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Storie di ordinaria follia pendolare

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 26 ottobre 2002

Venti giorni fa, quando da poveri pendolari ringraziammo tutta quella gente che ci aveva consentito di ritornare a casa in un orario decente, dagli autisti degli autobus ATM di Piombino, al marinaio della Capitaneria che ci aveva trattenuto la nave, al comandante della Moby che ci aveva aspettato cinque minuti, speravamo che le cose sarebbero cambiate in meglio. In realtà in questi venti giorni quel traghetto delle 20.30 che dovrebbe riportarci a casa la sera, certe volte lo abbiamo preso (quando é partito in ritardo), certe volte lo abbiamo perso (quando é partito in orario). E pensare che avevamo chiesto solo un aggiustamento di cinque minuti, non la Luna! Ieri sera però abbiamo raggiunto l’assurdo (o il sublime demenziale che dir si voglia): il treno da Pisa era in orario perfetto e trenta persone per l’Elba erano già salite sull’autobus ATM. Altre persone per Piombino erano pure già sedute ai loro posti, ma alle 20.10 il Capostazione di Campiglia ha impedito all’autista ATM di partire in orario. Fintanto che alle 20.18 é arrivato da Roma un treno in ritardo (da cui é sceso un solo passeggero) e solo a quel punto l’autobus é stato fatto partire. Conclusione ovvia : tutti e trenta gli Elbani hanno perso la nave (l’abbiamo vista che “scapolava” la testata della diga foranea) e così siamo dovuti rimanere sui moli di Piombino per altre due ore o quasi. A quell’ora! Che dobbiamo fare? L’assessore ai trasporti della Comunità Montana dell’Elba Andrea Sirabella venti giorni fa aveva promesso pubblicamente il suo intervento sulla Moby per un ritocco di orario (che é destinato a durare fino a Primavera). L’autista dell’ATM dice che nelle sue note di servizio c’è scritto che in caso di ritardo deve aspettare fino a 10 minuti il treno da Pisa ma non quello da Roma (e la cosa avrebbe la sua logica, se da Pisa arrivano 30 persone e da Roma 1). Quindi il Capostazione di Campiglia avrebbe commesso un sopruso nei nostri confronti. Ripetiamo perciò ostinantamente la domanda: che dobbiamo fare? Ci dobbiamo incatenare ad un locomotore, prendere in ostaggio un Capostazione (direi quello di Campiglia, naturalmente), fare uno sciopero della fame, chiamare il Gabibbo?