Era giugno del 1999 quando partecipai ad una delle più belle feste paesane che nella mia, pur breve, vita abbia mai visto. Il mio compito era solo quello di accendere delle miccette (come quelle di capodanno) che dovevano simulare un temporale: non dovevo far altro, un compito semplicissimo, ma ero teso ed avevo paura di sbagliare sebbene fosse come accendere un fiammifero. Sentivo sulla mia pelle quanto, tutti coloro intorno a me, tenevano alla riuscita di questa festa e ciò mi spaventava e mi eccitava allo stesso tempo. Sto parlando del “Lascito di D’Alarçon” quella rievocazione storica itinerante che ha visto una partecipazione attiva e passiva (partecipanti e spettatori) di molte persone di Porto Azzurro, indipendentemente dal fatto che votassero a sinistra, che non votassero, che votassero a destra, che annullassero la scheda, che votassero al centro, che votassero in bianco. Ciò che ci accomunava (uso il plurale perché mi sono subito sentito parte integrante della festa) era il fatto che volevamo dare lustro al nostro paese; e per fare ciò l’impegno per la recita parti molto tempo prima, volevamo divertirci ma allo stesso tempo fare un qualcosa di serio che rimanesse nei ricordi di Porto Azzurro. Abbiamo dimostrato che al di là delle idee politiche si poteva costruire qualcosa, in fondo siamo tutti “vaporini” e quindi tutto il resto è superabile. Il “Lascito di D’Alarçon” fu riproposto a settembre dello stesso anno (intanto cambiò amministrazione) e anche in quell’occasione ebbe un discreto successo. Tutt’altro clima si è presentato poco più di un mese fa in occasione della “Sfilata storica”. Per cominciare le mie personalissime critiche e proposte dico che occorreva più pubblicità: non sono stati sufficienti quei manifesti attaccati per i negozi e nelle altre zone apposite; occorrevano dei volantini (e che nessuno si azzardi a dire che sarebbero costati troppo perché basta un fuoco d’artificio in meno) da distribuire che contenessero sia una spiegazione storica che la descrizione del percorso della sfilata. Una spiegazione storica, affinché venisse illustrato (più approfonditamente rispetto ai manifesti) cosa la sfilata volesse rappresentare: secondo voi, un turista cosa ha capito di questa sfilata? Ha capito cosa fece D’Alarçon? E il Governatore? Inoltre, la sfilata raggruppava due periodi storici differenti e se si aggiunge che nessuno sul palco ha spiegato niente (ad eccezione di Don Gianni che ha detto l”Ave Maria”…e a proposito perché l’ha fatto?) ci troviamo di fronte ad una confusione totale. La descrizione del percorso sarebbe stata utile perché quella sera la domanda più frequente fu “ma ora da dove parte passeranno?”. Vi saranno stati motivi particolari di cui io non sono a conoscenza ma ove di questi non ve ne fossero sarebbe stato più intelligente far passare il corteo lungo la strada del porto: il punto migliore per ammirare la sfilata. E a proposito di spazio è mancato un servizio di ordine, lasciato al povero Wladimiro che doveva far scansare le persone per far passare il corteo: bastava chiamare un po’ di ragazzi delle due associazioni giovanili che seguissero la sfilata e tenessero a dovuta distanza le persone. Ma mi hanno lasciato sconcertato altre cose ben più gravi dei problemi tecnici facilmente risolvibili di cui ho parlato sopra. La prima è stata la mancanza di serietà da parte dei partecipanti: ho visto un assessore che parlava con gli spettatori lodandosi del vestito, altri che scherzavano tra di loro e facevano a gara a chi aveva il vestito più bello: più che una sfilata storica sembrava una sfilata di carnevale. Seconda cosa, e qui scusate la franchezza, è stata una piccola “Marcia su Roma”: la maggior parte dei partecipanti alla sfilata era pubblicamente esposta alle ultime elezioni a favore di Maurizio Papi! Non sto certo dicendo che occorre un coinvolgimento dell’opposizione o delle altre parti politiche perché non è questo il senso della manifestazione, ma che ci sia un coinvolgimento di quella parte di cittadinanza (indipendentemente dal fatto che faccia politica o meno) che vuole far parte di una festa del e per il proprio paese. Un’altra parte dei partecipanti invece, era composta da persone mai viste e conosciute, che erano amici di amici o che a Porto Azzurro al limite avevano solo qualche lontano parente, e che in quel momento indossavano quel costume come fosse quello di Babbo Natale o quello della Befana. Io non critico il fatto che l’amministrazione si scelga i partecipanti al corteo (fa parte di una sua discrezionalità) ma è profondamente ingiusto che si “venda” questa manifestazione come “del e per” il paese perché non rappresenta tutta la cittadinanza ma solo una parte di essa, quella che ha vinto alle ultime elezioni. Per fare i popolani, che tra l’altro avrebbero dovuto essere in quantità maggiore rispetto agli altri personaggi (e che, per come erano vestiti, non occorreva neanche noleggiare il costume) cosa costava coinvolgere la cittadinanza con un annuncio? I popolani non sono personaggi chiave del corteo, chiunque sarebbe stato in grado di procurarsi il costume. Non fa certo parte della mia ideologia esaltare l’”orgoglio paesano” ma vedendo la sfilata non ho provato quello spirito di coesione con i partecipanti e con gli spettatori che ho provato sia nel primo che nel secondo “Lascito di D’Alarçon”. Complimenti comunque, per l’impegno che c’è stato per riproporre “un qualcosa che ci facesse ricordare le nostre radici” che da tempo mancava a Porto Azzurro e per il nobile gesto di dare in beneficenza le offerta raccolte il giorno seguente. Tutte queste cose le faccio presenti solo ora perché sono convinto che il tempo rende più intelligenti le riflessioni che possono scaturire da un dibattito di tutte e due le parti e perché non volevo rovinare un’immagine turistica del nostro paese già troppo lesa. Un’ultima cosa a proposito della sfilata…ma quanto è costata?
sfilata storica Porto Azzurro