“Emergency è nata dieci anni fa intorno ad un tavolo di cucina – racconta Teresa Sarti Strada – tra i presenti tutti pensavamo che fosse una scommessa impossibile, tranne uno, Gino, che è pazzo. Lui è partito come chirurgo di guerra per un primo periodo di sei mesi, e non è più tornato a casa, come a volte succede per cose anche più banali” – scherza la signora Teresa. In dieci anni Emergency ha realizzato 10 ospedali, 65 punti di primo soccorso, più di cento cooperative per disabili e vittime di guerra, sono state curate 1.200.000 persone. L’aula magna della scuola media di Campo nell’Elba sabato pomeriggio è piena di adulti e ragazzi che ascoltano le parole di questa semplice signora dai capelli rossi che ha scelto l’Elba per celebrare la Festa della Toscana portando un concreto messaggio di Pace. Dopo la breve introduzione del Sindaco Antonio Galli e del consigliere provinciale Pier Luigi Petri Petri la signora Teresa raggela tutti con i suoi racconti. “Sui tavoli operatori non ci sono quasi mai combattenti. Il 90% delle vittime sono civili, tra cui il 30% sono bambini. Mia figlia una volta mi chiese: ma che c’entrano i bambini con la guerra?” La signora Teresa parla dei “pappagalli verdi”, quelle mine antiuomo, anzi antibambino, che sembrano giocattoli, che non esplodono subito, ma dopo che il bambino le ha portate a casa e ci gioca insieme agli amici. Portano via le mani, ustionano il petto, e spesso accecano. “I bambini sopportano il dolore e le mutilazioni, ma la cecità li fa impazzire.” “Nel Kurdistan iracheno – prosegue – ci sono 10.000.000 di mine per 3.000.000 di abitanti, 3 mine a testa. E la maggior parte sono di fabbricazione italiana. Ma dal 22 ottobre del 1997, grazie anche alla denuncia di Emergency, ne è stata vietata la fabbricazione.” Teresa Sarti dice che non ci sono scommesse impossibili e che la denuncia di tutti i diritti violati viene di conseguenza con il racconto di tutte le storie drammatiche a cui Emergency è stata testimone. “Adesso però ci oscurano, tranne qualche posticino su Rai 3 è difficile apparire in TV, ma non importa, c’è così tanta solidarietà ed entusiasmo che non c’è bisogno dei riflettori”. Poi introduce un filmato sulla realtà degli ospedali di guerra: “Non ci sono scene terribili, ma comunque sono scene forti, se i bambini non se la sentono è meglio che escano dalla sala.” Il filmato è un martello pneumatico nello stomaco, ma è una testimonianza di speranza. Ci sono quattro bambini operati d’urgenza, se la cavano con qualche gamba in meno. C’è la riabilitazione dei moncherini, poi i primi passi grazie all’utilizzo delle protesi. Infine una partita a pallone, ritorna il sorriso. La voce fuori campo commenta: “i nostri ragazzi al termine di una partita si tolgono le scarpe, loro si tolgono i piedi”.
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