Sono 10 in tutto i detenuti che beneficiano del regime di semilibertà all’Elba”, è l’inizio della replica di Martino Lanzi, della associazione Papillon e dirigente di Rifondazione Comunista, alle dichiarazioni del Sindaco di Porto Azzurro Maurizio Papi. Il primo cittadino e tutta l'amministrazione in un articolo apparso sul settimanale Lisola erano stati molto critici nei confronti dei detenuti in semilibertà della Casa di Reclusione di Porto Azzurro. “Se il Sindaco Papi è a conoscenza di episodi di disturbo – prosegue Martino Lanzi - causati dai detenuti semiliberi ha fatto una grave omissione a non denunciarli alle autorità, se invece è un suo pensiero noi di Papillon riteniamo che sia un pensiero discriminatorio, che non ha fondamento nella realtà ma soltanto nel suo personale pregiudizio.” Aprire un Casinò e chiudere la sezione semiliberi della Casa di Reclusione. L’ultimo consiglio comunale di Porto Azzurro ha dato due scossoni importanti al torpore invernale del silente comune elbano. Ma se per il primo punto il gruppo di minoranza ha votato contro, sorprende la quasi unanimità (soltanto un astenuto per la minoranza) per l’approvazione di un documento molto duro nei confronti di coloro che beneficiano dei permessi di legge per lavorare al di fuori delle mura del carcere. Il documento approvato dal Consiglio dice che l’amministrazione carceraria “non può e non deve limitarsi alla semplice apertura del cancello”. “Dopo tanti anni di reclusione – dichiara il Sindaco Papi a Lisola – il detenuto si trova fuori e deve trovare un lavoro e un alloggio adeguato. Anche perché c’è il ricongiungimento con la sua famiglia, che si trasferisce.” Da qui potrebbero nascere “una serie di disfunzioni e difficoltà nella comune convivenza”. Nel documento si chiede, nel caso che l’amministrazione penitenziaria non sia in grado di gestire in concreto la condizione della semilibertà, la soppressione della sezione semiliberi “al fine di evitare quelle situazioni conflittuali e di reciproco nocumento fra popolazione locale e detenuti semiliberi”. Dura la replica di Martino Lanzi che smonta le motivazioni addotte dalla amministrazione portoazzurrina: “E’ indispensabile che sia presentata la richiesta di lavoro all’educatore del carcere prima che il detenuto sia ammesso alla semilibertà e non successivamente. Quindi è impossibile che un semilibero esca di carcere in cerca di un lavoro. In secondo luogo i semiliberi hanno l’obbligo di dormire in carcere, quindi il problema dell’alloggio non si pone. Perché – si chiede il rappresentante di Papillon – ci si precipita a dare notizie false? Non è forse curioso che nello stesso consiglio comunale all’ordine del giorno ci sia in discussione anche la proposta di apertura del casinò? In tempi non sospetti, nel settembre del 2003, il consigliere regionale di Rifondazione Giovanni Barbagli fece un’interrogazione per conoscere se fossero fondate le voci di un progetto da parte di alcuni imprenditori per far chiudere il Carcere per poi appropriarsi della struttura di Forte San Giacomo, essendo questo bene nell’elenco dei beni alienabili. All’opposizione - prosegue Lanzi - che vergognosamente ha votato a favore, come dirigente di Rifondazione dico che questo appiattimento su posizioni discriminatorie e forcaiole tipiche della destra mi lascia allibito. Ovviamente ogni possibile futura alleanza con Rifondazione avrà come presupposto il ripensamento di questa posizione. Come cittadino di Porto Azzurro – conclude –ho lavorato con la Cooperativa Sociale Longone per un anno e posso affermare che non ho mai trovato nei cittadini avversioni o atteggiamenti discriminatori nei confronti dei detenuti , ma solo una grande solidarietà. Quindi il solco che separa il paese da chi lo amministra e da tutto il Consiglio Comunale è abissale. Gli abitanti di porto Azzurro non si meritano questa amministrazione e questa opposizione.”
Porto Azzurro carcere forte san Giacomo
carcere ingresso porto azzurro
carcere braccio porto azzurro