Caro Sergio, ritengo sbagliato continuare a dividere i diessini dell’Elba fra riformisti e girotondini. Queste sono divisioni generali che sul nostro lembo di terra non hanno più alcun senso. Le scomposizioni, caso mai, sono su come portare a soluzione i problemi del nostro comprensorio. Io appartengo a coloro che hanno un’idea di Isola che si può riassumere con tre affermazioni chiave: 1) valorizzare quello che qui c’è e gli altri non hanno, in altre parole l'ambiente, i beni naturali e culturali che sono le nostre risorse per lo sviluppo e il lavoro; 2) difendere gli interessi collettivi dell’Elba, ossia tutelare i poteri e le autonomie locali, ma contrastare la solitudine istituzionale, origine di tutti i recenti mali economici e morali della nostra Isola; 3) dare al comprensorio una strategia e una direzione unitaria che porti a soluzione i settori più sensibili del territorio e, attraverso la concertazione istituzionale e sociale, coordini ed armonizzi gli strumenti urbanistici e economici. Ci sono poi i nodi da sciogliere che alla fine verranno al pettine. Ne cito solo alcuni: a quale ente assegnare la guida della “cabina di regia” che tutti noi auspichiamo? Le strade sono due: il Comune di Portoferraio o la Comunità Montana. In quest’ultimo caso si tratta di stabilire quali deleghe, vale a dire quali poteri i comuni sono disposti a cedere alla Comunità Montana. Tale ente, diversamente, manterrà tutta la sua inutilità e pertanto bisognerà puntare al suo scioglimento, e quindi giungere al comune unico. Ci sono anche altre risposte che siamo chiamati a dare: il futuro di Pianosa e quello del Compendio Minerario. Ho già avuto modo di dire come questi siano beni d’interesse per tutta l’economia elbana e pertanto il loro futuro non può essere stabilito dai soli comuni nei quali essi ricadono geograficamente. Che dire poi di fronte alla prossima privatizzazione della Toremar? E della scadenza della concessione delle linee marittime? Per ora mi fermo qui. Perciò, come vedi, i problemi politici locali sono ben altri rispetto a quelli che si manifestarono in occasione del congresso di Pesaro. Cordialmente, Lorenzo Marchetti Non ho mai diviso i DS tra riformisti e girotondini prima di tutto perchè penso di non appartenere né all'una né all'altra categoria oppure di appartenere ad entrambe che fa lo stesso. In linea generale poi non godo del frastagliamento degli schieramenti, mi limito ad osservare. E la divisione che c'è ed è nei fatti è quella tra centro e sinistra ed è una divisione che non spacca solo i DS. Sento infatti proporre da persone che aderiscono ai DS politiche, scelte che con la sinistra ci azzeccano ben poco o niente. Essere di sinistra per me non è un fatto di nominalità, la sinistra virtuale non mi attira, non mi sfrizzula il velo pendulo, preferisco la sinistra sostanziale. I problemi politici locali sono ben altri rispetto a quelli emersi a Pesaro? caso mai sono aggiuntivi e rivelatori. Mi spiego: passando dalle visioni del mondo alle ricette per governare la casa, la propria casa, è più difficile mascherararsi, atteggiarsi da radicali, il radicalismo (che col partito radicale non ha niente a che fare) è molto scomodo da vivere, esige coerenza e molto personale disinteresse. Non ho le tue certezze istituzionali. Per me occorre ancora capire cosa deve essere e come deve organizzarsi la nuova comunità montana (e penso che ci sia bisogno di un processo costituente dal basso per deciderlo) anche se sono certo che la CM non potrà esimersi da essere un soggetto facilitatore della semplificazione istituzionale isolana, che si deve realizzare, pena un modioevo amministrativo prossimo venturo. Ma non do niente per scontato, anche i DS dovevano essere l'elemento fondante dell'unità del centrosinistra elbano, ed invece da anni sono ormai la fonte di tutte le divisioni.
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