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I quattro mulini dell'Isola del Giglio

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 08 dicembre 2004

A proposito dell'isola del Giglio vogliamo riproporvi un altro scritto di Biagio Stagno detto "bugia" sempre in tema di territorio. A.A. "Nell'Isola del Giglio ci sono quattro mulini: i primi due, ad acqua, sono stati costruiti intomo al 1200, un terzo, a vento, appena sotto il Castello, e l'altro, sempre a vento, fu costruito alcuni anni dopo che quelli ad acqua non erano più in funzione. Il primo, quello più vecchio, venne fatto sul Poggio alle Mandrie dei Boi, un poggio alto 430 metri sul livello del mare. Questo funzionò molto poco: primo perché era scomodo per la trebbiatura e spuliatura, e poi perché il vento era troppo forte e non si poteva lavorare comodamente. Infatti si dice che il vento, durante la lavorazione, ne fece addirittura crollare una parte. Fu poi abbandonato, ma ancora oggi si notano benissimo i resti delle mura rotonde e alcuni pezzi delle macine di granito sotterrate dalla polvere dovuta al vento persistente. Il più importante era quello della Valle del Dolce che funzionava ad acqua, un capolavoro ancora oggi visibile e fatto tutto di sassi e calcina del Franco, con tubazioni di granito per portare l'acqua alle pale. Sopra, alla distanza di dieci metri c'è un'enorme vasca a forma di diga che serviva per convogliare tutta l'acqua della valle e soprattutto quando in estate la valle ne buttava poca, per via delle piogge scarse. Questo posto era stato scelto per via dell'importanza della valle che, oltre all'acqua, aveva anche all'intemo terreni molto fertili, per via del grano che era riparato da molti venti che lo potevano danneggiare. Era anche un posto comodo per la trebbiatura: il grano veniva trebbiato con il "manicone", un attrezzo composto da due legni (uno più grosso per l'impugnatura e uno più fino) legati uno all'altro con un pezzo di corda girevole. I contadini battevano sopra i mannelli sino a far uscire tutti i chicchi e poi con un recipiente il grano veniva spuliato al vento, sempre sopra ad uno scoglio piano, e poi portato al mulino, che era a pochi metri, dove le grosse macine di granito lo trasformavano in farina pronta per il pane. Dopo che la farina era pronta, allora serviva anche l'asino per portarla al Castello, perché il mulino distava circa due chilometri. Dopo alcuni anni fu abbandonato per via delle grandi siccità che ci furono sull'isola. Successivamente però ne venne costruito uno nuovo, identico a quello già esistente, nella Valle del Mulino che è sempre la stessa valle, ma tre chilometri più in basso, dove si convogliano altre tre valli e dato che c'era qualche sorgente, avevano più acqua e potevano macinare. Anche questo, però funzionò per pochi anni, un po' perché era molto scomodo come posizione, ma anche perché venne a mancare l'acqua anche qui. Nel giro di qualche anno fu costruito quello a vento, sul Poggio delle Pianelle, una località vicino al Castello. Ancora oggi si può notare la struttura rotonda e alta circa dieci metri e le macine di granito bianco che sono di fianco. Una costruzione perfetta, ma soprattutto un posto ideale per il vento: posto su uno scollato, prendeva il vento da quasi tutti i quadranti ed il posto era anche comodo per la trebbiatura del grano, dato che a pochi metri di distanza c'era l'aia di Santa Croce. Accanto si può notare anche un altro stabile che serviva in caso di pioggia per ripararsi durante il lavoro".


trebbiatura foto d'epoca

trebbiatura foto d'epoca