Abbiamo letto con attenzione le dichiarazioni di Fratini relative alla transazione fra Comuni e Daneco per risolvere la vicenda del Buraccio. Parole sacrosante. Se fosse andata in porto quella operazione si sarebbero guadagnati tempo e soldi, evitando il lodo arbitrale e a costi più bassi. Tutto vero, anche se ciò di cui parla, e accaduto quando era in minoranza, è solo un episodio, forse il passaggio di consegne fra responsabilità DS allora e AN ora, visti gli stretti legami fra gli ultimi proprietari dell’impianto, la Waste Management, e il Ministero dell’Ambiente. La storia ha origine a metà degli anni novanta, quando il progetto Daneco, società, accreditata in Regione e il cui azionista di riferimento era la Lucchini, avrebbe dovuto risolvere tutti i mali della gestione rifiuti all’Elba. Ma forse ci siamo dimenticati come sia andata. Vannino Chiti attende sempre l’orgoglioso taglio del nastro del gassificatore, il sindaco Fratini e il suo partito rispondevano con arroganza quando gruppi di cittadini sollevavano dubbi, obiezioni fondate e basate su richieste di controlli mai fatti, mancanza di dati su sicurezza e effettiva utilità del Buraccio. Non potranno mai dire che non lo sapevano, che non erano stati avvertiti che si stava regalando all’Elba una delle più clamorose bufale della storia. Già nel 1998 era evidente e noto che l’impianto non avrebbe funzionato, che sarebbe stato pericoloso se lo si fosse messo in funzione. Invece di battere pugni sul tavolo e accusare la gente di disfattismo (l’allora Sindaco Fratini), invece di ironizzare sulla “paura del Mostro” (l’allora Presidente del Parco Tanelli fedele alla linea regionale) sarebbe stato più opportuno ascoltare chi chiedeva che si facesse politica per la cittadinanza e non per il partito. Ma le cose cambiano, la Regione sembra uscire di scena, forse anche a causa delle indagini in seguito a esposti dei cittadini e dei vari passaggi di proprietà della Daneco, fino alla Waste Management Italia. Quella che in pratica sarà la beneficiaria della transazione da otto milioni di euro con i comuni. Ammettiamo di essere preoccupati. Alla luce delle vicende descritte non ci importa molto se la mala gestione sia di destra o di sinistra, se prima ci fosse di mezzo la Daneco accreditata in Regione e ora la Waste Management, che, si legge sulla stampa, risulta essere uno dei maggiori finanziatori del partito del Ministro Matteoli e di quello del Presidente del Consiglio Berlusconi. Perché se è vero che ora la proprietà passa ai comuni, è altrettanto vero che si dovrà attivare un progetto di rewamping dell’impianto del Buraccio e il dubbio che gli ultimi proprietari dell’ex gassificatore possano rientrare in gioco come realizzatori della ristrutturazione pare essere più che fondato. Tutta la politica di Matteoli in materia è infatti incentrata sulla realizzazione di termovalorizzatori:“impianti di ultima generazione con cui si risolve il problema dei rifiuti; il decreto Ronchi ha dettato norme organiche ma dopo cinque anni va cambiato e smontato” (Matteoli all’inaugurazione del Congresso dell’ISWA a Roma). Guarda caso il presidente della filiale italiana della Waste Management, colosso mondiale del settore smaltimento rifiuti e produzione di energia, era Paolo Togni attuale Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente e con un incarico di vice presidente della Sogin spa , società di gestione degli impianti nucleari, il cui presidente, generale Jean, ottenne dal Governo poteri speciali per gestire “lo stato di emergenza per i rifiuti radioattivi come una vera e propria opera di difesa militare” in occasione della vicenda di Scanzano Jonico. La Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti del governo italiano, che con una serie di atti d’urgenza ha disatteso le direttive europee, peraltro già recepite dal decreto Ronchi. E’ evidente quindi come sia assolutamente indispensabile che il sindaco Peria, la nuova amministrazione di Portoferraio e la nuova dirigenza di Esa, in cui per altro figurano ex commissari controllori sull’operato Daneco molto poco sensibili alla tutela dei cittadini, agiscano con la massima chiarezza e trasparenza, informando su quella che sarà la linea politica e tecnica nella gestione dell’emergenza rifiuti. Decreto Ronchi o alternative Matteoli? Considerando poco attendibili i dati relativi a un 20% raggiunto dalla raccolta differenziata è necessario siano resi noti gli indirizzi per il riutilizzo del Buraccio, soprattutto in che cosa consisterà il rewamping, se ci siano già progetti presentati e da chi, e come saranno investiti i finanziamenti stanziati per questa operazione. Non basta un incontro pubblico una tantum come quello del 14 ottobre per soddisfare l’esigenza di risposte certe che mancano ormai da dieci anni. Ma il baraccone del Buraccio dobbiamo proprio comprarcelo? Comitato 1998 contro il gassificatore - Comitato Su la Testa
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