50 PICCOLE COSE PER CAMBIARE IL MONDO 1. Rifiuta le buste di plastica ogni volta che puoi. Ogni cittadino consuma fino a 134 buste di plastica all’anno, per un totale di otto miliardi di sacchetti che finiscono abbandonati in discariche sterminate. 2. Leggi una favola a un bambino. Ricordi quant’erano avvincenti le favole? Ora tocca a te comunicare quella sensazione. 3. Usa in casa almeno una lampadina elettrica a basso consumo. Se ce ne fossero almeno tre in ogni casa si risparmierebbe la stessa quantità di energia che serve a illuminare tutto il paese. 4. Impara le tecniche di pronto soccorso. Una persona con un’ostruzione delle vie respiratorie può morire in quattro minuti e l’ambulanza può metterci il doppio ad arrivare. Potresti salvare una vita umana. 5. Sorridi e rispondi ai sorrisi. Per sorridere si usa la metà dei muscoli che servono per aggrottare la fronte, ma sorridere fa sentire te e gli altri due volte meglio. 6. Usa i trasporti pubblici. Un autobus a due piani trasporta lo stesso numero di persone che entrano in 40 automobili. E anche se non lo prendi, circola lo stesso. 7. Pianta un albero di Natale: assorbe anidride carbonica e rilascia ossigeno. Ogni minuto che passa, in tutto il mondo vengono abbattuti tanti alberi quanti ne entrerebbero in 33 campi da calcio (il libro contiene un sacchetto con cinque semi di pino silvestre da cui nascerà almeno un albero che entro il 2012 potrà essere usato per Natale). 8. Fai il bagno con qualcuno che ami. Per riempire una vasca di misura media ci vogliono xml:namespace prefix = st1 ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags" / 65 litri d’acqua: sono 65 litri risparmiati. 9. Se il cartello dice 50 chilometri all’ora, vai a 50. Se investi qualcuno a 60 all’ora hai il doppio delle probabilità di ucciderlo che andando a 50 all’ora. 10. Abbassa di un grado il termostato di casa. Ridurrai la bolletta del riscaldamento di 36 euro all’anno e farai miracoli per l’ambiente. 11. Mantieniti in forma fisica e ti sentirai meglio. L’obesità è un problema enorme: cerca di camminare di più, lascia perdere l’ascensore e fai le scale a piedi. 12. Spegni gli elettrodomestici. Se prima di andare a dormire ogni italiano spegnesse il suo televisore, si risparmierebbe abbastanza energia da illuminare 25Omila partite di calcio. 13. Ricicla il tuo cellulare. In Italia ogni anno vengono sostituiti circa 15 milioni di telefonini, quanto basta per aggiungere alle discariche 1.500 tonnellate di rifiuti. 14. Passa un po’ di tempo con una persona anziana. Le persone di altre generazioni sanno cose che tu non sai. 15. Registrati online come donatore di organi. In Italia: www.daivaloreallavita.it/int_diventadonatore.html. oppure www.aido.it 16. Dai in beneficenza gli spiccioli. Se tutti gli abitanti dell'Italia donassero un 10 centesimi a settimana, ogni anno milioni di euro sarebbero devoluti a buone cause. 17. Guarda meno la tv. Accendi il televisore soltanto quando sai quale programma vuoi guardare. 18. Impara delle espressioni amichevoli in una lingua straniera. Gli alunni delle scuole europee parlano più di 300 lingue.(il libro contiene un elenco di espressioni di saluto in varie lingue). 19. Impara almeno una barzelletta divertente. Ridere tonifica i muscoli addominali, abbassa la pressione sanguigna e fa bene alla salute. 20. Informati su come sono investiti i tuoi soldi. Il tuo fondo pensione potrebbe finanziare l’industria delle armi. 21. Spegni la luce quando non serve. Lasciare un ufficio illuminato tutta la notte significa sprecare l’energia necessaria per preparare mille tazze di tè. 22. Fai testamento. Se non fai testamento, il governo potrebbe tassare più del necessario ciò che lascerai ai tuoi cari. 23. Mangia più spesso in compagnia. Secondo alcuni studi, i bambini che mangiano a tavola con i genitori sono meno ansiosi e stressati. 24. Mastica meno gomma americana. In Italia si spendono milioni di euro all’anno per ripulire le strade dal chewing gum. (nel libro ci sono due pagine incollate tra loro con la gomma da masticare). 25. Usa una tazza e non un bicchiere di plastica. Ogni anno si usano più di sei miliardi di bicchieri e contenitori di plastica, polistirolo e carta, e ben pochi sono riciclati. 26. Dona il sangue. Ogni anno, solo in Italia, si usano più di un milione di litri di sangue, ma i donatori sono appena il 3 per cento della popolazione. Informati su www.avis.it oppure http://www.fratres.org 27. Paga un po’ di più quando fai acquisti nei mercatini per beneficenza. 28. Cogli l’attimo. Cerca di essere d’ispirazione a chi ti circonda dando il buon esempio e incoraggiando gli altri. 29. Ricicla il tuo computer. Quando ne compri uno più potente, cerca qualcuno che ti aiuti a trovare un nuovo uso per il tuo vecchio computer (in Italia: trashware.linux.it). 30. Prepara un dolce per un amico. Un regalo che ha richiesto un po’ del tuo tempo avrà più valore. 31. Chiudi il rubinetto mentre ti lavi i denti. Lasciandolo aperto si sprecano migliaia di litri d’acqua ogni anno. 32. Fai qualcosa che credevi di non saper fare. Finché non ci provi, non puoi sapere se davvero non ne sei capace. 33. Ricicla i tuoi libri. Prestali a un amico o regalali. Un libro usato vale quanto uno nuovo, e avrai risparmiato un po’ di carta. 34. Compra i prodotti del commercio equo e solidale. Sono più convenienti e garantiscono condizioni di lavoro dignitose e condizioni commerciali eque agli agricoltori e ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo. 35. Scrivi alle persone che ammiri. Elogiare qualcuno perché ha fatto qualcosa di bello lo incoraggerà a farlo di nuovo. 36. Dedica un po’ di tempo ad ascoltare gli altri. Non devi risolvere i problemi del prossimo, basta che gli dai la possibilità di esporli. 37. Cedi la precedenza almeno una volta quando ti sposti in automobile. Combatti l’aggressività al volante lasciandoti superare dagli altri automobilisti. 38. Non riempire il bollitore elettrico. Se usi solo l’acqua strettamente necessaria risparmierai acqua e corrente elettrica. 39. Fai la spesa nei negozi di quartiere. Hanno bisogno dei loro clienti per sopravvivere. 40. Iscriviti a un’associazione. Entra a far parte di un gruppo odi un club. 41. Abbraccia qualcuno. Chi ti vuol bene desidera essere toccato e abbracciato: comunica questo affetto al maggior numero possibile di persone. 42. Ricicla i tuoi occhiali. Ogni anno nel mondo 200 milioni di persone hanno bisogno di un paio di occhiali ma non possono permetterseli. 43. Pianta un seme o prenditi cura di una pianta insieme a un bambino. Darà a entrambi il senso di aver realizzato qualcosa e distrarrà il bambino dalla televisione o dalla playstation. 44. Segnala al tuo comune i rifiuti abbandonati. È tenuto a portarli via. 45. Dai il tuo numero di telefono a cinque persone che abitano nella tua strada. Stabilire rapporti amichevoli con i vicini aiuta a creare un clima migliore (nel libro ci sono cinque bigliettini con la scritta “Sono il vostro vicino” e lo spazio per scrivere il proprio numero di telefono). 46. Usa entrambi i lati di un foglio di carta. Per produrre tutta la carta consumata negli uffici italiani, ogni anno sono abbattuti più di 350 milioni di alberi. 47. Passa a un amico la copia di questo scritto. Così anche altri potranno seguire questi consigli. 48. Invia all’autrice del libro un’idea per altre azioni da fare. Falle sapere che cosa vorresti che facessero un milione di persone: lei saprà far circolare le tue proposte. 49. Impara cose nuove, fai cose nuove. Diffondi le idee che secondo te lo meritano, mettendole in atto ma anche parlandone con altre persone. 50. Fai qualcosa gratuitamente. Aiutare nel tempo libero singole persone oppure organizzazioni di volontariato del tuo quartiere può essere fonte di grandi soddisfazioni. QUESTO LIBRO Change the world for a fiver - 5O simple octions to change the world and make you feel good è un libro nato per lanciare il movimento We are what we do (siamo quello che facciamo). Il libro, venduto anche su Amazon.com, in Gran Bretagna è diventato un caso editoriale. In Italia lo si può trovare nelle librerie Feltrinelli International. Nuove idee di piccole cose da tare per migliorare il mondo si possono mandare al sito: www.wearewhatwedo.org. Sorridi che ti passa Ecco come Eugenie Harvey, un’esperta di marketing, ha messo in piedi un movimento che ha un obiettivo ambizioso: insegnare alla gente a vivere di nuovo insieme STUART JEFFRIES, THE GUARDIAN, GRAN BRETAGNA EUGENIE HARVEY, 35 ANNI, Australiana, lavorava per una società di pubbliche relazioni da quasi due anni quando ha deciso che voleva di più. “Mi sentivo frustrata. Non ero proprio infelice, ma non mi sentivo realizzata’ racconta. “Avevo passato i trent’anni e non avevo né legami né problemi finanziari. Ho capito che volevo fare qualcosa di importante per gli altri. Ma non sapevo come”. Nel marzo del 2003 il suo capo ha organizzato una riunione del personale per seguire la conferenza di un certo David Robinson, il presidente di un’associazione di beneficenza di Londra, Community links: “Ci ha parlato delle cause e delle conseguenze dell’isolamento degli individui’ ricorda Eugenie. “Il suo discorso mi ha toccato nel profondo” Robinson ha spiegato che i nostri genitori avevano otto volte più probabilità rispetto a noi di far parte di un’associazione. Oggi l’affluenza alle urne è scesa del 20 per cento, la militanza in partiti politici dei due terzi. Quando c’era il razionamento alimentare, la gente era più soddisfatta della vita di quanto lo sia oggi. L’aumento dei consumi non ci ha resi più felici. Abbiamo mezzi di comunicazione più moderni ed efficaci che mai, ma le comunità si disgregano e sempre più persone vivono sole. “Quella conferenza è arrivata proprio al momento giusto’ continua la Harvey. “Ho capito subito che Robinson aveva ragione. Ero alla disperata ricerca di un modo per fare qualcosa, ma non capivo come potevo mettere a frutto le mie competenze. Non avevo neppure mai fatto volontariato”. A un certo punto della conferenza, Robinson si è lanciato in una polemica sul potere del logo nella pubblicità e nel sistema capitalistico, e ha invitato il pubblico a immaginare un modo di usare quel potere per invertire il calo dell’impegno sociale, specie tra i giovani. “Cosa sosteneva in pratica Robinson? Che se un marchio forte è in grado di creare un mercato per prodotti di cui neanche sapevamo di aver bisogno, forse è possibile applicare lo stesso metodo all’esigenza di una comunità forte e di un rinnovato senso del buon vicinato”, spiega la Harvey. Insomma, inventare una versione benefica della Nike o della Coca-Cola? “Più o meno. Noi però volevamo aumentare il livello di consapevolezza, non semplicemente raccogliere fondi. Allora ci siamo chiesti: possiamo applicare questo modo di pensare a qualcosa di necessario, come il cambiamento sociale e l’impegno? Potevamo creare un marchio che trasmettesse l’idea che ci sono modi semplici e pratici per migliorare il mondo? Di colpo ho capito che potevo davvero fare la differenza: potevo usare le mie competenze nel ramo delle relazioni pubbliche per far qualcosa di cui essere orgogliosa”. Così Eugenie Harvey ha lasciato il suo lavoro e per quattro mesi si è impegnata come volontaria per Community links. “Insieme a un’altra ragazza abbiamo cercato di inventare questo marchio e di mettere insieme un piano che non fosse soltanto un fuoco di paglia, ma un movimento sostenibile”. Il marchio creato dalla Harvey si chiama We are what we do, “siamo ciò che facciamo”. Dietro c’è l’idea di aiutare le persone a tradurre in realtà una frase del Mahatma Gandhi: “Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo”. Logo positivo Il piano è usare tutti i mezzi — internet, la tv, i libri, gli spazi espositivi — per diffondere questo marchio e incoraggiare quelli che si sentono isolati a perseguire insieme obiettivi positivi. Eugenie Harvey e la sua squadra, che ora è formata da quattro persone, lavorano in un seminterrato nel centro di Londra, messo a disposizione dal suo datore di lavoro. Hanno dedicato molto tempo a corteggiare potenziali partner che dessero il loro sostegno gratuito al marchio. Ma qual’ è lo scopo del marchio, o del movimento, o del “nuovo tipo di comunità”, come la definisce la Harvey? “Non ci interessa raccogliere fondi: ci interessa far capire il potere di un semplice cambiamento degli atteggiamenti e dei comportamenti quotidiani. Invitiamo tutti a dar vita a una comunità di tipo nuovo, fatta non di persone che aderiscono e basta, ma di persone che pur agendo in modo indipendente sono sotto una stessa bandiera e cercano di dare una risposta alle domande che tutti ci facciamo”. Le sue proposte sono raccolte in un libro pubblicato per conto di We are what we do. S’intitola Change the world for a fiver —50 simple actions to change the world and make you feel good (Cambiate il mondo con 5 sterline — 50 semplici modi per cambiare il mondo e sentirsi bene) ed è la bibbia del “movimento’ Per realizzare questo volume hanno offerto gratuitamente le loro competenze alcuni dei migliori cervelli della pubblicità britannica. Nel libro, immagini e brevi testi illustrano 50 azioni che ciascuno di noi potrebbe compiere per migliorare la società: donare sangue o fare il bagno insieme alla persona amata, non buttare per terra la gomma da masticare o scrivere a una persona che suscita la nostra ammirazione. il libro è pieno di trovate simpatiche. Su una pagina, per esempio, è applicato un sacchetto con cinque semi di pino silvestre: il suggerimento è di piantarli per avere entro il 2012 un albero di Natale fatto in casa. “Ciascun albero fornirà l’ossigeno necessario a due persone per il resto della loro vita”, spiega la didascalia. Carino. In tre settimane il libro aveva già catturato l’immaginazione di molte figure di primo piano del mondo imprenditoriale britannico, e ha scalato la classifica delle vendite di Amazon. La tiratura iniziale di l0 mila copie è stata aumentata a 50 mila quando il libro ha avuto il decisivo appoggio di Richard Madeley e Judy Finnigan (gli animatori di (gli un popolare programma televisivo della Bbc) e ha riscosso l’interesse anche di altre aziende: Channel 4 e la Coca-Cola hanno comprato un gran numero di copie del libro per i loro dipendenti. Non si può dire che il libro sia un capolavoro: è un’opera intelligente che punta a incoraggiare i cittadini che vivono un senso d’isolamento e impotenza a far qualcosa per una società che ha perso il senso della comunità e non sa più coltivare rapporti di buon vicinato. È stata anche indetta una giornata We are what we do, il 30 settembre. Per celebrarla, varie aziende hanno messo a disposizione contenitori per la raccolta degli spiccioli (azione numero 16), mentre altre hanno fatto propria la numero 11 (essere in forma per sentirsi meglio) organizzando esercizi alla scrivania e vere e proprie lezioni di ginnastica. Altri hanno manifestato il loro sostegno al progetto mettendo in pratica l’azione numero 50 (fate qualcosa gratuitamente), e cioè fornendo beni, servizi e consulenze senza compenso. Eugenie Harvey spiega che sono allo studio altri progetti a lungo periodo: un programma dedicato in particolare ai giovani, edizioni in varie lingue e un’altra giornata di azione per l’anno prossimo. “Stiamo costruendo un movimento capace di reinventarsi continuamente, di evolvere e di crescere. Lo scopo è creare una rete, non un impero”. Queste parole si leggono nello statuto di We are what we do. Che invita i lettori a usare la posta elettronica per proporre nuove azioni oltre alle 50 del libro. Un po’ di sarcasmo Ho raccolto l’invito, ed ecco alcune idee mie. 1. Cancellatevi il sorriso dalla faccia: per aggrottare la fronte usiamo il doppio dei muscoli che usiamo per sorridere, quindi per tenersi in forma conviene piantare un bel broncio. 2. Invece di abbracciare qualcuno, salutatelo da lontano: si fa prima. 3. Spedite una lettera a quell’aguzzino dell’istruttore di ginnastica, allegando i conti del vostro psicoterapeuta e invitandolo a saldarli. 4. Passate un po’ di tempo con qualcuno più anziano di voi, così potrete dirgli in faccia quante bestialità ha fatto la sua generazione. 5. Fate il bagno da soli: dividendo la vasca con la persona amata, non farete che coprirla della vostra sporcizia. 6. Non fate mai niente per niente: per esempio fatevi pagare per non fare nulla, così la mettete in quel posto al vostro capo. Ma, direte voi, è proprio questo genere di cinismo che ha trasformato la Gran Bretagna in un paese divorato dal consumismo e privo di senso civico: un paese dove i marciapiedi sono ricoperti di gomme americane masticate a metà e manca il sangue per chi ha bisogno di trasfusioni. Giustissimo. Quindi: 7. Scrivete a un giornalista e ditegli di lasciar perdere il sarcasmo: servirà a migliorare un po’ il mondo, e farà molto bene anche a voi.
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