mano come si può, e a polemizzare o fare analisi storico-politiche sarà meglio pensarci dopo. Però non guasta un'analisi sul come ci stiamo muovendo nella specifica emergenza. Ed in particolare non guasta rimarcare la tragica inadeguatezza al ruolo che hanno dimostrato coloro che sono stati posti ai vertici nazionali delle organizzazioni di Protezione Civile dallo spoil-system berlusconiano. Va detto che a capo della Croce Rossa e della Protezione Civile c'è un duo a cui non affiderei (e non affiderò) un cinquino bucato. Va detto che la cosiddetta Unità di Crisi della Farnesina per tre giorni ha dovuto frontegggiare solo la sua di crisi. 15 linee telefoniche in una simile situazione, lo avrebbe capito un bambino, non erano una risposta all'emergenza ma una presa in giro. Le informazioni sulle sorti dei nostri connazionali e concittadini nelle prime ore sono arrivate attraverso mille strade ma non da lì, abbiamo saputo di persone angosciate che hanno provato per ore ed ore a prendere una linea prima di arrendersi. Per fortuna ha funzionato una rete d'informazione improvvisata ed alternativa fatta di telefonate, messaggini, E-mail, e dai forum aperti su internet dai quotidiani (dai minimi come Elbareport ai massimi come Repubblica) che sezionando il territorio ha dato risposte veloci, ha pilotato dall'Italia ricongiunzioni di gruppi presenti sul teatro della disgrazia. Ancora una volta la capacità di reagire della gente ha supplito alle carenze organizzative centralizzate, anche se poi, per tutto ringraziamento è capitato a chi si era dannato l'anima, di ricevere, nel giro di qualche ora, i ringraziamenti commossi di familiari rassicurati ed i burocratici rimbrotti di chi si è sentito scavalcato dall'iniziativa di informare la gente su quello che stava realmente accadendo. Ciò premesso e preso atto della marea di soldi che sta arrivando dagli italiani (non dal governo italiano che è nella scala della tirchieria verso il sud del mondo superato solo da quello degli Stati Uniti) permettimi di nutrire delle fortissime preoccupazioni e di sperare che, in luogo degli sgangherati carrozzoni, a gestire la parte maggiore di quei soldi siano associazioni non governative di sperimentata serietà come la Caritas, Medici Senza Frontiere, Emergency etc. In ultimo pur pensando come te che non è il caso di ideologizzare tutto e comunque, lasciami dire che neppure si può pensare che lo Tsunami abbia santificato tutto quanto ha distrutto. In particolare sul turismo Thai costruito non esclusivamente ma in buona parte, sulla tolleranza (interessata) di mercimoni, sui viaggi della speranza sessuale, e sulle apirazioni a scoprire paradisi puttanieri e pedofili, c'era molto da ridire prima dello Tsunami. Sarebbe il caso che l'occidente prendesse ad esportare in quel paese dove c'è molto da ricostruire non la peggiore parte di se ma le basi di un turismo più etico, tanto per cominciare.


Patong Tsunami

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