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No alla guerra prossima ventura

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 29 gennaio 2003

Lunedì è stato il giorno della memoria, incentrato sul ricordo del massacro di un popolo il frutto di una ideologia perversa a cui nella civile Europa ormai si richiamano solo bande di decerebrati delinquenti. Ed è stato un giorno grave e triste. Ma noi consideriamo tristissimo anche il martedì che è succeduto al giorno della Shoa, avendo appreso che i nuovi governanti del nostro paese (senza neppure sentire il loro parlamento) hanno “tecnicamente” fornito l’appoggio delle basi italiane agli aerei americani che si apprestano ad andare a bombardare l’IRAK. Il nostro paese in un certo senso ha già dichiarato guerra a quella popolazione che sarà di nuovo dilaniata, bruciata e affamata dalla imprecisione macellaia delle operazioni “chirurgiche”, dalla assassina ottusità delle bombe intelligenti. La colpa dei vecchi, delle donne e dei bambini irakeni è solo e soltanto quella di essere guidati da un dittatore sanguinario (armato dagli stessi Stati Uniti ed usato per gli interessi USA nella regione) che ora è diventato “economicamente” scomodo e deve essere eliminato. Per questo si massacreranno, con il beneplacito anzi con la connivenza degli italiani, se andrà bene, migliaia e migliaia di persone, probabilmente perfino in barba alle stesse determinazioni dell’ONU. Continueranno a raccontare storielle di alleanze tra Saddam e quell’altra creatura degli americani, l’assassino alleato ora sfuggito al controllo che è Usama Ben Laden, tanto americano che scrivono il suo nome “Ben” (in arabo “figlio di”) con la grafia yankee “Bin”. Attaccando riusciranno perfino a trasformare quel mostro di Saddam genocida dei Curdi (nel silenzio del mondo) in una vittima, così come l’attacco di Saddam al Kwait aveva trasformato in vittima democratica quel paese medioevale dove i diritti dei cittadini e delle cittadine soprattutto erano e sono carta straccia. La verità vera è che i bambini delle periferie di Bagdad saranno uccisi per gli interessi delle compagnie petrolifere americane e per quelli di Stato di Tony Blair (un socialista ma non al di qua della Manica) che con il conflitto vedrà schizzare in alto il prezzo del “brent”, il petrolio inglese del Mare del Nord. Qualcuno si chiederà a questo punto che senso ha che un giornale come il nostro, fortemente ancorato al suo modesto territorio, apra una sua edizione trattando un problema così smisurato, la risposta è che riteniamo importante che si cerchi la pace anche a partire dal pianerottolo della nostra casa. Qualcuno ci ha scritto dicendo che questo giornale sta diventando un punto di aggregazione e di orientamento per molte persone. Ne siamo lusingati e non sappiamo se ciò corrisponde alla realtà; ma se è vero, esortiamo chi ci guarda con simpatia a schierarsi contro questa assurda guerra a manifestare il proprio dissenso in ogni occasione, ad organizzarsi perche le manifestazioni di rifiuto della guerra prossima ventura risultino le più evidenti possibili, anche qui in questa estrema periferia ultramarina della Toscana. Noi staremo con gli uomini di buona volontà si chiamino Gino Strada o Giovanni Paolo II°.


Bertold Brecht

Bertold Brecht

Gino Strada

Gino Strada

Papa Giovanni Paolo II°

Papa Giovanni Paolo II°