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Convegno carcere: "Io non ci voglio tornare", la paura delle porte che si spalancano

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 03 ottobre 2004

Si è conclusa la prima giornata del convegno “Io non ci voglio tornare” dedicato al fine pena dei detenuti, organizzato dalla Associazione “Dialogo” in collaborazione con la casa di Reclusione di Porto Azzurro. Nella sala conferenze del Centro Culturale De Laugier di Portoferraio si sono succeduti numerosi interventi mirati ad individuare i punti essenziali di un percorso corretto per un efficace reinserimento dell’ex detenuto, una volta terminata la pena, nel contesto sociale e lavorativo. Si è evidenziato un certo divario tra ciò che il Regolamento Penitenziario e la legislazione in genere prevedono per alleviare quella che è stata definita “la paura delle porte che si spalancano” e la loro effettiva applicazione. Tra i numerosi interventi quello di Alessandro Margara, Presidente della Fondazione Michelucci, che ha definito “una corsa ad ostacoli” il reinserimento basato anche su leggi del codice penale che hanno ancora un taglio punitivo e non rieducativo. “Funziona male – ha detto – anche l’applicazione delle pene alternative. Ne beneficiano non più del 15% degli aventi diritto, gli altri rimangono in carcere. Se si vuole costruire il reinserimento il progetto deve nascere dall’inizio del periodo di detenzione, coinvolgendo gli enti locali.” Sulla linea di un progetto rieducativo e personalizzato che parta dal momento della reclusione anche l’intervento di Laura Volpini, collaboratrice del Prof. De Leo docente di psicologia giuridica de La Sapienza. Gli operatori del volontariato hanno sottolineato il momento involutivo sul piano del riconoscimento dei diritti del detenuto a livello politico nazionale: è in pericolo anche il diritto alla salute, lo minano drastici tagli ai finanziamenti. “Oltre al volontariato delle mani nude, quello che opera tutti i giorni in carcere occupandosi dei bisogni primari delle persone - ha detto Livio Ferrari, Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, - dobbiamo portare fuori dal carcere i diritti calpestati dei detenuti facendoli presente al mondo politico, marcandolo stretto come terzini.” Sono emerse posizioni di netta condanna verso una legge, quella sullo spaccio di stupefacenti, che da sola, come ha detto Corleone, garante dei diritti dei detenuti di Firenze, sostanzia il carcere della metà della sua popolazione. “Rischiamo il paradosso di pensare al reinserimento di persone che non dovrebbero neppure esserci in carcere, ed invece si blindano, ad esempio con il 41 bis, quelli che invece avrebbero bisogno di un vero trattamento rieducativo”. Per il carcere di Porto Azzurro era presente l’unico educatore dell’area trattamentale, Domenico Zottola, assente il direttore Rosario Tortorella, il cui nome figurava tra i relatori. Zottola ha parlato dei progetti lavorativi che si stanno sperimentando nel carcere e dell’esperienza della Cooperativa San Giacomo. Infine ci si è chiesto che cosa facciano gli enti locali per favorire il reinserimento: Giuseppe Battaglini per il Comune di Portoferraio ha parlato della necessità di recuperare una nuova consapevolezza all’interno della Conferenza dei Sindaci: il carcere deve essere inserito nel Piano di Zona. Finora un Convegno che ha evidenziato uno scarto tra i diritti dei detenuti ad un percorso rieducativo e la reale difficoltà o inadeguatezza che istituzioni carcerarie e territoriali spesso incontrano nel metterli in atto. Domenica a Pianosa la seconda parte sul tema "il fine pena per gli stranieri" ed "il fine pena mai".


convegno dialogo

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