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Un detenuto versa un contributo ad Emergency, Teresa Strada va a ringraziarlo

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 28 novembre 2004

Teresa Sarti Strada aspetta insieme a tutti gli altri. Davanti alla sbarra del carcere di Porto Azzurro ci sono i familiari in attesa dei colloqui. Oggi non fa freddo, si può stare tranquillamente seduti sul muretto. Ogni tanto si apre una fessura dal portone d’ingresso e un agente grida il cognome di chi è ammesso alla visita. Lei non ha parenti all’interno del carcere, ha chiesto un colloquio per venire a conoscere e ringraziare di persona Rossano, un detenuto che regolarmente versa un piccolo contributo ad Emergency. “Mi sembrava il minimo, visto che mi trovo all’Elba in occasione della Festa della Toscana”. Lo dice con tanta semplicità che sembra la cosa più ovvia del mondo. Rossano ha scritto delle brevi lettere a Gino Strada, ha detto che gli ha portato fortuna: dopo il primo versamento, il mese successivo, ha ottenuto il primo permesso-premio. Ma la sua non è una solidarietà scaramantica. L’organizzazione di Emergency sta promuovendo un canale di intervento anche per le carceri italiane: “Abbiamo delle cliniche nelle carceri di Kabul – dice la signora Teresa – ma c’è molto da fare anche in Italia. Stiamo promuovendo delle campagne di sensibilizzazione alla Pace all’interno delle scuole in carcere”. Lei ha già avuto colloqui con detenuti di altre regioni ed è rimasta meravigliata dalle difficoltà sanitarie e burocratiche che esitono all’interno: “Ci sono persone che non possono andare a scuola, leggere o guardare la televisione solo perché non hanno gli occhiali, e non hanno la possibilità di una visita oculistica”. “Siamo sordi e ciechi” ha detto sentendo le storie di ordinaria malattia che i detenuti devono affrontare. “Queste cose non si sanno fuori, c’è un problema di comunicazione. Non si deve parlare di detenuti, ma di persone che hanno diritto ad essere curate.” Mentre aspetta il suo turno per entrare ha telefonato a Gino: “Sono al carcere di Porto Azzurro, anche qui ci sarebbe bisogno di specialisti, ma chi mandiamo?” Ha risposto che se non si trova nessuno viene lui. “Sì, figuriamoci – gli ha detto sua moglie - tu vai a Kabul, in Sudan, a Porto Azzurro, da tutte le parti.” In quel momento ho capito la scommessa continua di Emergency e dei suoi magnifici operatori: rispondere con la semplicità del fare alla intricata complessità delle cose. Gino Strada a prendersi cura dei carcerati di Porto Azzurro. Mi è sembrato strano, non ci avevo mai pensato, lui ci ha pensato subito.


emergency teresa strada carcerato

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