Ultimo giorno per ammirare la mostra di Gabriella Volpini che espone presso la Torre della Linguella. Molte le nature morte, alcuni paesaggi che la luce dell’alba o del tramonto tingono di romanticismo, gli autoritratti che rivelano una notevole e sicura tecnica pittorica, che la Volpini sperimenta da una quindicina d’anni. Evidenti nella sua arte gli influssi della pittura del cinquecento e del seicento, i pre-impressionisti, la scuola italiana dei primi del ‘900, e un amore dichiarato per Telemaco Signorini, i paesaggi di Corot, Lloyd, e, su tutti, la pittura di Luciano Regoli, di cui per un periodo è stata la musa. Gabriella, però, ci tiene a sottolineare le differenze, per cui la pittura del Regoli, anche se simile alla sua per molti aspetti, risulta più “maestosa”. E, in effetti, osservando la ricercatezza dei particolari dei quadri di Gabriella Volpini, si percepisce una pittura più intima, “femminile”. L’ispirazione proviene da un oggetto che colpisce la fantasia. Attorno a quell’oggetto che può essere un nido, una zucca o un cedro, si concentra il momento creativo che consiste nel dare forma alla composizione. Si aggiungono, allora, avvolgenti teli dai colori caldi, tra le cui pieghe si intravedono libri antichi, bottiglie di cristallo che riflettono una luce morbida, rami secchi, oggetti d’uso comune che hanno subito il fascino del passare degli anni. Il risultato di questa pittura è la creazione di un’atmosfera di sofisticata eleganza al di fuori del tempo. La costanza, poi, una volta creata la composizione, consiste nel portare a termine il quadro con la pazienza e la meticolosità che una buona e studiata tecnica richiede.
Quadro Volpini Cena