Il Museo – come annota il prof. Alessandro Fei, curatore scientifico – inaugurato l’11 agosto 2004, è la più completa collezione di minerali e rocce dell’Isola del Giglio. Conserva poco meno di 1000 campioni di minerali, rocce, documenti e immagini raccolte dallo studioso fiorentino in più di trent’anni di ricerche. Il Museo, dal carattere strettamente didattico, è organizzato, come prevede la nuova museologia, per rispondere a dei ‘perché’ anziché mostrare nella sua interezza le collezioni. Varcata la soglia si incontrano i pannelli che illustrano “La nascita”, ovvero cercano di spiegare perché l’isola è fatta di granito, ofioliti e rocce sedimentarie, perché c’è un giacimento di pirite, perché il “granito” gigliese somiglia moltissimo a quello dell’Isola d’Elba, di Montecristo, della Sardegna etc. e si presentano le principali rocce reperibili nell’isola, ivi comprese la sabbia granitica e quella quarzifera. Proseguendo nella visita si incontrano le vetrine dei minerali: si comincia con i campioni provenienti dalla “Punta di Pietralta”, uno dei più interessanti “laboratori naturali” d’Italia — se non di tutta Europa — per lo studio delle alterazioni dei solfuri misti ivi presenti, ben noto ai collezionisti di minerali per gli splendidi campioni di quarzo, malachite, azzurrite, smithsonite, pirite, blenda, galena, calcopirite, calcite, cerussite etc. Seguono due vetrine sui “Minerali del Franco”: si vedranno, tra le altre, le evanescenti stalattiti della cava del Campese, il gesso di Punta delle Saline, il diallagio, la pirolusite e l’epidoto del Poggio Giannetto. Quindi ci si addentra nei segreti de “La miniera”, ovvero nella storia dell’escavazione della pirite, attraverso campioni, cartelloni, documenti d’archivio (tra cui alcune mappe della miniera), fotografie di gallerie, tramogge e discariche oggi scomparse. Dopo essersi soffermati davanti alle principali località dell’isola, si prosegue alla scoperta del “granito” e dei minerali gelosamente conservati dentro i suoi filoni: dall’allanite al berillo, dalla fluoroapatite alla muscovite, dall’ortoclasio al quarzo, dalla grafite alla lepidolite, dall’andalusite alla vivianite, per finire con le tormaline della Punta dell’Arenella, dal tipico — ed unico al mondo — habitus discoidale e con i giganteschi cristalli di tormalina nera delle pegmatiti del Poggio della Pagana. Il progetto vuole, in sostanza, valorizzare la nostra splendida isola dal punto di vista scientifico-ambientale, in relazione ad un “eco-turismo” che da un po’ di tempo si sta positivamente rivolgendo anche verso il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
azzurrite e malachite