Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo portava a termine una straordinaria impresa. Raggiungeva infatti il continente americano, precisamente l’Isola di Guanahanì, nelle attuali Bahamas, dopo una navigazione mai compiuta ma neppure mai immaginata sino a quel momento. Oggi si discute sulla valenza “politica” dell’impresa, da sempre definita come la “scoperta dell’America” benché il Nuovo Mondo fosse in effetti abitato da numerose civiltà oggetto di “conquista” non proprio pacifica. Resta assolutamente indiscussa, oltre alle conseguenze storico-politiche di dimensione epocale (tanto che a quella data si fissa convenzionalmente l’inizio dell’età moderna) la straordinaria rilevanza sul piano “marinaresco” e scientifico. Quella di Cristoforo Colombo è stata la prima traversata di lungo corso, affrontata con mezzi assolutamente limitati per la dimensione eccezionale e “sperimentale” dell’impresa (le caravelle erano navi di poco più di 20 metri, con 88 membri di equipaggio in tutto) e ciononostante portata a termine con tempi da primato (solo 33 giorni per solcare più di 3000 miglia). Durante il viaggio il grande navigatore ha aggiunto scoperte a scoperte grazie al suo intelligente spirito di osservazione.Ha rilevato infatti la variabilità della declinazione magnetica, il regime degli Alisei, la Corrente del Golfo, il Mar dei Sargassi, la piccola orbita che descrive la Stella Polare e, inoltre, ha definito le due direttrici di traffico transoceanico, che ancora oggi costituiscono rotte ottimali nei viaggi atlantici per il Centro e Sud America. Oggi molti navigatori moderni ripercorrono quei tragitti per traversate di piacere o nell’ambito di manifestazioni sportive, con mezzi tecnologicamente avanzatissimi sia sotto l’aspetto della costruzione che delle dotazioni per l’ausilio della navigazione (per la rotta, le previsioni meteo, le comunicazioni ecc..): abbiamo visto a tal proposito, qualche settimana fa, proprio ormeggiato nella nostra darsena, il trimarano di Giovanni Soldini, navigatore oceanico e campione sportivo, autore di numerosi record. Ebbene anche questi “mostri”, ad oltre mezzo millennio di distanza, si giovano delle importanti esperienze del glorioso navigatore genovese, il cui ricordo è affidato e portato a noi elbani dall’elemento che, benché ci renda isolani ed isolati, ci unisce, idealmente e non solo, a tutte le “terre emerse” vicine e lontane: il mare. L’Elba infatti, come in altre occasioni si ricorda (da ultima la ricorrente manifestazione a Capoliveri per gli Elbani nel mondo), è un popolo di viaggiatori, di navigatori, che attraverso il mare hanno raggiunto i luoghi più lontani alla nostra piccola isola, talvolta per piacere di scoprire, talvolta per scelta di vita. E tanti elbani oggi, oltre ai molti residenti in Australia, sono proprio in America: in Argentina, negli USA, in Canada, ma non solo. In quest’occasione dunque, il Comune di Portoferraio, ricordando l’impresa di Cristoforo Colombo, saluta i concittadini d’oltreoceano, che certamente nel giorno del 12 ottobre avranno modo di pensare anche alla loro piccola “scoperta dell’america” e alla loro piccola isola lontana.
Cristoforo Colombo