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Controcopertina: Il documento della conferenza di zona di Rifondazione

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 26 ottobre 2004

Si invia il testo del Documento approvato - scrive PRC - dalla prima conferenza di zona del Partito della Rifondazione Comunista che si è svolta il 24 novembre a Piombino, con la presenza delle forze politiche, sociali ed istituzionali, che hano portato il loro contributo al dibattito. Il comitato di zona uscito dalla conferenza di Programma ed organizzazione ha eletto un Esecutivo di zona,composto dai seguenti compagni Mauro Filippini, Daniele Palmieri, Michela Batistoni, Alessandro Favilli, Silvia Boetto,Manrico Gasperini. Massimo Brizzi, Lorenzo Martellacci. Il Comuitato di Zona ha eletto Alessandro Favilli Cordinatore di Zona. Oggi siamo qui per andare avanti insieme sulla strada intrapresa già da tempo. Da anni abbiamo cominciato infatti a sperimentare una modalità innovativa di comunità e organizzazione politica, all’interno della federazione livornese del Prc: quella della Zona Elba-Valdicornia. La questione si pose e fu avviata a soluzione con un documento votato dallo scorso congresso provinciale, al quale il Comitato politico federale ha dato seguito alcune settimane fa. E’ arrivato il momento di dare forma e contenuto preciso e verificabile alla Zona stessa. Una conferenza di programma e organizzazione, dunque. L’intento è quello di dotarci di uno strumento organico per studiare, capire, incidere sul tessuto sociale del nostro territorio; per contribuire alla crescita della sinistra alternativa, della più ampia e rigorosa opposizione al berlusconismo, di una grande alleanza democratica che sappia rovesciarne assetti e politiche; per adeguare il partito alla domanda politica posta dai più che positivi risultati elettorali conseguiti. 1. Concepiamo la Valdicornia come una città-territorio profondamente interconnessa, non solo perché in essa esiste il livello istituzionale intermedio del Circondario. La storia delle popolazioni contadine e operaie della vallata, il tessuto sociale, urbanistico, economico ci parlano di una città-territorio. Questa città-territorio guarda al mare e all’Arcipelago: all’Elba, innanzi tutto. Dopo un nobile passato scandito dalla estrazione e dalla lavorazione dei metalli, nei tempi recenti una caratteristica comune e bifronte ha segnato le due realtà: quella delle rispettive monoculture, industriale a Piombino, turistica all’Elba. Oggi intendiamo guardare oltre, in avanti, a un futuro economico molteplice, fondato sulla dignità del lavoro umano, nella siderurgia come nel turismo, in agricoltura come nella gestione del territorio, dei servizi sociali. Nuovo lavoro, lavoro stabile, lavoro nuovo per qualità sociale e ambientale. Lavoro che appartenga alle nuove generazioni perché consapevoli della memoria e delle radici. Una cultura del lavoro, una coscienza di classe che si nutre e cresce nella coscienza di specie. Un nuovo movimento operaio, capace di declinare la modernità del socialismo nel ventunesimo secolo contro la barbarie della guerra e del neoliberismo, sconfiggendo mediante la nonviolenza rivoluzionaria di massa anche l’autoritarismo di stampo stalinista, che ha pietrificato le potenzialità del socialismo novecentesco. 2. La critica delle monoculture siderurgica e turistica rappresentano un punto di partenza ineludibile. Non solo per il consumo di ambiente che, ciascuna a modo proprio, entrambe determinano in Valdicornia e all’Elba, ma parimenti per l’impoverimento economico e la disgregazione sociale progressiva che vanno determinando. Il lavoro per i giovani non c’è e, quando c’è, risulta in prevalenza precario. La popolazione invecchia e scarse, quando anche non inadeguate, sono le alternative emergenti (es. Parco dell’Arcipelago e Parchi della Valdicornia). Questo quadro di declino alimenta lobbies, spesso di stampo massonico, che puntano al modello speculativo mattone-e-asfalto. Modello che all’Elba è maturato ed esploso nel segno del malaffare, pilotato da personaggi di spicco del Centrodestra: una questione morale aperta. 3. All’Elba come in Valdicornia il risparmio energetico è il punto di partenza per ogni ragionamento sulle politiche energetiche, sia in ambito industriale che civile (e. incentivi quali esenzioni Ici per l’installazione di impianti solari…). La Valdicornia (e la provincia di Livorno) producono una rilevante percentuale dell’elettricità generata in Toscana, quindi hanno diritto al massimo riguardo, senza dimenticare la geotermia dell’alta vallata; eventuali progetti/eolico – in sé positivi – possono essere presi in esame unicamente alla luce di tali premesse e in tale contesto. La Centrale Enel di Tor del Sale e le “centraline” interne al perimetro industriale Lucchini non devono essere alimentate a carbone e per Tor del sale deve essere garantita la metanizzazione. 4. Il Prc indica una via per superare la monocultura dell’acciaio che valorizzi la modernità della siderurgia contro i ricatti di Lucchini. Dopo la privatizzazione del 1992/93, nel vuoto di una politica industriale governativa, diversa da deliri quali il Ponte di Messina, e di un piano per la siderurgia che garantisca l’interesse nazionale sul polo piombinese, la decadenza dello stabilimento Lucchini Piombino appare inevitabile. La chiusura consegnerebbe il comprensorio, ulteriormente ricattabile, a modelli economici e stili di vita disgreganti (carbone e cemento: affari per pochi, impoverimento per i più, degrado civile per tutti…). E farebbe aumentare l’inquinamento globale planetario, mediante la prevedibile delocalizzazione delle produzioni in aree povere, più propense a subirlo. Non subire lo sfruttamento e la nocività in fabbrica, né l’inquinamento del territorio: questa è la via maestra per non chiudere. A sua volta, il Piano industriale 2004-2008 di Lucchini Piombino non garantisce ne’ incisivi interventi in campo ambientale, demandandoli furbescamente alla mano pubblica; nè un conto economico che, pur in una congiuntura estremamente favorevole, offra un respiro strategico alle sorti della fabbrica; né la salvaguardia occupazionale e la sopravvivenza della fabbrica stessa, tanto più in considerazione delle logiche finanziarie delle banche che sorreggono l’azienda come la corda regge l’impiccato. La globalizzazione dei mercati, segnatamente nel settore siderurgico, non inibisce, bensì impone un salto nella innovazione e nella qualità del processo a ciclo integrale e dei prodotti, cioè la strategia dell’acciaio pulito di qualità. E’ questa la premessa indispensabile per dare un futuro alla siderurgia nel Paese e a Piombino. Altro che il miope aumento del mero volume produttivo, magari di coke da rivendere e fare così concorrenza alla… Cina, senza per questo salvaguardare alla lunga. Gli strumenti per cambiare ci sono. Bisogna battersi per praticarli, come a Melfi e a Scanzano. E’ tempo di adottare tutti gli strumenti coercitivi, anche di natura tecnica, previsti dalle leggi per riportare immediatamente l’azienda nella legalità delle emissioni. Nel quadro di un piano della siderurgia nazionale, il Governo deve mettere a disposizione - per la sua quota - le risorse necessarie a spostare carbonili e Siderco, ed emanare finalmente credibili propocolli Bat (Best Avalaible Technologies, le migliori tecnologie disponibili da adottare). L’impiego di risorse pubbliche va subordinato all’impegno della Lucchini a versare la sua quota parte per dare l’avvio alle bonifiche, come la legge sui siti di interesse nazionale prevede ed impone. Vincolo imprescindibile alla erogazione di fondi pubblici, resta l’avvio di un processo di produzione sostenibile, pulita e certificabile secondo il metodo EMAS e l’assunzione piena, da parte della Lucchini, della “responsabilità sociale” come definita nel “libro verde” della UE e dalla Regione Toscana. Al tavolo del confronto sul Piano aziendale, come pure in vista di un eventuale accordo di programma, devono essere chiamati azienda, sindacati, istituzioni, associazioni ambientaliste e comitati dei cittadini. Si può e si deve proseguire nel recupero delle aree in concessione ed in proprietà, così come è avvenuto per la sospensione del passaggio dei 33 ettari, al fine del loro riutilizzo per l’alternativa all’industria siderurgica, per lo sviluppo del porto commerciale, nonché per la realizzazione della strada 398 fino al porto. Così si potrà pure rilanciare la centralità del progetto per Città Futura, secondo le funzioni già localizzate dalla precedente Amministrazione, affinchè possa rappresentare un fondamentale contributo alla riqualificazione urbana e alla diversificazione economica di qualità. Per andare decisamente oltre la città-fabbrica. 5. Oltre la città-fabbrica c’è il mare: il porto. E il suo ruolo commerciale e turistico rispetto all’Elba, all’Arcipelago, al Mediterraneo. Dal punto di vista commerciale, l’ampliamento delle aree disponibili, la loro qualificazione consentirebbe di evitare assurdità economiche e ambientali quali il via vai di camions carichi di rotoli da e per Venturina. La prospettiva delle autostrade del mare e più in generale del cabotaggio per il trasporto merci (e passeggeri), sostenuta dalla compagnia dei Portuali di Piombino, trova il Prc convinto e consenziente. Dal punto di vista turistico, l’auspicata crescita del porto rimanda all’annosa questione del sistema delle vie di comunicazione. Della 398 si è già detto; aggiungiamo che soltanto quando la 398 sarà completata fino al porto (e la stazione ferroviaria di Campiglia Marittima nonché la tratta Campiglia-Porto adeguate e potenziate), si potrà valutare l’ipotesi (magari inutilmente costosa…) di una terza strada di accesso Fiorentina-Diaccioni. 6. Appunto: la ferrovia. La stazione di Campiglia rappresenta lo snodo ferroviario e intermodale per la Valdicornia e l’Elba, novantamila residenti circa. Oggi si assiste a un depotenziamento della tratta Campiglia-Porto, al trasferimento su gomma del trasporto-persone, alla prospettata chiusura della stessa stazione di Piombino città, dopo l’abbandono in cui versa quella di Populonia. Il Prc rilancia l’idea della trasformazione della tratta Campiglia-Porto in metropolitana di superficie, con gestione Atm, al servizio dei pendolari elbani e piombinesi, e dei turisti. Le stazioni ferroviarie, anzichè essere chiuse, si possono e si devono trasformare in luoghi di accoglienza turistica per i parchi della Valdicornia e dell’Arcipelago. 7. La stagionalità turistica lunga è praticabile solo in alternativa alla politica delle seconde case, di Elba e San Vincenzo sono improponibili modelli. La stella polare della politica urbanistica resta invece quella del recupero e riuso del patrimonio edilizio urbano e rurale a fini residenziali e turistici, valida all’Elba come a Rimigliano. Essa significa offerta di turismo culturale, scolastico, termale, congressuale, enogastronomico, della terza età, archeologia industriale (miniere elbane, Parco di San Silvestro, impianti piombinesi dismessi…), fatto di pacchetti dove il fattore-prezzo chiama in causa il tutto-balneare praticato fin qui in misura largamente prevalente da albergatori e operatori turistici: non si può continuare a pensare di produrre in tre mesi (magari al nero e servendosi di lavoro ultraprecario) il reddito di un anno, praticando tariffe speculative che già hanno cominciato a spingere turisti nazionali e stranieri verso altre località, italiane ed estere. Enti locali, sindacati dei lavoratori e associazioni di categoria devono esercitare in materia un ruolo ben più qualificato. Va sostenuto lo sviluppo di attività “minori”, quali il cabotaggio balneare lungo la costa elbana e quella da Follonica a Baratti e San Vincenzo. 8. Un discorso analogo vale per l’agriturismo. Che ci rinvia alla qualità della produzione e della conduzione agricola. Qui si concentra fra l’altro la presenza maggiore di lavoratrici e lavoratori immigrati (v. taglio del bosco a Sassetta, raccolta carciofi e pomodori…) e la più bassa sindacalizzazione. La positiva crescita di produttori di vino e olio di qualità in Valdicornia è un passo avanti che deve consolidarsi, in termini di qualità della conduzione agraria (biologico), del lavoro autonomo e dipendente in agricoltura, della gestione del paesaggio rurale. Interventi come quello dell’azienda vinicola Petra a San Lorenzo di Suvereto presentano rischi di “colonizzazione”, che non vanno sottovalutati. All’Elba, l’agricoltura di qualità soffre ancora e più intensamente dell’effetto-soffocamento dovuto alla monocultura turistica. La quale si spinge fino a condizionare negativamente pure l’offerta scolastica pubblica: proprio di recente, il privilegiare l’indirizzo alberghiero ha determinato la soppressione di quello termomeccanico (manutenzioni!) all’Ipsia elbano. Proprio nel momento in cui, guarda caso, l’agenzia formativa privata Siderfor (partecipata Lucchini…) si propone con suoi corsi “sostitutivi”. 9. Parte integrante del governo del territorio è la partita rifiuti. All’Elba assistiamo al disastro dell’operazione Daneco al Braccio. Essa ha prodotto una gestione antiecologica e antieconomica dei rifiuti prodotto, i quali vengono trasportati a… Rosignano, alla faccia della raccolta differenziata. In Valdicornia la gestione Asiu ha prodotto positivi risultati, non risolutivi, tuttavia, soprattutto sul versante dei rifiuti industriali (v. sopra, a proposito delle bonifiche Lucchini). Qui si inserisce la questione cave. Sia in continente sia all’Elba, per tutti i materiali possibili, va perseguita la sostituzione del prelievo in cava con il riciclaggio di materiali di risulta (v. Tap). Ai lavoratori coinvolti nella riconversione vanno garantiti continuità del reddito, riqualificazione e reimpiego. La riduzione dei rifiuti prodotti e il riciclaggio spinto (frazione biologica) restano le vie maestre per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani. Per questa, come per tutte le questioni concernenti i beni comuni (l’acqua, innanzi tutto), si ripropone l’esigenza della titolarità e della gestione pubbliche, come – purtroppo in negativo – insegna la vicenda Asa. 10. Come ci ricorda la storia dei forum di Porto Alegre, partecipazione è il nuovo nome della democrazia, a comiciare dalle comunità e dalle istituzioni locali. Le esperienze di costruzione di programmi e coalizioni in stretto raccordo con i movimenti e le associazioni sociali, a pari dignità insieme ai partiti, realizzatesi all’Elba e in alcuni comuni della Valdicornia, vanno in questa direzione e il Prc intende valorizzarle, proprio perché il nostro partito si sente necessario ma non sufficiente, dinanzi ai compiti che chiamano in causa la sinistra alternativa e tutte le forze di opposizione al berlusconismo. Per quanto riguarda gli assetti istituzionali, l’esperienza del Circondario in Valdicornia e della Comunità montana all’Elba ci parlano, in positivo e in negativo, della esigenza crescente di coordinare i Comuni, fino a porre in prospettiva la questione di realizzare un Comune unico sia all’Elba, sia in Valdicornia.


filippini mauro rifondazione bandiera

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