Cara Cosetta Avrei voluto risponderti ieri, lo avrei fatto se non fossi stato stanchissimo, lo meritava la serietà dell'argomento, lo meritava il fatto che arrivava da una parte politica che, nonostante tutto, ritengo ancora la mia casa, un ragionamento su cose serie, su valori, e non l'ennesima notizia di manovre e manovrette, camarille e manfrine per dotare più o meno meritevoli sederi di appropriati seggi o su epiche lotte per mantenere poteri interni o esterni da pollaio. Volevo, Cosetta, spiegarti fuori dallo schema necessariamente anche scherzoso di "A Sciambere" che non mi passa neanche per l'anticamera del cervello di avere un atteggiamento proibizionista nei confronti delle "fiere delle vallette" che anche a me fanno una profonda tristezza. Sono straconvinto che i proibizionismi (pure su altri fronti) non sono mai serviti a risolvere alcun problema. Chi mi fa incazzare invece sono gli uomini, e le donne, spediti a governare in mio ed in tuo nome, che avallano e patrocinano queste imbecillità che dovrebbero essere avulse dalla cultura della sinistra. Forse qualcuno tra le nostre fila, visto che sulla cultura della non cultura, sulla filosofia del disimpegno, sulle puppone di Drive-in, sulla mercificazione femminile contrabbandata per modernità e addirittura per apertura, ha fondato il suo vero potere sua Emittenza, pensa di cavare vantaggi adeguandosi o peggio scimmiottando i Berlusconi e i Berluscloni. Io penso invece che tu abbia veramente ragione quando affermi: "proponiamo anche alternative che possano essere la nostra forza di idee e di cambiamento". Chissà perchè mi torna in mente Enrico Berlinguer, che ho visto molto fotografato nei giardini delle Ghiaie qualche settimana fa, e così poco "praticato" nella vita del tuo e del mio partito. Penso alla sua "austerità" sbeffeggiata dai craxiani della "Milano da bere" (gli embrioni di Forza Italia), penso al suo "rigore morale" che voleva dire prima di tutto impegno politico senza calcolo di vantaggi personali, penso ad un suo modernissimo discorso di ventisei anni fa sui problemi del nord e del sud del mondo, ricordo il suo costante richiamo alla "tensione ideale". Sì Cosetta occorre proporre alternative, occorre riscoprirci alternativi e diversi, se si vuole essere individuati in questa avvilente marmellata se non si ha intenzione di fare del "Finchè la barca va" il nostro nuovo inno. E cominciamo col lasciare le manifestazioni di ciarpame sub-culturale agli altri, cominciamo a discutere di politica, magari a litigare, ma su cose "alte", considerando ovviamente i problemi spiccioli, ma tenendo anche lo sguardo un poco più distante dalla punta dei nostri piedi. Penso Cosetta che indipendentemente da quello che ora ci consideriamo, io e te siamo diventati comunisti (orgogliosamente, ci consenta e si vergogni il pidduista) spinti dalla voglia di giustizia, di pace, di dignità per le donne e per gli uomini di tutto il mondo. Forse sbagliavamo, forse ci avevano fregato, ma le motivazioni erano alte e nobili. Forse oggi essere di sinistra significa tentare di far capire a chi abbiamo direttamente o indirettamente messo in circolazione sulla terra che quei motivi (indipendentemente dalle etichette che ci appiccichiamo) sono ancora validi. E da una misera cosa come lo sculettare in passarella di più o meno floride ragazzotte tirate su a TV spazzatura e forse nel nostro colpevole sopore, si può pure iniziare a ragionare di politica.
Saharawi bimba