Il 6 Dicembre 2004 i ragazzi delle scuole elbane si sono riuniti alla De Lauger, per dar vita ad una delle iniziative del progetto: “Elba, cittadella della legalità e della giustizia sociale” organizzate dalle fondazioni intitolate ad Antonino Caponnetto e a Sandro Pertini. I due personaggi, entrambi in ruoli diversi custodi delle legalità e del senso dello Stato, si collegano, come spiega Salvatore Calleri, della fondazione Caponnetto, in modo diverso all’Elba e a Pianosa: Pertini prigioniero dei fascisti nell’isola piatta , Caponnetto che vi è andato ad interrogare i mafiosi, due vite entrambe di eroi “contromano”. Era presente la moglie del giudice Caponnetto, del “nonno”, il nome in codice con cui veniva indicato il giudice quando era a Palermo, a testimoniare, a due anni dalla scomparsa di quest'ultimo, l'esperienza vissuta al suo fianco. Ad introdurre la conferenza agli studenti è stato il professore delle scuole medie di Portoferraio Stefano Bramanti, che ha spiegato in breve le motivazioni dell'incontro. Erano presenti, oltre alla vedova Caponnetto, Roberto Salvini, il già citato Salvatore Calleri e Daniele Palmieri, portavoce del comune di Portoferraio. Queste persone si sono rivolte ai ragazzi risponendo alle frequenti domande che venivano poste. Il tema affrontato riguardava la Mafia, l’organizzazione criminale nata nel Sud, ma che sta prendendo anche piede nel Nord, il cui scopo non consiste nel commettere omicidi, ma nell'arricchirsi corrompendo la legge. Anche la nostra isola serve per il riciclaggio del denaro sporco di varie organizzazioni criminali e questo, come fa notare Calleri, pesa sulla vita economica di chi ci vive, rappresenta la concorrenza sleale di chi può permettersi di avere un’attività in perdita. Ogni scuola sia media che superiore, ha collaborato alla manifestazione, portando lavori fatti in classe e ponendo agli esperti delle interessanti domande. Durante la conferenza è stato distribuito in omaggio agli studenti un piccolo calendarietto, che riportava una frase detta dallo stesso Giudice Caponnetto, che riportiamo qui di seguito: "Essere giovani vuol dire tener aperto l'oblò della speranza, anche quando l'oceano è cattivo ed il cielo si è stancato di essere azzurro! L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatelo sempre!" Questa frase è rivolta ai ragazzi, e ai ragazzi è rivolta la testimonianza la vedova del giudice, che racconta ciò che ha vissuto quando il marito ha deciso di agire contro la Mafia dalla sua Sicilia, tenendo all’ oscuro di tutto la propria famiglia. Nel momento in cui “nonna Betta” comincia a parlare, il silenzio cala nella sala: la donna parla di ciò che è successo e di ciò che ha provato, dicendo che si trattava di un misto di tristezza e paura, che fa da padrona in quel momento, ma a fianco a ciò di un forte orgoglio per il marito che si batteva per una giusta causa. Il Giudice Caponnetto è stato artefice della legge 41 Bis, legge di Stato, che dà una dura pena ai carcerati di Mafia, ma questa legge ha una lacuna: permette ai colpevoli di ricevere la libertà dopo periodi non brevi di detenzione. Verso la fine della conferenza si è assistito alla consegna di un quadro fatto dai ragazzi della scuola Media Pascoli, con su scritta una famosa frase di Borsellino, che Elisabetta Caponnetto ha gradito molto.
legalità de laugier 6 dic 04