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Controcopertina - DS: Un'adesione critica e ragionata alla mozione della sinistra

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 01 dicembre 2004

Caro Sergio, ti scrivo perché mi sembra importante sottolineare cosa è emerso giovedì sera nella nuova sezione dei Ds di Marciana Marina durante il congresso. Delle quattro mozioni che si presentano al congresso nazionale, l’attenzione si è concentrata principalmente su due: la mozione “Fassino” illustrata dal compagno Pino Coluccia e la mozione “Mussi” che è stata illustrata dal compagno Cristiano Adriani. Premetto che negli ultimi anni mi sono spesso trovato in disaccordo con la linea politica della maggioranza del partito e devo ammettere che mai prima del dibattito di questo congresso di sezione, mi erano apparsi cosi chiari i motivi. Motivi che stavano tutti ben presenti nella mozione Fassino. La presentazione di Coluccia ha fatto perno su due punti: il primo era un elencazione dei problemi dell’Italia attuale, dei danni del governo Berlusconi, la giustizia, la scuola, la guerra, l’informazione, l’economia ecc.. ecc.… e chi più ne ha più ne metta. Il secondo era incentrato invece su considerazioni di carattere generale sul partito. Il fatto che all’ultimo congresso era sul punto di sciogliersi, che con la guida Fassino aveva risalito la china elettorale, che era il momento di entrare e mettersi a capo di una federazione riformista di centro sinistra per portarla alla vittoria. Stop. Naturalmente non è che in quindici minuti potesse affrontare tutti i punti della mozione presi uno per uno, ma sicuramente già da questa presentazione si potevano intuire i tratti principali. Infatti quando affrontava temi come l’Europa, le politiche da attuare in campo internazionale, la rifondazione dell’ONU ecc. lo faceva assolutamente in maniera condivisibile e non si notavano grosse differenze con la mozione “Mussi”. Il problema nasceva quando si arrivava a parlare dell’Italia e dei grandi temi che irrompono sulla scena nazionale. La mozione appariva vuota. Vuota come la parola “riformista”. Ma che vuol dire da sola questa parola? Niente vuol dire! Riformista può essere un progetto ma che non è tale fino a che non viene esplicitato! Perché si può essere riformisti in tanti modi. Per fare un esempio semplice si può prendere a modello Blair e Zapatero, anche loro sono considerati riformisti ma non credo che abbiano la stessa linea politica. Una mozione che per me ha rappresentato niente di più che un elenco, alla fine del quale agli iscritti viene richiesto un mandato in bianco. Di politica italiana di quella vera non ne hanno parlato, di proposte per risolvere i problemi del paese non ne abbiamo sentite.Zero. Ecco il legame forte fra questa mozione e la leadership di questo partito: nessuna risposta ai problemi del paese, nessuna risposta di sinistra soprattutto da parte di un partito che di sinistra si dichiara (anche se i realtà nella mozione questa parola, guarda caso, non viene quasi mai pronunciata.). Ecco perché ho votato la mozione n° 2. Anche se, devo ammettere, non la condivido proprio in tutti i punti. Questa non chiede un mandato in bianco: affronta i grandi temi del paese cercando di dare risposte che nascono da valori e ideali che sono alla base di una vera politica di sinistra. Valori come l’uguaglianza fra i popoli e le persone, il rispetto dei diritti umani, il valore sociale del lavoro, il pluralismo nell’informazione. Valori che, mi dispiace, non trovo nella mozione “Fassino”. Nel paragrafo “liberare il mondo dal terrorismo e dalla violenza”. Si dice che nessuna causa può giustificare il terrorismo e poi si fa riferimento solo ai kamikaze irakeni e palestinesi. Si è preso ad esempio la guerra irachena. E’ una guerra fatta per il petrolio, con un falso pretesto, che ha ridotto un paese alla fame e al caos più totale. Nell’ultima battaglia di Falluja c’è stato un bagno di sangue soprattutto di donne e bambini con la più completa violazione dei diritti internazionali. Non è stato permesso l’accesso alla stampa, alle organizzazioni umanitarie, agli osservatori dell’ONU. Ma chi è il terrorista lì? Non si capisce perché se da una parte, con aerei, elicotteri e carri armati, se ne ammazza centomila viene definita guerra, mentre dall’altra, che si combatte con fucili, è terrorismo. Una forza di sinistra che vuole affermare la pace nel mondo non può perdersi in questo stravolgimento della realtà. Deve combatterlo e avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Denunciare le ingiustizie e le cause che stanno alla base del gesto di un kamikaze. Una persona che dà la vita per ammazzarne altre è il frutto di una degenerazione del sistema mondiale. Persone che non hanno più niente, cariche di odio che hanno visto massacrare il loro popolo e molte volte le loro famiglie. Se pensiamo per un attimo ai morti italiani di Nassirya e cosa causarono in Italia ci rendiamo conto di come non potremo mai immaginare l’odio generato da centomila morti in un solo popolo. La sinistra non può tirarsi fuori da questi temi. Passando alla situazione italiana, come già detto prima, ritengo che ci siano altri punti oscuri. Primo quando si parla di flessibilità nel mondo del lavoro. Le leggi emanate orgogliosamente dai governi di Centrosinistra per la riforma del mercato del lavoro, introducendo forme come i co.co.co, le collaborazioni occasionali e altri tipologie contrattuali hanno contribuito non poco a togliere dignità al lavoro in nome di una flessibilità che avrebbe portato un abbassamento della disoccupazione. E cosi oggi non è difficile trovare persone che vanno avanti da 5 anni con contratti di questo tipo, privi di tutti i diritti fondamentali del lavoro, o aziende che puntualmente assumono universitari per farli lavorare a stage. Offrono loro duecentocinquanta Euro al mese per otto ore al giorno, per poi dargli il benservito alla fine dei sei mesi e riprenderne altri da sfruttare. Anche questa è una delle cause di insoddisfazione dei giovani e di allargamento della famosa forbice tra ricchi e poveri. Se si vuole ridare dignità al lavoro e ridurre la precarietà si deve urgentemente imboccare una strada che è diversa dall’elogio del supermarket del lavoro riportato nella mozione. Infine è arrivato il momento di smettere di tacere o essere poco chiari sulle risposte da dare sui grandi problemi del paese causati dal governo Berlusconi. Una volta per tutte occorre tirare fuori il coraggio, spiegare al partito e ai suoi elettori quale sarà il futuro delle leggi vergogna che tanto hanno fatto scendere l’Italia in tutte le classifiche possibili. Avrei preferito trovare nel paragrafo dell’informazione giudizi e proposte più nette per risolvere l’anomalia del conflitto d’interesse e sul ripristino della legalità nel sistema radio-televisivo. Si fa riferimento solamente alla volontà di applicare norme in vigore nel resto del continente. Perché non si enunciano queste proposte, perché non si trova il coraggio di sostenerle nella mozione e soprattutto nelle uscite pubbliche? Perché non si comincia a dire che vogliamo l’applicazione del modello spagnolo, dove un privato non può avere più del venticinque per cento di una rete televisiva in modo da far si che l’investimento nell’etere sia solo di tipo economico senza mettere in pericolo il pluralismo dell’informazione? Perché non si dice chiaramente che la riforma Moratti sta mirando allo sfascio della scuola pubblica e al favoreggiamento di quella privata e che va cancellata di sana pianta. Perché non lo si dice anche della riforma della giustizia? Perché? Anzi ogni tanto, si sente riecheggiare in qua e in là proposte di confronto. Non mi fa sognare questa indecisione, questa timidezza. Non si vede tra le righe di questa mozione la voglia di riscossa, la voglia di riportare la legalità e far rispettare le libertà di ognuno di noi. Non ci vedo esplicitamente l’identità di un partito di sinistra, non ci vedo un progetto, non mi trasmette i valori di cui sento il bisogno in un momento così. E senza di questi non si può andare da nessuna parte. Sono alla base del rapporto di un partito con i suoi elettori. Si finisce poi, come Berlusconi, a fare della comunicazione vuota, a fare giochini su Gad e Fed che avviliscono e tra l’altro non ci vengono neppure. E come me, giovedì sera, queste cose devono averle pensate anche gli altri diciassette votanti visto che ogni intervento iniziava sempre con la solita frase: “io mi sento una persona di sinistra…..” a testimonianza di un bisogno che non veniva soddisfatto. Infatti è finita diciassette a zero. Non è la sezione di Marciana Marina che come disse un paio di anni fa Rocco Garuffo sembra un covo di comunisti, ma è il partito che si sta allontanando da noi e da quei valori che sono sempre stati alla base della visione politica dei compagni che è da trent’anni che ci stanno dentro. Per quanto mi riguarda il mio voto sarà sempre a disposizione di chi combatterà contro questa trasformazione.


alessio spataro

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