L’altra sera Albanese in TV proponeva la sua “drastica” ricetta per risolvere il problema della sinistra frammentata: “Ci sono 26 partiti nella sinistra no? Allora se ne prende uno e gli altri 25 si buttano fuori dai coglioni!” E’ una ricetta che a dire il vero ci ha appassionato non poco, e non perché tra quei ventisei stiamo dalla parte di quello più grosso, perche si potrebbe, partendo dalla un po’ brutale teoria albanesiana, elaborare una strategia molto efficace e più democratica verso l’unità. Si potrebbe ad esempio tirare a sorte la leadership del centrosinistra col numerino della tombola, con dei numeri garantiti a tutti (anche a quelli che potrebbero organizzare un’assemblea nazionale in una edicola) ed altri numeri distribuiti in maniera proporzionale all’entità elettorale, poi una rumata al sacchetto, si tira su il numero e a chi tocca tocca. Insomma saremmo disposti ad accettare qualsiasi verdetto, saremmo perfino inclini a sostenere la candidatura a presidente del consiglio di quell’incartapecorito dandy con l’erre moscia che è Bertinotti, o spingerci fino a supportare quel topo gonfio di Clemente Mastella, fino all’estremo sacrifizio di votare per Massimo D’Alema che emana un calore umano tale da sospettare che in realtà sia un Varano di Komodo coi baffi. In questo profondo stato di depressione ci ha gittato leggere e scrivere delle frammentazioni e delle specificità degli ex adepti di Bettino Craxi (ormai prossimo alla beatificazione) che si verificano in campo elbano. Abbiamo pensato che se riescono a dividersi così bene loro che erano rimasti quattro gatti, chissà come può continuare a dividersi ancora la sinistra nel suo complesso. Potremmo giungere ad un totale frappé all’amarena (tanto per dargli una puntina di rosso), e fare di tutto perché questi pasticcioni incapaci al seguito di un nanerottolo borioso compiano il secondo miracolo elettorale italiano: spacciarsi di nuovo per i meno peggio e rivincere.