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Il passato non va in discarica

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 12 ottobre 2004

Quando gli abitanti del Buraccio cominciarono a soffrire per le esalazioni dell’impianto realizzato dalla Daneco, società molto apprezzata in Regione, la bufala ecologica del ventennio emerse clamorosamente: quella che doveva essere la soluzione alla questione dei rifiuti all’Isola d’Elba era diventato il problema. Dieci milioni di euro andati in fumo, anzi, in puzzo. L’impianto delle meraviglie doveva selezionare a valle tutto il pattume prodotto sull’isola, riciclando il riciclabile e bruciando il resto per produrre energia. L’annoso problema dei rifiuti veniva risolto in un colpo solo, visto che sul tema gli amministratori elbani litigavano e basta, tanto che era intervenuta d’autorità la Regione Toscana, nominando il Cincinnato di turno, Roberto Daviddi, commissario ad acta. “Va’, vedi e provvedi”, questo era l’ordine dall’alto. Detto, fatto: l’isola in procinto di entrare nel Parco naturale non doveva lambiccarsi per cercare soluzioni faticose, come la raccolta differenziata, che non è concepibile per la gente dell’Elba, mica siamo in Alto Adige. Non c’era bisogno di informare, sensibilizzare, creare una diversa coscienza ambientale e soprattutto attrezzarsi in questa direzione: no, i supertecnici della Daneco ci avrebbero tolto le castagne dal fuoco. Buttate tutto come vi pare, noi selezioniamo e vi diamo pure l’energia, più o meno pulita(?). Un messaggio vincente. Non veniamo informati però di un piccolo dettaglio: per poter funzionare veramente, l’impianto ha bisogno di una quantità di rifiuti che l’Elba, fuori dalla stagione turistica, non si sogna nemmeno di produrre (in fin dei conti siamo una piccola comunità umana, solo 30 mila persone, manco una cittadina di provincia sul continente). La domanda sorge spontanea: c’era bisogno di quel tipo di impianto? Assolutamente no. La scelta era completamente sbagliata in partenza. Come minimo, la soluzione era sovradimensionata, meglio: spropositata. Grande e costosa. Sul suo impatto ambientale poi, solo silenzio (prima, durante e dopo). Ma per fortuna, qualcosa di tangibile, in mezzo a tante promesse da parte di presunti specialisti, c’era: la puzza. L’aria fetida. Gli abitanti del Buraccio hanno dovuto porsi una domanda semplice semplice, una domanda che agli amministratori elbani e ai tecnici della Daneco per anni deve essere apparsa inutile: le emissioni dell’impianto inquinano? E se sì, in che misura? E se in una certa misura, con quali conseguenze potenziali? Incredibile a dirsi, queste domande non hanno trovato una risposta nemmeno ad anni di distanza. Anche se l’impianto è stato chiuso. Anche se Roberto Daviddi e altri tecnici hanno patteggiato una condanna per omesso controllo e altro (sei ipotesi di reato, fra cui, guarda un po’, l’emissione di sostanze al di sopra dei parametri previsti). Quindi ancora oggi non sappiamo se abbiamo pagato un sacco di soldi per farci inquinare. Però sappiamo altre cose: che l’impianto non ha mai funzionato veramente, che l’ottanta per cento dei rifiuti finiva di nuovo in discarica, e che la centrale elettrica non funzionava a rifiuti, ma a gasolio. Sappiamo perfettamente che l’impianto del Braccio è stato un pacco, una fregatura colossale. Ma la beffa sembra non essere ancora finita: la Daneco ha chiesto i danni ai comuni elbani, sfruttando la condanna del commissario della Regione Toscana pro domo sua. Sostengono, i mitici dirigenti della potentissima ditta, di non essere stati messi in condizione di lavorare al meglio. E vogliono i danni: svariati milioni di euro. Soldi nostri, prima o poi qualcuno lo deve dire. Quella che doveva essere la parte lesa (i comuni elbani) viene chiamata a rispondere. Ora, se a pagare fossero quelli che hanno contribuito a portare la Daneco all’Elba, non dispiacerebbe poi così tanto. Ma non sarà così. La politica fa rinascere tutti più belli che pria: finora i responsabili della faccenda sono stati per lo più promossi, votati, gratificati, sia a livello nazionale che locale. Incarichi pubblici, consulenze e progetti (sempre nel settore rifiuti, naturalmente) nomine in consigli di amministrazione. Commissari straordinari, commissari controllori, patrocinatori politici, nessuno escluso. Tutti presenti nonostante i continui proclami di trasparenza, legalità, competenza. Le omissioni da parte della classe politica, a parte alcuni casi, sono state “millanta, che tutta notte canta”. Finché hanno potuto, hanno trattato con sufficienza o arroganza lo sparuto manipolo di cittadini che non accettavano di tenersi l’ecomostro e zitti. Sarà bene ribadirlo, adesso che si parla del futuro prossimo venturo: al contrario dei rifiuti, il passato non va in discarica.


buraccio rifiuti

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