Caro Sergio, anche se non fa parte del mio carattere rendere pubbliche le mie idee attraverso un giornale, questa mattina non posso esimermi dallo scriverti per partecipare a quello che trovo un interessante confronto. La discussione che si sta sviluppando su Elbareport circa le misure da prendere per “rianimare” il turismo elbano è invitante e credo, potrebbe fornire importanti spunti a patto che non prevalgano, come spesso accade, la polemica e gli interessi politici. Io mi permetto di parteciparvi nella veste di frequentatore innamorato dell’Isola da 42 anni, e “manovale“ della comunicazione da 18. Ritengo che tutte le tesi fino ad ora esposte contengano osservazioni che non fanno una piega ma, a volte, propongano soluzioni non del tutto corrette. Il fatto di distrarre risorse dalla comunicazione per dirottarle verso la pulizia dell’ambiente lo ritengo un errore di merito. Sarebbe come se una famiglia, dopo aver pagato le tasse, sostenesse i costi di un’azienda privata per pulire la strada davanti a casa. Le varie associazioni presenti sull’Isola dovrebbero, secondo me, concentrare i propri sforzi per ottenere degli enti competenti la pulizia, il mantenimento e la valorizzazione del partimonio naturale e culturale dell’Isola. I Comuni, la Provincia, la Comunità Montana ed il Parco dispongono di budget appositi e hanno compiti istituzionali ai quali non possono sottrarsi. Vorrei in ogni modo far rilevare come questo problema sia vissuto più dagli elbani che non dai turisti. La sensazione è che per non fare autocritica si cerchino motivazioni che certamente non influiscono più di tanto sulla crisi del turismo elbano. Sono convinto che una piccola indagine effettuata sugli ospiti, sottolinerebbe aspetti completamente diversi. Il punto sottovalutato è sicuramente la mancanza di sforzi, da parte dei più, tesi alla fidelizzazione del cliente che troppo spesso si sente abbandonato, privo d’informazioni, soprattutto sopportato e non considerato ospite come invece dovrebbe avvenire. A questo bisogna aggiungere che, in molti casi, il turista paga un prezzo per un servizio che non è rapportato alla qualità offerta. L’improvvisazione da parte di molti gestori di attività commerciali e la mancanza di una strategia a medio e lungo termine, sono alla base di questo problema. Spesso, parlando con amici, porto l’esempio del caffè. Posso spendere anche due euro se il servizio è impeccabile ed il prodotto valido, ma non torno più nel bar che mi serve per 60 centesimi un caffè schifoso con un pessimo servizio. Il rapporto qualità prezzo non può prescindere dalla più basilare regola del commercio: la soddisfazzione del cliente innanzi tutto. Aggiungo che sull’Isola sono diverse e di diverso tipo le attività commerciali che quest’anno hanno risentito marginalmente della crisi. Bisognerebbe avere il coraggio e l’umiltà di imparare da loro e fare tesoro dei propri errori. Parlando della comunicazione poi, senza volermi dilungare o entrare nello specifico, quello che si nota da addetti ai lavori è la totale mancanza di strategia. Troppo spesso, con garnde approssimazione, sono state finanziate operazioni dispersive senza un reale appeal sul target di riferimento. A proposito, ma qualcuno, prima di spendere soldi sui vari media, ha mai stabilito quale sia il target? Infine leggo della volontà di sviluppare il turismo proveniente dai paesi del nord Europa. Benissimo, ma perché prima di tutto non ci preoccupiamo di far tornare gli Ospiti italiani? Non vorrei si ricadesse nell’errore già commesso del “se non ci vieni tu tanto ci viene qualcun altro”.
Panorama bagnanti granito