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I conigli selvatici del Giglio

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : venerdì, 29 ottobre 2004

Parlare di “conigli” all’Isola del Giglio è sempre un tema attuale soprattutto quando il grazioso animale riesce ad intrufolarsi in qualche vigna ed allora sono veramente dolori !! Riportiamo una lettera inviata qualche tempo fa dal Dott. Armando Schiaffino all’Assessore allo Sviluppo Rurale dell’Amministrazione Provinciale di Grosseto ed al Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano Dott. Ruggero Barbetti ritenendo che sia particolarmente significativa e degna di attenzione per la risoluzione di un problema che ormai ci trasciniamo da decenni, senza trovare una soluzione, per questi “eroici contadini” che da una vita cercano di continuare a coltivare le uniche vigne ancora esistenti sul nostro territorio. “Caro Pacciani – scrive il Dott. Schiaffino – ho avuto modo di vedere in questi giorni alcuni verbali redatti da agenti di Polizia Giudiziaria per “esercizio venatorio con mezzi vietati”. La suddetta frase espressa in questi termini, ingenera in chi legge l’impressione di trovarsi di fronte a un reato commesso da bracconieri che esercitano abusivamente la caccia. Chi invece conosce la realtà dei fatti sa che si tratta semplicemente di contadini gigliesi che cercano di difendere il loro lavoro con l’unico mezzo efficace in un territorio scosceso come quello dell’Isola del Giglio, cioè tendendo qualche laccio intorno al proprio vigneto. Ciò premesso ritengo doveroso rappresentarti le considerazioni che seguono: 1) i lacci in oggetto vengono tradizionalmente posizionati contro i conigli selvatici e solo in alcuni periodi dell’anno. Infatti anche se, come risulta dai verbali di sequestro, risultavano costruiti “con filo di metallo con relativo bastone di supporto e funzionanti”, in realtà erano chiusi, perché in questo periodo trovano ricchezza di vegetazione altrove e nella vigna non producono danni. Il periodo più critico, contrariamente a quanto si possa pensare, non è quello della raccolta cioè la vendemmia, ma in primavera, quando spuntano le gemme sui ceppi di vite. Un coniglio che entra nella vigna in quel periodo, mangiando le gemme (cioè gli occhi dei calzi di vite), può produrre da solo e in una sola notte un danno tale da distruggere il lavoro di un intero anno. A questo proposito non si può non rilevare che la stessa legge in base a cui viene contestato il reato, cioè la “Legge nazionale per la protezione della fauna selvatica e prelievo venatorio n. 157 dell’11.02.1992”, si preoccupa fin dall’inizio, all’art.1, che “l’esercizio dell’attività venatoria non arrechi danno effettivo alle produzioni agricole”. 2) I conigli selvatici non sono una specie autoctona dell’isola ma furono introdotti verso la fine della prima metà del ’900. Da allora hanno prolificato in modo esponenziale e sono sempre stati causa di gravi danni all’agricoltura. Per questo, negli anni ’60, furono addirittura emessi alcuni decreti prefettizi che ne autorizzavano la caccia per l’intero arco dell’anno. Una volta erano anche ricercati a scopo gastronomico. Oggi, almeno all’Isola del Giglio, non esiste più un grande interesse nemmeno in tal senso. 3) Ammesso che si voglia pensare che il coniglio selvatico faccia ormai parte dell’ecosistema isolano (chi scrive ha in tasca la tessera del WWF e di varie altre associazioni ambientaliste) la cattura operata dai contadini dal punto di vista dell’impatto ambientale, potrebbe essere al massimo paragonata ai cosiddetti “prelievi programmati”. E’ vero che l’uso dei lacci è espressamente vietato dalla suddetta legge , ma purtroppo ad oggi tutti gli altri mezzi si sono rivelati inefficaci o meglio ancora più dannosi per l’ambiente, comprese le stesse reti di recinzione fornite gratuitamente dall’Ente Parco. E’ inoltre interessante notare che il sistema dei lacci usato al Giglio in epoche passate anche per l’uccellagione, era l’unico autorizzato ai tempi del Granduca, che in tema di ambiente (cattura di selvaggina, taglio programmato della macchia ecc.) aveva una legislazione molto attenta. 4) In occasione di una tua venuta al Giglio per presentare una volume sul vitigno ansonaco ti feci notare che fra i presenti non c’era nemmeno un contadino. Erano tutti inferociti per la storia dei lacci e non riuscivano a capire perché, la legge, che per “legittima difesa” consente di uccidere un essere umano, non permette di catturare un coniglio per difendere il lavoro di un anno. Alla luce di tutte queste considerazioni ti pregherei quindi di affrontare il problema con tutte le autorità competenti. In caso contrario il tuo encomiabile impegno (lo dico senza retorica) per il rilancio delle colture tradizionali (molto apprezzato l’ultimo convegno dell’Argentario) sarà vanificato da un ulteriore e definitivo abbandono degli ultimi operatori del settore, che un giorno si vedono valorizzati e intervistati dalla televisione per la loro” fatica eroica” e il giorno dopo si trovano nello stato di “indagati”. Chi scrive ha promosso e coordinato numerose pubblicazioni sulle tradizioni dell’isola, ma è pienamente consapevole che il vino (ansonaco nella fattispecie) non si fa né coi libri né con i convegni né con i verbali della Polizia Giudiziaria, ma si fa, come è noto, con l’uva e con il lavoro dei contadini che deve essere incoraggiato, rispettato e tutelato concretamente in ogni suo aspetto. In caso contrario lasciamo pure che la macchia mediterranea riconquisti gli ultimi appezzamenti vignati (può andar bene anche così) ma smettiamo di parlare dell’opportunità di recuperare e salvaguardare le secolari tradizioni vitivinicole dell’Isola del Giglio.Ti ringrazio per l’attenzione”. A quanto dichiarato dal dott. Schiaffino voglio aggiungere un altro particolare. La Regione Toscana in collaborazione con il Gruppo Verdi Toscana Democratica ed il Gruppo Archeologico Isola del Giglio organizzò nell’aprile u.s. un convegno dal titolo: “L’Isola del Giglio – Un patrimonio da salvare” nel quale venne anche affrontato il problema dei numerosi danni alle colture provocati dai conigli. Nonostante il Capogruppo dei Verdi Toscana Democratica Fabio Roggiolani Presidente della Commissione Agricoltura Regione Toscana avesse manifestato la volontà di risolvere il problema attraverso le varie fasi di competenze (Regione-Provincia-Comune) con un intervento mirato alla sterilizzazione degli animali, a tutt’oggi i conigli continuano ad imperversare sul nostro territorio con gravi danni non solo alle colture ma anche alla volontà di chi vuol continuare a coltivare la terra. I Gigliesi aspettano dei fatti perché delle parole e dei “verbali” si sono ormai stufati.


Giglio Castellucci

Giglio Castellucci