Tre sentenze difficili da leggere per i non addetti ai lavori quelle che ha emesso il Tar nei confronti dei ricorsi presentati dal Comitato Cittadini Attivi e da alcuni singoli cittadini. Si può però intuire una via “pilatesca” della Magistratura Amministrativa che mentre accoglie i ricorsi dei cittadini per le parti che li riguardano più direttamente, d’altro canto non legittima il Comitato a ricorrere sulle stesse questioni. Il Comitato, che si pronuncerà soltanto dopo che l’avvocato avrà attentamente valutato tutte le sentenze, aveva d’altronde previsto un esito del genere e d’accordo con i propri legali aveva infatti appoggiato anche la via del singolo ricorso. Aveva cioè cercato di percorrere entrambe le strade per tutelarsi da eventuali non riconoscimenti. Per due ricorrenti infatti il TAR si esprime: “In tale veste, quindi, sono legittimate ad impugnare le prescrizioni del Regolamento nella misura in cui esse direttamente incidono sulla fruibilità o sul valore del bene sul quale vantano diritti.” Entrando nel merito il Tribunale, nella seconda sentenza, dà indicazioni di come dovrebbe essere un regolare iter di approvazione delle osservazioni presentate: “comporta che il Consiglio comunale debba essere posto in grado di esercitare compiutamente e sostanzialmente il suo compito decisorio, valutando appieno il materiale conoscitivo che gli perviene dall’istruttoria compiuta, in difetto di che la motivazione diviene un esercizio formalistico ed una abdicazione dai poteri che la legge conferisce al Consiglio stesso. Orbene, nel caso in esame, non consta che le modalità con le quali si è svolta la discussione e l’approvazione finale dell’atto impugnato siano state tali da garantire pienamente la realizzazione delle condizioni appena menzionate. Risulta, infatti, che la Commissione urbanistica abbia concluso i suoi lavori il 5 giugno 2003 alle ore 19,30, mentre la seduta del Consiglio comunale dedicata all’approvazione definitiva del Regolamento urbanistico si è svolta il giorno successivo, aprendo i suoi lavori alle ore 10,30, ossia con un intervallo temporale del tutto insufficiente a consentire ai singoli consiglieri un’adeguata conoscenza del materiale istruttorio elaborato dalla prima, considerata anche la complessità tecnica e giuridica dell’oggetto della deliberazione da assumere. Ne discende che la deliberazione censurata appare viziata sotto tale profilo non essendo compatibile, in concreto, che le decisioni assunte, meramente rinviando alle conclusioni raggiunte dalla Commissione consiliare, siano maturate attraverso un consapevole esercizio della funzione deliberativa spettante al Consiglio comunale. Per le considerazioni che precedono il ricorso deve pertanto essere accolto conseguendone l’annullamento dell’atto impugnato, limitatamente alle prescrizioni che interessano la proprietà della parte ricorrente.” Risulta perciò una procedura illegittima ed una abdicazione del Consiglio Comunale: parole pesantucce che non suonano esattamente come un’assoluzione amministrativa della vecchia Giunta. Resta da capire se verrà riconosciuta Legambiente per i ricorsi di natura più generale. Se però non lo fosse, chi dovrà allora tutelare gli interessi pubblici? E perché una associazione che può presentare per legge le osservazioni, può non essere ammessa a ricorrere se queste non vengono accolte? Peccato a questo punto che la Provincia non sia andata avanti nel suo timido approccio con il Tar. Restano poi sospese sul capo della martoriatissima vicenda urbanistica anche le accuse di natura penale formulate dalla Magistratura ordinaria. L’Urbanistica portoferraiese ne esce ancora più incerta. Una proposta per districarsi dalla insidiosa palude è anche qualle che chiede l’annullamento della delibera di approvazione del Regolamento Urbanistico per poi sottoporlo nuovamente a tutte le osservazioni dei cittadini e delle istituzioni, mondandolo delle varie illegittimità, giungendo così ad uno strumento nuovo e diverso nel suo impianto, rispondente al sentire politico della nuova Giunta. Ci risulta anche che gli uffici tecnici siano piuttosto in difficoltà con il proseguimento delle iter delle circa 40 domande di prima casa accolte perchè su alcune di queste potrebbe pesare anche il dubbio di non conformità con il Piano Strutturale. Una pellicola piuttosto intricata il cui riavvolgimento indietro potrebbe essere un modo per proiettare un nuovo film.
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