Vogliamo proporre, in questa serie di antiche testimonianze, alcuni fatti particolarmente interessanti accaduti molti anni addietro sul nostro territorio che denotano uno spaccato della vita gigliese. Cronaca del naufragio della barca costiera “San Mamiliano” avvenuto il 16 novembre 1878 nelle acque antistanti l’Isola del Giglio. Notizie integralmente ricopiate (anche eventuali errori) dal settimanale l’Ombrone del 24 novembre 1878. “Altro dolorosissimo fatto deve registrare in questa settimana la cronaca della nostra provincia, vogliamo dire di un secondo naufragio, della perdita cioè della barca corriera che faceva il servizio postale dalla terraferma all’Isola del Giglio e viceversa. L’irato Nettuno non fu sazio dei naufragi della Rondinella e del Giove di cui parlammo nella settimana decorsa, volle nei nostri paraggi assoggettare a sorte consimile la Corriera del povero Giuseppe Mai e volle accresciuto di non lieve numero quello delle sue vittime. Oh! L’orribile tridente. Eravamo alla sera del di 15 del corrente, quando la detta paranza, allestito il suo carico specialmente di farina di frumento, chiamati a bordo i passeggeri che transitavano all’Isola del Giglio, che con gli uomini di equipaggio ammontavano al n° 12 persone, si, approntava a lasciare il porto S.Stefano, appena ricevuta la bolgetta postale dell’isola. Il tempo non era troppo favorevole, il cielo era piovoso e oscuro, il vento soffiava da owest e sud owest, le correnti nel canale fra l’Argentario ed il Giglio, correnti da levante per ponente erano piuttosto rapide ed andavano di conserva in gran parte colla direzione del vento e coll’ondata abbastanza alta. Giuseppe Mai, comandante del bordo, da vecchio conoscitore di quella parte del nostro mare ove era nato, cresciuto ed invecchiato, ed ove fin fa fanciullo aveva navigato, indugiò la partenza, mantenendosi pronto ed attendendo che il tempo arrecasse miglioria nel rombo dei venti. Povero Giuseppe Mai! Egli che tante e tante volte con la sua pazienza ed avvedutezza aveva vinto e schivato le perfidie di Nettuno congiunte a quelle di Eolo! Egli che tante e tante volte per la congiunzione irragionevole e capricciosa volontà di questi tremendi Dei, nemici acerrimi dell’umanità, aveva avuto la morte alla gola e ne era rimasto trionfante, questa volta egli pure doveva entrare nel numero incalcolabile dei sepolti nella gran tomba, nella tomba mondiale dei LA BOLINA. Circa le ore 10 della mattina del di 16 il barco rammentato trovatasi già in vista del porto dell’Isola del Giglio a circa 3 chilometri, sopra un fondale dai 70 agli 80 metri, il mare era sempre agitato ma tutto faceva sperare a quei marinai e viaggiatori che in breve avrebbero raggiunto la meta, quando un improvviso, formidabile e furioso colpo di vento di libeccio investì l’imbarcazione che trovò col velame spiegato a riva in un attimo la Corriera, grossa e robusta paranzella, fu capovolta. Questo micidiale colpo di vento deve veramente essere stato potente, poiché fu capace di abbattere questo legno che atteso il molto carico, trovavasi benissimo zavorrato. Dei 12 tra marinai e passeggeri che trovavansi a bordo, 8 scomparvero e miseramente annegarono, gli altri 4, robusti e abili nuotatori poterono evitare la sommersione, si mantennero a galla coll’aiuto di un grosso pezzo di legno staccato e rotto nel momento della catastrofe. Contribuì immensamente al salvataggio di questi quattro individui, il pescatore Niccola Ferraro, che sebbene in distanza abbandonò le sue reti e accorse con suo pericolo sul luogo del disastro. Gli annegati sono Giuseppe Mai padrone e comandante della Corriera, Agresti verificatore dei molini e residente a Orbetello, Natali Antonio dell’Isola del Giglio appuntato nella milizia del 12° Distretto, Cataldo Gennaro, Brizzi Giovanni ambedue del Giglio e Ranieri Ferdinando della Lastra a Signa, scalpellino addetto alle lavorazioni e taglio del granito, più due giovinette gigliesi Arienti Maria di anni 12 e Filomena Pini di anni 13 le quali essendo da basso nel momento del naufragio colarono a fondo insieme alla Corriera. I salvati sono Ansano Mai consanguineo del padrone, Solari Michele, Ferraro Niccola e Olivari Adamo, tutti del Giglio. Le scene di dolore e le più strazianti succedute in quell’isola all’annuncio di tanta disgrazia sono cose più facili ad immaginarsi che a descriversi”. (continua) xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" /
Isola del Giglio sfumata