Riceviamo da alcuni imprenditori locali alcune proposte per il redigendo Piano Strutturale. Ci sembra particolarmente interessante l'idea, anche per allungare la stagione estiva ed incrementare le presenze nel corso dell’anno, di realizzare un “campus” universitario andando a sanare, con la realizzazione di nuove strutture, una zona particolarmente degradata di Giglio Campese. Riportiamo le proposte con la speranza di creare un momento di discussione fra i cittadini isolani considerando che le stesse sono state inviate anche al Sindaco del Comune di Isola del Giglio. A.A. “Il Piano Strutturale di Isola del Giglio, in corso di formazione prende il via diversi anni fa sulla base di un documento preliminare, con il quale è stato avviato il procedimento, ove venivano fissati gli obiettivi da perseguire. Oltre a perseguire gli obiettivi prefissati il Piano si deve uniformare agli strumenti sovraordinati della Provincia e delle Regione. Considerando la peculiare condizione di insularità sulla quale deve essere elaborato lo studio, appare indispensabile che il Piano fornisca gli elementi per procedere ad un riequilibrio del territorio comunale, non tanto dal punto di vista ambientale, per le diffuse tutele paesistico ambientali che investono l’intero territorio comunale, in gran parte inserito nell’attuale perimetro del Parco dell’Arcipelago Toscano, quanto dal punto di vista delle attività antropiche, con un miglioramento della qualità della vita della comunità locale. Mentre per quanto riguarda l’Isola di Giannutri appare difficile parlare di comunità locale, costituita soltanto da turisti, praticamente assenti per gran parte dell’anno e assidui soltanto nei mesi estivi, nell’isola del Giglio è invece radicata una consistente comunità locale, che ogni anno si va riducendo per le caratteristiche dell’economia isolana quasi totalmente legata all’offerta turistico-ricettiva. Peraltro la modifica in atto della domanda turistica, sempre più concentrata nei mesi estivi, con brevi periodi di permanenza, si fa maggiormente sentire sull’isola proprio per la peculiarità insulare cui si è accennato. Il peso antropico passa da 700/800 presenze invernali a 20.000 presenze e più nei periodi di punta dei mesi estivi, determinando uno squilibrio gravissimo tra dotazione di servizi e presenza umana. In conseguenza la dotazione di servizi essenziali per la popolazione residente appare del tutto insufficiente per garantire una accettabile qualità della vita, e, nello stesso tempo, non è adeguata per sopportare un così massiccio flusso turistico estivo. Nello stesso tempo sarebbe antieconomico dimensionare la dotazione di servizi in funzione delle presenze estive, poiché non sostenibile in termini di costi benefici. Gli indirizzi generici contenuti negli strumenti sovraordinati della Provincia e della Regione, se pur possono cooperare a diluire il peso turistico in un arco temporale più vasto, incentivando il turismo rurale, ecologico, naturalistico, culturale e nautico, non raggiungeranno mai l’obiettivo di impedire il progressivo spopolamento invernale dell’isola, con l’abbandono definitivo delle nuove generazioni che ricorrono ad una nuova emigrazione, cercando lavoro sul continente e perdendo le proprie radici ed i propri legami con l’isola, con conseguente ed inarrestabile perdita di identità culturale ed impoverimento delle caratteristiche dell’isola, che si va trasformando in un dormitorio sovraffollato in estate ed abbandonato in inverno. Per fermare e ribaltare il fenomeno che ogni anno aumenta in maniera esponenziale, occorre affiancare alla valorizzazione delle forme turistiche alternative iniziative che determinino un incremento della popolazione residente, sia trovando occasioni di lavoro, sia portando sull’isola presenze stabili anche nei mesi invernali. Occorre allora ricordare che l’Isola fa parte del Parco dell’Arcipelago Toscano e che proprio il Piano del Parco, anch’esso in gestazione, ma ormai in fase avanzata, prevede una possibile iniziativa, che potrebbe coniugare la promozione culturale e didattica con l’incentivazione delle presenze sulle isole dell’Arcipelago. Infatti nella proposta di Piano il progetto fa riferimento alla possibilità di individuare dei siti per la realizzazione di centri universitari collegati con le sedi di Firenze, Pisa, Siena, Roma e si potrebbe aggiungere a buon diritto l’Università della Tuscia, nei quali coordinare stage o corsi collegati di tre mesi in tutte le materie che nell’isola troverebbero un campo fertile ed operativo, quasi che questa possa costituire laboratorio naturale dei corsi specialistici di Archeologia, Agronomia, Biologia, Geologia, Restauro e tanti altri ancora. In tal modo si porterebbero sul territorio comunale un numero consistente di studenti e docenti per periodi consecutivi di almeno tre mesi, con tutte le conseguenze per l’indotto che tali presenze porterebbero, sia nell’immediato (apertura annuale di alberghi, ristoranti e attività commerciali) sia in prospettiva (ricambio generazionale dei frequentatori dell’Isola). In definitiva occorrerebbe realizzare una sorta di campus universitario perfettamente attrezzato con aule, laboratori multifunzionali e residenze studentesche, che permetta di organizzare contemporaneamente due o tre stage universitari coordinati in un primo tempo con le università più vicine e successivamente con università e centri di ricerca italiani o stranieri, sfruttando le ampie possibilità di risorse economiche fornite dai fondi strutturali per la ricerca messi a disposizione dalla Comunità Europea, dallo Stato, dalla Regione e dallo stesso Ente Parco. Per l’individuazione del sito più adatto ad un insediamento di questo genere, occorre considerare che dei tre centri maggiori dell’Isola, il Castello è il nucleo storico che poco si presta a nuovi interventi edilizi, il Porto ha una situazione orografica che renderebbe difficile trovare un’area adatta allo scopo, mentre il Campese sembra essere il più indicato per diversi motivi. In primo luogo, la frazione del Campese è quella che subisce la maggiore escursione di presenze per la grande differenza tra i mesi estivi, con le massime concentrazioni, ed i mesi invernali, in cui la popolazione residente è quasi inesistente. In secondo luogo, proprio per la fortissima differenza tra i diversi periodi dell’anno, la dotazione di servizi appare la più inadeguata. In terzo luogo, nella frazione del Campese non sono stati realizzati neanche quei servizi minimi previsti dal vigente PRG. Infine, la situazione orografica e di posizione sul mare permetterebbe di incrementare l’indotto, cui si è fatto riferimento portando turisti e visitatori anche nei mesi invernali, perché in riferimento alle strutture universitarie che si andrebbero a realizzare. Se l’ipotesi del Campese appare dunque quella più praticabile, è facile trovare l’area che ha maggiore vocazione per un simile intervento, perché già individuata dal vigente strumento urbanistico come area a servizi, mai realizzati, perché la meno pregiata sotto il profilo ambientale per lo stato di degrado in cui si trova e perché di minor impatto, trovandosi nella parte più nascosta ed interna rispetto al mare dell’intera frazione. Si tratta dell’area tra via di Valle Ortana ed il complesso della Marina del Giglio, dove ancora sono evidenti le ferite inferte alla roccia dalla vecchia attività estrattiva della Montecatini. L’area è parzialmente privata, ma dovrebbe essere ceduta al Comune secondo il vecchio atto d’obbligo con il quale fu costruito il citato complesso della Marina del Giglio, e parzialmente appartenente alla collettività, perché così individuata nell’istruttoria demaniale ordinata dalla Regione negli anni ‘90, con la conseguenza che la realizzazione del campus universitario potrebbe essere indifferentemente di iniziativa pubblica o privata, semplificando notevolmente le cose". Giuseppe Gregori e Giuseppe Modesti (Imprenditori Edili)
giglio cartina