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L'ultima traversata del canale

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 06 novembre 2004

Alle 19.30 di Venerdì 5 Novembre, con un traghetto della Moby hanno lasciato per sempre l'Isola d'Elba, dove erano arrivati come altri connazionali per guadagnarsi da vivere, dove c'è la crisi, ma dove comunque si continuano ad importare braccia per i lavori più faticosi e meno qualificati, quelli per cui la disponibilità di giovani elbani è nulla o quasi. Domattina partiranno con un aereo da Fiumicino e poco dopo saranno sull'altra sponda del Mediterraneo in terra d'Africa dove li attende il dolore delle loro famiglie. Avevano traversato tanta acqua salata, erano venuti a lavorare in un posto dove il mare lo si trova in qualsiasi direzione si cammini, e non sapevano nuotare, quei due ragazzi tunisini di 27 e 24 morti in quel modo assurdo, annegati dove si sarebbe salvato un bimbetto appena appena capace di tenersi a galla, a quattro bracciate dalla spiaggia delle Prade. Li hanno liberati solo venerdì, dopo ben sei giorni è stata eseguita l'autopsia, poi il tempo per qualche preghiera e per un breve camminata dietro ai feretri, dall'obitorio fino al traghetto, di un drappello di connazionali con rare intrusioni locali: l'Assessore Nunzio Marotti, una giornalista. Certo, non esiste un "dolorimetro", un apparecchio capace di misurare la costernazione pubblica, ma la nostra impressione è che la tragedia dei due ragazzi tunisini abbia appena sfiorato la pelle dell'isola, come se non le appartenesse, come se il cemento che avevano impastato non fosse servito a costruire le nostre case, come se non facessero parte del nostro quotidiano. E quest'Isola che si è indurita, che inizia a mostrare tratti di cinismo, che vede salire la voglia di distinzione e scemare il senso di comunità, non ci piace, ci preoccupa.


portoferraio prade ponticello ponte

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