Martedì 19 ottobre 2004 presso la Fondazione Exodus in località Lacona, via dei Vigneti 61, si è tenuto un incontro tra i responsabili della realtà di Don Mazzi, Stanislao Pecchioli e Marta Del Bono, e numerosi amici della Comunità. I coniugi Pecchioli in qualità di responsabili della Comunità laconese hanno illustrato prima il loro percorso personale da dove poi, negli anni ’90, è nata la Comunità Exodus. Dall’incontro con Don Mazzi ed un gruppo di suoi ragazzi alla “Vecchia Trebbia”, azienda agricola di proprietà di Giaconi Franca, condotta direttamente dai Pecchioli, è nata una straordinaria sinergia. E’ maturata l’idea di fondere la grande esperienza del Sacerdote legata ai giovani, soprattutto quelli in difficoltà, con l’attività agricola e di accoglienza di Stanislao e Marta. Un’esperienza, quella dei Pecchioli, vissuta da sempre con rispetto profondo nei confronti dell’ambiente e dei giovani che nel tempo hanno accolto, dei quali, sono compagni di avventura e amici fidati prima ancora che educatori. Il rapporto con l’isola, già di per sé “sede di comunità”, è stato uno dei primi obiettivi che la nuova realtà si è data. Inizialmente la gestione della spiaggia di Naregno, nel Comune di Capoliveri, ha rappresentato non solo un’entrata economica, ma ha permesso di qualificare molti ragazzi come “assistenti bagnanti“, seguendo i corsi tenuti dalla “Teseo Tesei” di Portoferraio. La presenza della Comunità di recupero di ex tossicodipendenti ha rappresentato dagli anni ‘92 al ‘95, per la scuola di Finanza di Portoferraio ormai chiusa, un’occasione di approfondimento sui problemi legati alla grave marginalità sociale. Nei numerosi incontri a Lacona tra gli allievi finanzieri e i ragazzi della Comunità, si è realizzato un forte confronto tra queste due realtà che la non conoscenza reciproca aveva da sempre stigmatizzato come “repressiva” l’una e “irrecuperabile” l’altra. Dai primi anni ’90 a tutt’oggi, insegnanti delle scuole superiori di Portoferraio coinvolgono gli studenti, provenienti da tutti i Comuni Elbani, in incontri di prevenzione presso la Comunità di Don Mazzi. A loro volta tutti i ragazzi della Comunità ricambiano la visita all’interno degli Istituti Scolastici. Dal ’94 al 2002 la realtà laconese gestisce la Pubblica Assistenza. I ragazzi della sede frequentano corsi di formazione di primo soccorso e rispondono 24 ore su 24 al 118 per un’opera di volontariato sul territorio di Lacona. Centinaia di interventi dai meno gravi ai più drammatici coinvolgono i giovani di Don Antonio in uno slancio di riconoscenza verso un territorio che li ha accolti. La nascita della Cooperativa Sociale “Beniamino” coinvolge ragazzi della sede e giovani del territorio elbano che, assunti, prestano un servizio commissionato dal Comune di Capoliveri, di pulizia del territorio e delle spiagge, via terra e via mare. Anche il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano offre del lavoro alla Cooperativa. Il risultato di tali impegni, dall’esito positivo, è testimonianza di un lavoro di integrazione con il territorio. La Fondazione Exodus e l’Azienda Agricola Vecchia Trebbia lavorano in stretto contatto con i servizi sociali dell’Isola. Con il Ser.T. collabora, oltre che per gli inserimenti di tossicodipendenti elbani nelle proprie Comunità di recupero, anche per programmi diurni che vengono svolti nella sede di Lacona, e in corsi di formazione professionale. La sede di Lacona fornisce anche un centro di ascolto per tutte quelle famiglie, elbane e non, in difficoltà che preferiscono, nella prima fase, non passare dai servizi pubblici. Si potrebbero elencare mille altre iniziative che la sede della Comunità di Lacona ha intrapreso: dalla musica, al teatro, al trekking, alla vela. Siamo già al quarto anno del Progetto “Mare Costa e Dintorni”. Il successo del progetto regionale e l’impegno sugli “stili di vita”, temi affrontati nell’itineranza con l’imbarcazione “Bamboo”, aprono nuove prospettive progettuali che vengono proposte agli Istituti Scolastici del comprensorio elbano. Ed ancora la partecipazione all’iniziativa “Inter-reg” tra la Toscana, la Corsica e la Sardegna, sulla malattia mentale, dà nuova linfa a voler continuare nella strada della partecipazione. Per l’entità dei progetti realizzati e per quelli in corso si rende necessaria una nuova sede che possa interagire in modo più autonomo con il territorio. L’idea di costruire una sede autonoma di Comunità ha due presupposti fondamentali: il bagaglio di esperienze acquisito in questi anni di attività e il territorio su cui queste esperienze sono state innestate. Una realtà che si contraddistingue per le sue indiscutibili peculiarità: sociali, economiche ed istituzionali. Nasce quindi “Bio Agricoltura nel Borgo – Un progetto di Vita”, promosso a pieni voti dalla Comunità Europea, che lo ha già finanziato in parte, attraverso l’iniziativa “Gal Leader II”. Del progetto, presentato al Comune di Capoliveri già da alcuni anni, ne è stata realizzata la prima trance che prevedeva la ristrutturazione dell’edificio ex scuola di Lacona, dato in comodato gratuito alla Fondazione. Sebbene il Comune stesso se ne rese “partner” (ovviamente ci si riferisce alla passata “compagine governativa”) la realizzazione stenta a prendere corpo. Con la presente relazione, quindi, si è voluto in qualche maniera sottolineare ai presenti all’incontro, quanto la Fondazione Exodus si sia rivolta al territorio elbano e quanto ne sia ormai parte integrante. La realtà laconese con il suo “agire” ha cercato, infatti, di dare risposte, laddove possibile, a tutti coloro che hanno chiesto un aiuto, indistintamente dall’appartenenza politica o qualsivoglia movimento culturale, religioso od altro. L’aver quindi condiviso con gli amici il percorso della Comunità in tutti questi anni, ha posto le basi per l’inizio di una nuova storia che questa volta sarebbe giusto non venisse scritta dal coraggio di pochi ma dalla partecipazione di molti. Se l’Elba adottasse il nuovo progetto “Bio Agricoltura nel Borgo – Un progetto di Vita”, facendolo proprio, riconoscendolo come parte integrante del territorio, riscoprirebbe quella “collegialità” quanto mai oggi necessaria e di cui un Paese civile dovrebbe oggi nutrirsi. Nello stesso incontro è stato chiesto a tutti gli amici presenti di sottoscrivere questo documento come testimonianza di un progetto condiviso.
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