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L’Opinione

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : lunedì, 03 febbraio 2003

Che cos’è un reato d’opinione oppure un comportamento corretto e veritiero? È la scelleratezza suprema: non soltanto avere un’opinione ma addirittura esprimerla. Non soltanto avere una responsabilità ma farla rispettare. Ma l’opinione e la correttezza sono anche un delitto imperdonabile per il quale si costringe al licenziamento un piccolo direttore di una piccola, ma sentita, televisione locale , dalla quale buona parte dei telespettatori si identificava e si aspettava chissà quali miracoli e prodigi, ma purtroppo, gli viene proibito di fare opinione, o per meglio dire, una certa parte d’opinione. Per indorarmi la pillola, e anche un po’ per cercare riparo dalla grande delusione di chi con imbarazzo e mille scuse ha pronunciato l’anatema, traduco il tutto con “che s’ha da fa per magnà”. Ma parliamo del reato d’opinione: Vedete alle volte il reato d’opinione viene prudentemente ribattezzato “diffamazione a mezzo stampa”, ma la sostanza non cambia: nel mirino c’è sempre e soltanto l’opinione scomoda, il giudizio blasfemo, la critica irrispettosa che tradotta in soldoni sonanti e ballanti è solo la verità quella scomoda, così come diviene scomodo il giornalista che la rende pubblica. Da noi, oggi, per alcuni politici locali è un reato d’opinione, mettere alla berlina le loro opinioni, un Santissimo dogma da non profanarsi mai. Mettiamo che uno scribacchino, diciamo il sottoscritto esprima senza peli sulla lingua un suo libero e meditato convincimento a proposito, poniamo sull’amministrazione comunale di uno dei nostri otto paradisi Elbani . Mettiamo che questo scribacchino, mai pago d’opinioni, abbia strapazzato anche un sindaco. Giuste o sbagliate, sono le sue personali opinioni, che possono piacere o no, ma sempre d’opinioni si tratta (di parole parole parole, teniamolo presente, mica di colpi alla nuca o di calci nelle parti intime). Ma diciamo che il giornalista, nel suo articolo, abbia l’aria di mettere in dubbio la buona fede di un politico , o quella di un amministratore, e che a entrambi non piacciano le insinuazioni (nessuno è perfetto). Diciamo che l’opinione puzza un po’ di diffamazione e aggiungiamo (esagerando) che il giornalista abbia esagerato. Benissimo. Dura lex sed lex: il giornalista deve pagare. Ma come fargliela pagare? Chi di penna ferisce di penna perisca: il castigo dovrebbe essere proporzionale alla colpa, o essergli almeno un po’ parente. Paghi dunque, il giornalista diffamatore, con una pubblica ritrattazione. Facciamogli pagare anche gli eventuali danni morali e materiali, se ci sono, possibilmente senza pretendere (come è successo al buon Paternò) miliardi da chi ce la fa giusto a campare, quindi chiudiamola lì e nemici come prima. Non basta? Be’, diamogli anche due storci di collo , fracassiamogli gli occhiali, guardiamolo storto urlando “Vieni fuori se hai il coraggio” può bastare? No, non basta ancora, non basta mai. Da noi l’autore di così dissacrante e irrispettosa opinione deve pagare con la galera, oppure con l’esilio a Parigi, come gli ex bierre e i martiri del risorgimento, come gli oppositori del caudillo nei paesi delle banane. No! Scusatemi ma io penso che un uomo che fa corretta informazione interpretando la voce dei cittadini democraticamente, non dovrebbe essere messo con leggerezza alla porta, tanto meno per un reato ridicolo, o per avere incitato verbalmente i suoi collaboratori a lavorare per il bene comune. Invece nell’Elba delle meraviglie è così che vanno le cose. Da noi in Tv il personale se lo costringi a rispettare gli orari, a lavorare e a rispettare le regole ti si rivolta contro, ti chiama tiranno e per questo è meglio esiliare il direttore d’orchestra invece dei suonatori che stonano, se no la barca traballa e va a fondo, ecco la grande menzogna che maschera la realtà, insomma, tutte queste cose sono diventate un’opinione, e per di più un’opinione in odore di reato che, messa per iscritto, ha fatto saltare la mosca al naso a qualche onnipotente e certamente non a qualche dipendente quaqquaraquà che si crede un divo ma che non ha mai il coraggio di parlare guardandoti negli occhi. E’ tutto! Me ne ritorno libero e Randagio padrone di abbaiare come e quanto mi pare, a non rivederci sulle frequenze dell’etere, ma senzaltro ha risentirci e stavolta senza imposizioni, favori o minacce, il mio povero babbo mi ripeteva sempre ….Amor con amor si paga! E questo è Vangelo. Fabrizio Prianti Ovviamente non conoscendo i termine della questioni a cui l'amico Fabrizio accenna, ci esimiamo da esprimere giudizi. Ci sentiamo però di dire che, indipendentemente dal perchè sia accaduto, ci dispiace profondamente di questo suo forzato stare fuori. Anche una sola voce in meno, anche una sola opinione in meno sono da considerarsi una perdita per l'informazione, e l'informazione libera è il primo gradino della democrazia praticata in un territorio.


Prianti orso bianco

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