Domani sarà l’11 settembre, una data che ha ormai segnato per sempre il nostro tempo. Da allora, si è detto che il mondo non è stato più lo stesso. Dopo essere scampata ai pericoli della guerra fredda, l'umanità ha scoperto un’altra minaccia, ma questa volta più subdola: il terrorismo fanatico che si serve della religione per giustificare i propri ignobili crimini. In questi tre anni abbiamo capito che l’11 settembre non è solo una ricorrenza americana: da allora ci sono stati “tanti” 11 settembre nel mondo, quello Spagnolo, quello di Istanbul, quello di Bali, ecc. ecc. fino a quello recentissimo e straziante dei bambini Russi. I criminali hanno dimostrato che possono colpire chiunque e dovunque, senza distinzione di nazionalità, sesso, religione, età, con un disprezzo totale di qualsiasi valore umano, pietà compresa. Ci deve far riflettere anche l’ultimo episodio del rapimento delle due ragazze italiane, che come in tanti altri casi con la guerra non c’entravano un bel niente, questi angeli del volontariato (che tanto apprezziamo) che nel silenzio e lontano dai palcoscenici mediatici dedicano la propria vita ad allietare le sofferenze di chi è più sfortunato di noi. Nelle ultime drammatiche vicende, abbiamo tuttavia colto un piccolo segno positivo. La classe politica italiana di fronte agli ultimi atti barbarici ha trovato un’unità che sembrava insperata, quell’unità che il paese reale, fatta di gente comune, di fiaccolate, di preghiere, ha già dimostrato di possedere. Come altre ricorrenze, l’11 settembre deve essere un viaggio nella memoria, deve insegnarci a non dimenticare che cosa è e dove può arrivare la cieca ferocia del fanatismo criminale. Contemporaneamente, deve essere un monito per farci capire che l’unico mezzo che abbiamo per contrastarla è l’Unità. Se saremo uniti, se saremo decisi nel condannare senza appello questi crimini contro l’umanità, se mostreremo compattezza e determinazione contro il terrore ed i terroristi, alla fine “no pasaran”.
rio elba striscione pace