E’ opinione comune (suffragata dai fatti) che noi non ci andiamo di scartina (trad. di solito la mettiamo giù duretta) quando si parla degli amministratori dell’Isola d’Elba. Qualcuno fa finta di non leggerci (ma le nostre spie ci dicono che non solo ci legge tutte le mattine ma spesso pure ci si incazza) qualcun altro che ci dice: “Ahahaha divertente …” (ma i delatori ci avvertono: “Bada che s’è incazzato pure lui ….”) poi ci sono pure quelli intelligenti, che hanno capito che il mestiere di chi amministra e proprio quello di tener conto di tutte le critiche, siano espresse in forma paludata (no assessore, i paludati non soffrono di malaria) o in quella della più irridente delle prese di culo. E, ognuno ha le sue piccole vanità, noi ci siamo compiaciuti spesso del ruolo di “azzoppacavalli” che in ambiti diversi ci è capitato di ricoprire, anzi ricordiamo con grande piacere Saurone Giusti che ghignava leggendo un nostro scritto per quel glorioso (ed all’epoca molto innovativo) foglio che fu “Elba Oggi” in cui da diciottenni velenosi ce la prendevamo con “Grondaia” (al secolo il defunto On. Primo Lucchesi). Ci appuntammo come una medaglia sul petto il suo commento: “Ma sei proprio una belva!”. Ma dopo i resoconti della giornata odierna abbiamo interpellato ansiosi il nostro specchio magico: “Specchio specchio delle mie brame, chi è il più cattivo del reame?” e quello screanzato, neppure in rima, ci ha risposto tomo-tomo cacchio-cacchio: “L’assessore Tommaso Franci”. Non ci capacitavamo ancora che fosse possibile che uno così, con quell’aria a mammolone-bimbo-bono fosse stato perfino più perfido di noi, nel giudizio degli amministratori elbani. Non avevamo (purtroppo) assistito alla conferenza stampa e ci avevano detto che da tonti li aveva presi e da grulli lasciati, ma ancora non ci volevamo arrendere, abbiamo fatto un’altra telefonata di controllo. Ci hanno risposto: “Deh! mancava altro che n’andasse a cerca’ uno per sputagli in un occhio a la Totò” ed abbiamo capito d’aver perso il primato. Non ci resta che piangere.