“Le Regioni di centro destra non hanno smentito le previsioni nello stilare le proprie norme sulla sanatoria ma quelle di centro sinistra non hanno mantenuto le promesse e in alcuni casi hanno addirittura ‘sbracato’. Ad eccezione dell’Emilia Romagna che ha emanato sicuramente il provvedimento migliore, sul fronte dell’attuazione regionale della legge sul condono, se la destra aveva già annunciato di voler legalizzare le colate di cemento, la sinistra delude pesantemente”. Così Maurizio Picca, responsabile relazioni istituzionali di Legambiente, commenta le 16 leggi regionali sulla sanatoria edilizia che hanno già concluso l’iter previsto. “La Sicilia sfrutta da sempre l’arma dell’abusivismo anche per creare consenso politico? Ecco allora che l’entità dell’oblazione che gli abusivi dovranno pagare non solo viene ampliata ma viene addirittura dimezzata. La Lombardia ha varato un provvedimento a due facce, duro o morbido a seconda della data di presentazione della domanda: niente sanatoria per le nuove costruzioni ma soltanto per chi non ha ancora presentato la richiesta di perdono. L’Abruzzo, il Molise e la Calabria hanno di fatto recepito le volumetrie del condono nazionale, mentre la Puglia ha persino aggiunto qualche peggioramento per il territorio, autorizzando la sanatoria per piccoli abusi nelle aree protette. Il Piemonte condona le opere abusive fino a 600 metri cubi per singola domanda e complessivamente fino a 2400 metri cubi. In Veneto, il condono è ammesso per gli ampliamenti degli immobili a uso residenziale, direzionale, turistico alberghiero e commerciale fino a 450 metri cubi. La Liguria sana fino a 1500 metri cubi per edificio. Sono queste le devastanti decisioni delle Regioni di destra”. “Ma – prosegue Picca – il quadro delle regioni di centro sinistra è sconsolante: le Marche hanno deciso di legalizzare i capannoni industriali costruiti in spregio di norme e vincoli; l’Umbria e la Toscana hanno stabilito limiti laschi per gli ampliamenti degli edifici che ospitano attività lavorative; la Basilicata sana persino gli abusi fino a 100 metri cubi per singola domanda o fino a 400 metri cubi complessivi su immobili tutelati; la Sardegna condona 250 metri cubi per gli ampliamenti e 300 metri cubi per le nuove costruzioni, per singola domanda e fino a 1200 metri cubi complessivi”. “C’è poi la Campania, che è stata la capofila delle Regioni anticondono, ma ancora non ha legiferato. Se non sfrutterà le ultime ore per limare il suo sofferto provvedimento, dovrà allinearsi alle norme nazionali, con pesanti conseguenze sul territorio. Infatti, tra il 1994 e il 2003, in Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata sono state realizzate circa 241.000 case abusive, pari al 50% delle case costruite abusivamente in Italia: tutte costruzioni che potranno essere sanate a partire da domani mattina. Il dubbio sulle decisioni campane, per ora, rimane e se la Regione terrà fede agli impegni annunciati, potrà impedire la sanatoria di ben 78.000 case abusive”. “In definitiva, dunque, ognuno ha pensato agli abusi suoi – conclude il responsabile relazioni istituzionali di Legambiente – e cercato di trovare il modo di risolvere situazioni scomode in casa propria. Avevamo accolto con grande favore l’iniziativa dei presidenti delle Regioni di far ricorso alla Consulta contro il condono ma sfogliando le leggi regionali ci accorgiamo che anche chi si era lanciato a spada tratta contro la sanatoria berlusconiana si è poi fatto gli affari suoi nel momento di stilare le norme per il proprio territorio. Alla resa dei conti ecco che ognuno ha cercato di tirare acqua al proprio mulino. Ed è semplicemente una vergogna”.
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