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Quel piano del Parco che fa l'occhiolino agli ampliamenti edilizi

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 15 settembre 2004

"Il Piano del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano è in gran parte condivisibile e fornisce, attraverso l'enorme quadro conoscitivo redatto dalla Società Agriconsulting, una mole enorme di dati e conoscenze sul territorio, la fauna, la flora e le risorse delle Isole Toscane che rappresentano una vera e propria banca dati che tornerà utile per ogni intervento di programmazione territoriale che dovrà essere realizzato nel futuro. Manca però il necessario confronto e raccordo con le previsioni di un altro importantissimo strumento, il Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale, la cui discussione, redazione ed approvazione avrebbe dovuto accompagnare il Piano del Parco. Purtroppo la bozza di questo strumento, già redatta e consegnata nel 2001 dall'Agriconsulting, giace in qualche cassetto senza che la Comunità del Parco abbia sentito la necessità di analizzarla e, nel caso, approvarla". Cominciano così, con un apprezzamento per il lavoro svolto dall'Agriconsulting e una stoccata alla finora inesistente Comunità del Parco, le Osservazioni al Piano del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano (pubblicate per esteso nella sezione ambiente di Elbareport ndr) presentate da LEGAMBIENTE al Commissario Straordinario Barbetti. Sono 5 pagine fitte di rilievi alle quali si accompagnano le osservazioni del Gruppo LEGAMBIENTE di Giannutri ed un sostanzioso incartamento: le NORME DI ATTUAZIONE della Legge Regionale 56/2000 – Principali misure di conservazione da adottare nei Siti di Importanza Regionale (SIR) - che riguardano anche importanti aree dell'Arcipelago Toscano: Gorgona, Capraia, Monte Capanne-Enfola, Monte Capannello-Cima del Monte, Mola-Schiopparello, Cerboli e Palmaiola, Pianosa, Montecristo, Giglio, Giannutri e che LEGAMBIENTE chiede che vengano recepite dal Parco Nazionale in attesa di definire regolamenti e progetti per quelle aree. Osservazioni a tutto campo e che tralasciano veramente poche questioni tra quelle sollevate dal Piano. In particolare per LEGAMBIENTE non è chiaro per quale motivo non sono state inserite in Zona A aree di notevole valenza naturalistica (aree di nidificazione di avifauna di altissimo valore conservazionistico e che ospitano numerose specie comprese nelle liste "rosse") quali la fascia costiera sud-occidentale dell'Isola di Pianosa (prendendo come riferimento l'habitat prioritario europeo della fascia a Ginepro Fenicio), il promontorio del Marchese, gli isolotti della Scola e della Scarpa. Per il loro grande valore naturalistico e paesaggistico e per tutelare habitat fragilissimi, LEGAMBIENTE invita ad inserire in zona A tutti gli isolotti e scogli che fanno parte del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. Ma sono le Norme Tecniche di Attuazione ad attrarre particolarmente l'attenzione del Cigno Verde che mette anche in evidenza alcune scelte che fanno somigliare troppo, fino a confonderle, le norme delle zone C (di protezione) e quelle previste per le B (Riserva Generale Orientata) per le quali la legge 394/91 prevede una forma di protezione maggiore. "Le nostre osservazioni - dice Gian Lorenzo Anselmi, presidente di LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano - vogliono richiamare il Parco ed il Commissario Barbetti ad una stesura più aderente allo spirito della legge sui Parchi e ad evitare scelte, come gli ampliamenti indiscriminati anche per chi ha già ampliato o addirittura per gli abusi condonati, che sarebbero un passo indietro anche rispetto a certi strumenti urbanistici dei Comuni. Insomma - prosegue Anselmi - pur apprezzando lo sforzo fatto, le buone idee e novità contenute nel Piano e le indicazioni di rilancio dell'agricoltura biologica e del turismo ecologico, chiediamo certezze e chiarezza che non ritroviamo in alcuni articoli che, così scritti, aprirebbero la porta a possibili privilegi e ad operazioni edilizie non compatibili con il fine primo di un Parco: la protezione e valorizzazione dell'ambiente"


ghiaie dall'alto

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