Un “contatto” tra i tanti, anch’io approfitto di Elbareport, dal mio esilio romano, per tenermi aggiornato su quello che accade nella natia isola e sui problemi che più interessano i nostri amici al di là del canale. Naturalmente non mi trovo a concordare su tutto, specialmente quando dalla analisi dei problemi si passa ad enunciazioni politiche che risentono –come è naturale- della storia e dell’impegno di ciascuno, ma in generale penso che si renda un buon servizio alla nostra collettività utilizzando tecnicismi moderni e di sicuro effetto come quelli di Internet (io stesso mi sono dovuto adeguare…). Sarà per il vizio tipico dell’età che guarda al passato con occhio compiacente ed assolutorio, ma non posso però non notare che c’è un certo decadimento nella qualità del confronto, quasi una riproposizione di temi stantii e di contrapposizioni strumentali, appena temperata dal caustico spirito elbano. Certo nessuno immagina scontri “epici” come quelli dell’immediato dopoguerra, anche perché manca la tensione ideale di allora, ma certo non è un bel vedere questa riduzione della politica al piccolo cabotaggio del giorno per giorno, come mi sembra stia avvenendo, alle piccole beghe, ai marginali problemi (è davvero così importante la collocazione del canile?). Invece devo darvi atto di una particolare attenzione alle tematiche ambientali, per le quali chiaramente transita ogni ipotesi di sviluppo ragionevole e giusto. E’ del resto inutile riaprire la polemica sul passato. Molto è stato fatto (basti considerare le condizioni di partenza), non sempre bene e non mancano situazioni nelle quali la compromissione del territorio ha fatto aggio su qualsiasi altra esigenza, per di più (la beffa aggiunta al danno) con canalizzazione dei guadagni verso chi con l’Elba aveva poco a che fare se non operazioni di mordi e fuggi. Si tratta, allora, di salvare il salvabile e trovare nel contempo modi corretti per garantire le future generazioni. Come? Certo non con le tradizionali categorie della politica. Se si pensa sia sufficiente mandare a casa questo o quell’altro, si ha una visione distorta del passato, ma anche del presente e del futuro. Magari ognuno può indossare la casacca che vuole (tanto c’è grande fluidità negli scambi di posizione), ma probabilmente la vera chiave di volta è semplicemente rappresentata da un’idea di collaborazione reale tra quelli che ancora credono nella necessità di elaborare programmi di qualità e di innovazione. Anche per la scadenza amministrativa di Portoferraio. Almeno, io la penso così.