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Dossier Giannutri - Ottobre 2004

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 27 ottobre 2004

DOSSIER Giannutri OTTOBRE 2004 a cura del Gruppo Giannutri di LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano Ad oltre un anno di distanza dal primo dossier di LEGAMBIENTE sui problemi che affliggono l’isola di Giannutri, la situazione, purtroppo, non è migliorata bensì peggiorata. Il totale stato di abbandono a cui l’isola è stata lasciata ha incentivato l’utilizzo di pratiche illegali e non ha diminuito la pressione antropica che l’isola subisce. Giannutri pur facendo parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, di fatto, non è né tutelata né gestita. L’assenza di organi di controllo e di un progetto di salvaguardia ambientale sta, in pratica, condannando l’isola. L’intento di questo nuovo dossier è quello quindi, di aggiornare la situazione, denunciando con forza le azioni umane che stanno producendo danni irreversibili alla natura stupenda ed affascinante di Giannutri. l’Isola Comune: Isola del Giglio Provincia: Grosseto Superficie: Kmq. 2,41 Abitanti: oltre 500 in estate, una decina in inverno L’isola di Giannutri è la più meridionale dell’Arcipelago Toscano, dista circa 16 km dall’isola del Giglio e 12 km dall’Argentario. Ha una forma a mezzaluna lunga circa 2,5 chilometri, con tre piccole alture, Poggio Capel Rosso (88 m.), Monte Mario (78 m.), Poggio del Cannone (68 m.) E’ un’isola calcarea, ondulata, con una fascia di terreni pianeggianti che precipitano in ripide scogliere alte una trentina di metri. La costa è quasi tutta rocciosa, con due piccole spiagge di ghiaia a Cala dello Spalmatoio e Cala di Maestra, che sono gli unici approdi dell’isola. A sud sorgono i caratteristici Grottoni, e ad est si aprono le grotte di Cala dello Spalmatoio. L’intera isola e gran parte del suo mare sono inseriti all’interno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Giannutri è una Zona di Protezione Speciale, un Sito di Interesse Comunitario ed un Sito di Interesse Regionale ed è compreso nelle misure di Rete Natura 2000 dell’Unione Europea e nel MAB dell’Unesco. Inoltre è stata classificata come biotopo dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR, Programma di ricerca territoriale sulle aree naturali da proteggere. La carta dei biotopi, 1971). Troppe persone e poco informate Nel periodo di maggior affluenza, durante i mesi estivi, a Giannutri si possono raggiungere le 2/3000 presenze giornaliere. Un afflusso così numeroso non viene in alcun modo controllato e gestito dal Parco. Quello, però che continua ad essere sconcertante è la completa mancanza di informazione rivolta ai visitatori. Non sanno che l’isola fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, che esistono dei divieti e delle regole da rispettare, che è una zona a protezione speciale per l’avifauna marina (ricordo che diverse specie di uccelli nidificano a Giannutri e che essa accoglie quello che forse è il più importante sito di nidificazione per il gabbiano reale del tirreno settentrionale), che è un SIR della Regione Toscana protetto dalla Legge 56/2000. Ci si aspetta di trovare spiagge e comodità mentre la bellezza dell’isola è tale proprio perché di difficile accesso. Le comodità sono solo un miraggio, e la gente si adatta come può perfino per i bisogni fisiologici. Non esistono a Giannutri pannelli informativi, guide ambientali, controlli. Ci si può stupire se poi non si rispettano le regole del Parco? Intanto l’assalto a Giannutri continua: insostenibile e indisturbato. Presenza eccessiva ed incontrollata di imbarcazioni La situazione rispetto allo scorso anno non è cambiata. Sono ancora centinaia le barche che ogni giorno, in particolare nel periodo estivo, ormeggiano a Giannutri. Le si possono trovare di tutte le dimensioni, anche navi da crociera, come si è potuto osservare lo scorso mese di settembre. Si può facilmente immaginare i danni che creano le ancore di queste imbarcazioni (negli ultimi anni si è assistito all’arretramento della prateria di posodonia oceanica e alla scomparsa di diversi invertebrati sessili marini). La realtà è resa ancora più preoccupante per il fatto che sempre più si nota una mancanza di rispetto delle regole. Ogni giorno ormai, si può osservare la presenza di barche anche in zona 1 (quella di protezione integrale dove non è permesso neanche fare il bagno), così come la pratica di legare la cima direttamente agli scogli (non consentita) e lo scarico delle acque di sentina direttamente in mare. Aggiungo poi che molto spesso si assiste alla cattura di organismi marini, soprattutto ricci di mare, da parte dei proprietari delle barche (per pescare bisognerebbe essere residenti ed avere una autorizzazione rilasciata dall’Ente Parco). Alla fine di una ordinaria giornata vacanziera a Giannutri, ciò che rimane è la plastica, le macchie di combustibile, ed un fondale sempre più povero. Il problema dei sub Un problema collegato sia all’impatto della nautica sull’ecosistema dell’isola che a quello delle persone è la presenza consistente dei subacquei nelle acque di Giannutri. L’isola è la meta principale di tutti i subacquei del centro Italia e dei diving di Roma. Spesso a Giannutri arrivano subacquei alle prime armi che non hanno mai fatto immersioni (o comunque molto poche) in mare. L’impatto di sub poco attenti all’ambiente o inesperti può essere devastante. Basti pensare che una sola pinnata assestata ad una gorgonia può distruggere anni di crescita di questo animale. Ci chiediamo: non dovrebbe essere impedito di fare pratica in zone particolarmente protette? Le immersioni a Giannutri quindi, devono essere assolutamente regolamentate e controllate, anche con la messa in opera di apposite boe, così come avviene in quasi tutti i parchi marini e le aree marine protette. Invece, le boe di segnalazione dell’Area Protetta, posizionate dal Parco negli anni passati, sono scomparse, portate via forse dal mare o più probabilmente da qualche ladro. Regole da osservare Divieto di pesca, navigazione, ancoraggio e immersione nelle Zone 1 tra Punta San Francesco e Punta Secca e tra Punta del Calettino e la costa sud-occidentale. Pesca regolamentata dall’Ente Parco in Zona 2 per i residenti. In zona 1 non si può Ecco cosa dice il Decreto del Presidente della Repubblica che istituisce il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano Articolo 4 (Divieti in zona 1) In zona 1 l'ambiente naturale è conservato nella sua integrità. Pertanto sono vietate tutte le attività che ne determinano in qualsiasi modo l'alterazione e vigono i seguenti ulteriori divieti, fatte salve le utilizzazioni del territorio medesimo per esigenze di carattere militare e quelle attività legate alla funzionalità del servizio fari e del segnalamento marittimo: a) l'accesso dei visitatori nelle aree terrestri e marine, salvo quanto disposto dall'Ente Parco; b) la pesca, sia professionale che sportiva, con qualunque mezzo esercitata; c) l'immersione con apparecchi autorespiratori, fatte salve le immersioni autorizzate dall'Ente Parco per finalità di ricerca scientifica e per attività cine fotografiche; d) l'alterazione, diretta o indiretta, dell'ambiente bentonico e delle caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche delle acque, nonchè l'immissione di rifiuti e di sostanze tossiche e inquinanti; e) la navigazione, l'accesso, la sosta e l'ancoraggio di navi, imbarcazioni e natanti di qualsiasi genere e tipo salvo quanto disposto dall'Ente Parco e per i soli residenti e per i proprietari di abitazioni nelle isole di Capraia, Gorgona e Giannutri muniti di autorizzazioni La circolazione dei veicoli con motore a scoppio Lo scorso anno era stata denunciata la scelta irresponsabile di aprire l’isola alle macchine. Fino a tre anni fa, infatti la legislazione in materia prevedeva per i veicoli di qualsiasi genere una autorizzazione rilasciata dai vigili del comune Isola del Giglio. Un decreto del Ministero dei Trasporti (21/4/2004) vieta l’afflusso e la circolazione dei veicoli solamente da maggio a settembre e dal 20 dicembre al 10 gennaio vieta la circolazione e l’afflusso di veicoli appartenenti a persone non stabilmente residenti sull’isola. Ma da due anni a questa parte il numero di macchine a motore è drasticamente aumentato, tanto che adesso si parla di sistemare le strade proprio per la circolazione delle auto. Come è possibile che su un’isola tanto piccola (solo 2,8 Km2) venga consentito l’utilizzo di macchine? Come mai si è deciso di incentivarne l’utilizzo invece di arrivare alla loro dismissione e alla sostituzione con veicoli elettrici? Soltanto tre anni fa il Parco stanziò 150 milioni di lire per incentivare l’acquisto e l’utilizzo di mezzi elettrici. E’ con incentivi di questo tipo che sono state acquistate le macchine elettriche abbandonate e ormai arrugginite che si trovano a Giannutri? Caccia e pesca di frodo Ancora oggi si trovano sull’isola le cartucce dei fucili con i quali si spara agli animali. Questa attività rimane sempre presente sull’isola insieme al taglio illegale di piante. Ancora più preoccupante è la pesca di frodo. Il parco avrebbe fissato (il condizionale è d’obbligo) delle regole molto rigide per chi pesca sull’isola. Possono pescare solo i residenti con autorizzazione. La realtà è però ben diversa e i trasgressori sono tantissimi. Quasi ogni giorno si può assistere alla presenza di barche attrezzate per la pesca d’altura che vengono a praticare la loro attività a Giannutri. Addirittura entrano in zona 1 ed in pieno giorno. Lo scorso settembre, a Cala Volo di Notte, una coppia di sub con fucili pescava in mezzo ai bagnanti senza che nessuno potesse far nulla. Un’altra attività molto diffusa è la pesca ai datteri di mare (Litophaga litophaga) i cui resti sono presenti sui fondali (molti gusci di questi animali si possono trovare sul fondo nel Golfo dello spalmatoio). Questo mollusco è protetto a livello nazionale per la sua rarità ma soprattutto per il fatto che la sua cattura implica la distruzione del fondale (per poter estrarlo dalla roccia bisogna romperla con martello e scalpello e dopo che lo si è fatto nulla più può viverci). Nell’ultimo anno la situazione è ulteriormente peggiorata per il fatto che è aumentato il numero di chi pratica la pesca di frodo e come potrebbe non essere così se i trasgressori non vengono mai catturati?! L’ecomostro Nel Golfo dello Spalmatoio sono presenti una serie di costruzioni, ormai fatiscenti, che sono il residuo del fallimento della società incaricata della loro costruzione ( Società immobiliare Porto Romano Giannutri di Vittorio Battaglia & C.), che LEGAMBIENTE ha ribattezzato l’Ecomostro di Giannutri e che Goletta Verde ha denunciato all’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica con un blitz sull’isola grossetana. Questi edifici oltre che essere pericolosi sono una vera e propria ferita per l’isola, ma periodicamente si cerca di portare a termine lo scempio chiedendo sanatorie e condoni. I fabbricati sono in pratica abusivi perché il proprietario che lì comprò dal tribunale di Grosseto, in seguito al fallimento della Porto Romano, ha visto la superficie data in concessione occupata da altre strutture. Il disegno di legge Delega per il riordino della legislazione in materia ambientale presentato dal Governo Berlusconi, qualora fosse definitivamente approvato, renderebbe forse possibile il condono queste strutture abusive ed una nuova speculazione edilizia di 11.000 metri cubi. Ora la possibilità che si possa costruire ancora a Giannutri collide con la volontà di proteggerla e con l’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ma anche con la stessa Legge Urbanistica della Regione Toscana (5/95) che fissa precisi parametri di servizi e risorse che a Giannutri sono del tutto assenti. L’impatto che avrebbero nuove costruzioni sul delicato equilibro dell’isola sarebbe di grande portata, se si pensa che a queste seguirebbero le successive infrastrutture - come ad esempio nuove fognature - e una vera e propria emergenza per i già carenti servizi - acqua, nettezza urbana, elettricità, ecc. - ed un aumento della presenza umana già eccessiva. Bisogna impedire che ciò avvenga con una precisa presa di posizione delle Istituzioni, a cominciara dal Ministero dell’Ambiente, ed includere l’ecomostro di Giannutri nella “lista Urbani” delle costruzioni da abbattere per il loro insostenibile impatto paesaggistico ed ambientale e attivare i fondi per poter eliminare dall’isola queste costruzioni. Sarebbe un segnale molto forte verso chi, al contrario, pensa a Giannutri come un’isola da spremere finché non la si è deturpata, impoverita e distrutta. Conclusioni I problemi di Giannutri scaturiscono dal fatto che non esiste un piano di gestione e non vi sono controlli visibili. I pochi abitanti dell’isola (esistono delle seconde case che vengono utilizzate solo nel periodo estivo) vengono lasciati a loro stessi. Esiste un problema di smaltimento delle acque reflue (che vengono scaricate direttamene in mare) che ancora non è stato risolto. Le infrastrutture dovrebbero essere pagate dagli abitanti, ma in quale paese avviene questo? Possibile che le amministrazioni pubbliche non si facciano carico del problema? Non vi sono fondi per il trasporto sull’isola che viene pagato direttamente da chi abita o ha casa a Giannutri. La piccola isola è insomma, una terra di frontiera, abbandonata ad un’aggressione turistica “mordi e fuggi” divenuta insostenibile per un ambiente così limitato. L’attuale dibattito sui parchi italiani - e sull’antropcentrismo tanto caro al Ministro Matteoli- fa ritenere che essi vengano destinati prima di tutto alla fruizione turistica e poi alla tutela di aree di particolare valore ambientale. Tale constatazione scaturisce dal fatto di come gran parte del mondo politico, nazionale e locale, con particolare insistenza associ il Parco ai possibili benefici economici (o al contrario ai vincoli), relegando in secondo piano quel bene in sé che è la natura per le presenti e future generazioni. La presenza dell’Area protetta può e deve garantire la fruizione, il godimento, ma in maniera controllata, per impedire che l’eccessiva pressione antropica ne comprometta per sempre la sopravvivenza. L’accessibilità ad aree delicate come Giannutri deve essere, allora, governata secondo la prioritaria esigenza di tutela. Proprio questa finalità preminente, che giustifica e induce alla istituzione di un Parco Nazionale, impedisce di pensare alle Aree Protette come territori destinati e indirizzati soprattutto alla fruizione turistica incontrollata. Continuando così come si stà facendo a Giannutri, si rischia di distruggere le bellezze e le particolarità di territori che proprio per questo attirano anche i turisti, consumando in poco tempo le risorse ambientali per le quali l’isola ed il suo mare sono famosi. Giannutri consentirebbe, proprio perché quasi disabitata, dove non vi sono particolari strutture commerciali (un solo ristorante, un bar ed una piccola boutique) e quindi interessi che si opporrebbero alla sua protezione, di attuare progetti di conservazione e di tutela. Mentre tutti parlano di “sviluppo sostenibile”, una piccola isola di un Parco Nazionale sta sperimentando, al contrario, uno sviluppo insostenibile di turismo insostenibile che a Giannutri non lascia altro che sporcizia, inquinamento, pesca illegale e fondali arati dalle ancore. In un ambiente come quello di questa isola l’unica via possibile è quella della conservazione, della valorizzazione delle risorse e di un turismo contingentato, informato e consapevole. Le possibilità di intraprendere questa vie sono realmente consistenti e tali da poter rendere questo luogo un esempio unico in Italia di come deve essere gestita una zona protetta. Dossier a cura di Emanuele Zendri Responsabile Gruppo Giannutri tel. 328 8610160 LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano Parola di swimtrekker Francesco Cavaliere di isole se ne intende. Ne ha circumnavigate 38, bracciata dopo bracciata, pinneggiando tra cernie e posidonie. Un modo per fare sì le vacanze al mare, ma anche per monitorare i fondali marini delle isole italiane, per fotografarli, per accarezzare con lo sguardo allenato le tane delle murene, le ultime nacchere, le anse di anfore romane. Francesco Cavaliere, quarantaquattrenne swintrekker romano, istruttore e preparatore atletico della Federazione Italiana Nuoto, ha presentato i dati dei suoi viaggi sabato 23 ottobre nella sede di Legambiente a Portoferraio. Parla dell’Arcipelago Toscano con un mare in salute, Giannutri è il punto dolente dell’Arcipelago: nonostante le zone di protezione A e B il mare è assediato dai natanti. “Ho nuotato – dice Cavaliere – tra due fasce di barche che mi impedivano di vedere da una parte la riva e dall’altra l’orizzonte in direzione del mare. Passavo tra un cavo e l’altro d’ormeggio, stando più con la testa fuori che sott’acqua.” Ecco cosa scrive nella relazione presentata con LEGAMBIENTE sulla sua nuotata intorno a Giannutri nel 2003: GIANNUTRI 13 Settembre 2003 - II tratto da Lo Spalmatoio a Cala Maestra (girando a nord) – A Cala Lo Spalmatoio è presente una incredibile quantità di natanti. Sul fondale prevalentemente sabbioso, la posidonia è presente a tratti La Fauna è poco presente con qualche grossa occhiata, saraghi e qualche banco di castagnole e latterini. La costa si presenta bassa a conformazione rocciosa ed i fondali scendono rapidamente sui 20. Da P.ta San Francesco sino a P.ta Secca si entra in zona 1. Qui i fondali sono più profondi (25/30 m) e seguono la costa rocciosa a picco più alta. Non vedo la posidonia perché il fondale è sui 30 m. La fauna ora è più variegata e presenta saraghi, occhiate, salpe, castagnole, tordi, sciarrani, cefali, perchie, donzelle, latterini, ricciole, murene. Riesco ad incontrare CERNIE e DENTICI di grosso taglio. Vedo anche forme di plancton, meduse del tipo Cotylorhiza Tubercolata e una Aplysia Depilans (meglio conosciuta come lepre di mare o asino marino). Da P.ta Secca mi addentro nella Cala di P.ta Secca e qui mi ritrovo in zona 2 con una costa rocciosa più bassa e dei fondali degradare con presenza di banchi di saraghi, fragolini e dentici (anche se più in P.ta sul limite della zona 1). La prateria di posidonia e presente a tratti. La macchia mediterranea è presente sopra il profilo roccioso della costa. Prima di P.ta della Scaletta si rientra per un brevissimo tratto in zona 1. Il fondale è a massi rocciosi e la posidonia è presente a tratti insieme alla Pinna Nobilis. La fauna è variegata. Quando entro a Cala Maestra nuovamente in zona 2 trovo fondali prevalentemente sabbiosi con presenza della posidonia a tratti e fauna variegata. Osservo della gente che pesca con canne dal moletto…non sono convinto che possano farlo. 20 Settembre 2003 - II tratto da Cala Maestra a Lo Spalmatoio (girando a sud) – Da Cala Maestra in zona 2 sino al confine della zona 1 (la zona dei Grottoni), trovo fauna variegata con saraghi, occhiate, salpe, castagnole, tordi, sciarrani, cefali, perchie, donzelle, latterini, aguglie, leccia stella, ricciole, fragolini e qualche DENTICE di grosso taglio. La costa è a conformazione rocciosa non molto alta con presenza di macchia mediterranea. La posidonia è visibile a tratti così come la Pinna Nobilis. Nel mare ci sono varie forme di plancton e molte meduse Cotylorhiza Tubercolata. Poco prima di entrare nella zona 1 i fondali sono caratterizzati da archi subaquei che regalano un panorama sicuramente suggestivo. Una volta entrato nella zona 1 che si estende sino a La Scaletta noto subito che la costa rocciosa si fa più alta con tratti a parete. La fauna è variegata con saraghi, occhiate, salpe, castagnole, tordi, sciarrani, cefali, perchie, donzelle, latterini, aguglie, leccia stella, ricciole e qualche CERNIA, DENTICE, ORATA di grosso taglio. Si notano varie forme di plancton e medusedel tipo Cotylorhiza Tubercolata. I fondali sono più variegati rispetto alle altre zone dell’isola. La zona dei Grottoni e veramente molto bella anche se la superficie del mare è cosparsa di plastica e chiazze di nafta. La costa alta e rocciosa si mostra molto particolare grazie a questa conformazione a grotta. Il fondale è molto profondo 25/30m e variegato. In questo tratto di mare (ZONA 1) ho trovato in acque 2 persone che si facevano la loro bella passeggiata snorkeling ed hanno completamente ignorato il mio invito ad andarsene Da La Scaletta in poi rientro nella parte dell’isola volta a levante fino a Lo Spalmatoio. Qui ritrovo il mare tappezzato di tutto…barche, barchine, barchette e tantissimi gommoni, mi tolgono la vista della costa e del mare. Lo scenario subacqueo cambia drasticamente. La costa è bassa con in evidenza la macchia mediterranea. I fondali sono prevalentemente rocciosi con tratti sabbiosi. La fauna si va sempre più diradando con presenza di occhiate, saraghi, qualche banco di salpe, latterini e qualche fragolino. La Pinna Nobilis è più presente in questa zona dell’isola anche se trovo un esemplare dissabbiato in un cespuglio di posidonia. La posidonia invece è visibile a tratti. Chi siamo LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano è la più nota, attiva e presente Associazione dell’Arcipelago Toscano: Oltre 100 soci, disseminati in 10 comuni e due province (Livorno e Grosseto), attivi soprattutto all’Elba, dove il Circolo Arcipelago Toscano ha sede, e con un gruppo locale nella piccola isola di Giannutri, danno vita ad un circolo attivo e battagliero, impegnato contro l’abusivismo edilizio e l’inquinamento marino, per la difesa della fauna, della flora e dell’ambiente marino, la salvaguardia delle coste, il turismo sostenibile, la valorizzazione delle sette isole (Elba, Capraia, Gorgona, Pianosa, Montecristo, Giglio e Giannutri) degli scogli e isolotti che formano l’Arcipelago Toscano, per il sostegno al Parco Nazionale, nato tra mille polemiche ma ormai divenuto una concreta realtà anche grazie al coraggio con cui LEGAMBIENTE (spesso da sola) ha difeso l’idea di istituire un’area protetta unica al mondo, l’area marina protetta più grande del Mediterraneo. Un circolo LEGAMBIENTE che ha saputo ritagliarsi un grande ruolo nella vita culturale e politica delle Isole Toscane, che si confronta quotidianamente con le Amministrazioni Locali, con il mondo economico e della cultura e che ha saputo sviluppare campagne informative, di volontariato, di denuncia e di valorizzazione che hanno avuto spesso risalto nazionale ed internazionale. Il circolo è stato fondato nel 1986 chiamandosi inizialmente LEGAMBIENTE Elba, dopo un periodo di crisi si è trasformato negli anni ’90 in Circolo Elba Ovest per poi tornare ad una dimensione più grande prendendo la denominazione di LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano e diventando uno dei circoli del Cigno Verde più noti in Italia per i suoi dossier , le sue denunce e campagne spesso seguite dalla stampa nazionale e per la serietà con cui affronta i problemi. Ormai nell’Arcipelago Toscano LEGAMBIENTE è sinonimo di “ambientalista” e l’Associazione ed i suoi soci sono considerati i “Guardiani dell’Ambiente” delle nostre isole, un riconoscimento importante ma anche una grande responsabilità che ha bisogno di molto impegno e di nuove forze. LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano www.legambientearcipelagotoscano.it Recapito: loc. Uccellaia – 57033 Marciana Marina (Elba) Livorno – Sede del Circolo: Salita Napoleone 57037 Portoferraio (Elba) Livorno telefono 0565 99113 - 904213 fax 0565 904353 – 904213 E-mail: info@legambientearcipelagotoscano.it Conto corrente postale 33568502 intestato a: LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano - loc. Uccellaia 57033 Marciana Marina (LI)