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A Sciambere: Pipamosche

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 06 febbraio 2003

Non riveleremo la sua identità, ci limiteremo a declinare il soprannome che gli avevamo affibbiato: Pipamosche ( trad. essere tanto minuto da poter copulare con un insetto della famiglia dei ditteri) che in verità condivideva con un altro elbano, parimenti di modesta statura ma infinitamente meno rompicoglioni. Pipamosche era un terribile “azzizzino” ( da azzizzare, dialettale per aizzare) e nella nostra adoscelenziale età abbiamo assistito (talvolta coinvolti), in cazzottate nate da futilissimi motivi e soprattutto dall’intervento di Pipamosche che di norma poi si metteva al sicuro “a ridosso dei picchi e delle golinate” perché non aveva proprio il fisico. Inoltre era un attore nato, la sua specialità era il “pianto” che sfoderava in occasione di violazioni del codice stradale che gli venivano contestate. Una volta non ancora diciottenne era stato pescato con un passeggero abusivo sulla sua Lambretta e appena il burbero agente della stradale tirò fuori il blocchetto delle multe iniziò: “Non me la faccia la multa … il mi’ babbo è disoccupato … la mi’ mamma è malata .. “ e, giuriamo, lacrimava veramente raccontanto quella serie di falsità. Ma tre curve dopo aver intenerito il bravo agente ed avere scapulato (evitato) la multa, Pipamosche faceva le pieghe con il suo scooter, e sghignazzava alla faccia del tutore dell’ordine stradale turlupinato. Lo perdemmo di vista per molti anni (può capitare anche all’Elba) ma ce lo ritrovammo davanti (avevamo passato entrambi la quarantina), in una partita di calcio con una maglia diversa dalla nostra in uno di quegli sciagurati tornei aziendali che hanno fatto la fortuna di molti ortopedici. Per avventura giocavamo sulla stessa fascia del campo ed eravamo quindi in marcatura reciproca, per una ventina di minuti ci rincorremmo a vuoto senza toccare palla, col passo sempre più appesantito dall’età avanzata e dallo scarso allenamento. Poi lui si avvicino con l’aria ammiccante e disse sottovoce ansimando: “Senti un po’ io non ce la faccio più .. te trascichi i piedi, sai che si fa? Si fa’ finta di letica’ e di picchiacci, ma …un paio di spinte … l’arbitro ci butta fori .. si fa la pace e andamo a becci du’ topini!” Era sempre lui, uguale: Pipamosche