All’architetto Nedo Volpini noi vogliamo un bene dell’anima, nonostante che una volta, era un 24 di Dicembre, ci consegnò un plico con “un lavoretto da dieci minuti ma urgente”, che terminammo il giorno di San Silvestro; ci è caro nonostante sia uno dei peggiori piloti della storia dell’automobilismo, tanto da farci chiedere che la nuova auto di servizio dell’Ufficio Tecnico Provinciale, dove entrambi lavoravamo, fosse un batti-batti, una delle automobiline dell’autoscontro. Nedo venne molti anni fa tra i barudda elbani e fu in assoluto il primo a cui sentimmo pronunciare la parola “urbanistica”; ci faceva morire da ridere, perché si vestiva che pareva una via di mezzo tra Rocky Roberts e una spia bulgara, ma ha insegnato a moltissimi di noi (che pure saremo maturi coglioni ma allora eravamo giovani leoni) i concetti di pianificazione, salvaguardia del territorio, in un Elba come quella, quando ancora si costruiva alla sperandio o se preferite a cazzo di cane. Qualche giorno fa abbiamo ospitato un suo articolo che in molti farebbero bene a rileggersi, perché in una sessantina di righe si demoliva il cosiddetto Regolamento Urbanistico del Comune di Portoferraio, una lezioncina niente male. Ma Nedo è prezioso anche quando spara involontarie favate , come è accaduto l’altra sera, quando un’assemblea di cittadini discuteva quel fritto misto urbanistico che l’agenial governo intende realizzare dei dipressi della Consumella (classi scolastiche, loculi, case popolari, forse anche una sala per il Bingo, un cinodromo, una piscina, un attracco per mongolfiere e una piantagione intensiva di magnolie). Dunque Nedo, confondendosi per un attimo, ha detto: “l’area scolastica cimiteriale …” provocando una fragorosa risata assembleare. Come dire che quel momentaneo inciampo linguistico di cui è stato vittima l’architetto Volpini ha alle origini la confusione più totale che alberga nelle menti (sì nelle menti .. vogliamo rovinarci) di chi quel piano lo ha voluto talmente incasinato. Che dire ancora di costoro? Visto che ci troviamo con il ragionamento tra il Cimitero dei Bianchi e quello dei Neri auspichiamo che il trapasso (amministratitivo) che ormai si approssima sia il più dolce possibile et in pacem requiescant – amen.