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Controcopertina: Elbareport e la pubblicità - o giornalisti e non

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 04 settembre 2004

Cari lettori: chi momentaneamente si trova a promuovere la raccolta pubblicitaria che serve a mantenere in vita questo “liberissimo” giornale si è vista ad una proposta rispondere con questa mail: “Cara …. ti ringrazio per l'attenzione riservataci ma, malgrado la simpatia nei tuoi confronti e pur riconoscendo la valenza pubblicitaria di una inserzione su "Elbareport", non possiamo investire in un prodotto di cui non condividiamo la linea editoriale, a ns. parere troppo urlata e troppo schierata, dove spesso trovano spazio articoli firmati da personaggi che si credono giudici di argomenti e situazioni che, a voler essere clementi, quantomeno non ne conoscono i risvolti e le problematiche locali”. Orbene fatto salvo che ognuno è legittimato ad usare i suoi soldi come ritiene opportuno, analizziamo ciò che ci risponde questo signore e sintetizziamo: “..come imprenditore ammetto che sarebbe conveniente investire in pubblicità sul vostro giornale, ma siccome non la pensate come me ed inoltre giudico che non siate all’altezza di giudicare e poi date la parola a chiunque, non voglio avere niente a che fare con voi”. Meraviglioso. Una persona normale che avesse avuto le stesse opinioni forse si sarebbe limitata a contrapporre un cortese “No Grazie” magari avrebbe accampato scuse di bilancio aziendale etc. Ma il nostro, altezzoso, forse in ragione di quelle quattro palanche che per avventura la vita gli ha destinato, si è ritenuto in diritto di dare lezioni, lui che evidentemente finanzia solo giornali “non strillati” e decisamente oxfordiani. Ma continuiamo ad analizzare: cari lettori definireste dei giornalisti che si adeguano alla “linea editoriale” (leggi opinioni politiche) dei loro inserzionisti/finanziatori in maniera diversa da “stupidi megafoni senza opinione” o da “poco dignitosi servi del padrone”? Ma quale è ci domandiamo il giornalista ideale per lui: Emilio Fede? Ovviamente il diniego non ci turba più di tanto: Elbareport continuerà ad esistere (ed a crescere come ha costantemente fatto da quando è nato) con buona pace del nostro disistimatore. Lo farà continuando a urlare, quando serve, perché Ho Chi Min diceva appunto “Urlino le ingiustizie del mondo”. Lo farà continuando ad ospitare le opinioni di tutti, ma proprio di tutti, compresi coloro che, senza offendere, contestano la “linea editoriale” di chi ci scrive ogni giorno su Elbareport. Certo i nostri incaricati non smetteranno di cercare le inserzioni che ci aiutano a tirare avanti, a perderci meno soldi, lo faranno rafforzati anche dal fatto che non vanno a chiedere contributi, regalie o limosine, bensì, per ammissione dello stesso sdegnoso signore, proponendo un prodotto commercialmente valido: la visibilità su un piccolo-grande giornale che conta ormai i suoi lettori quotidiani nell’ordine delle migliaia. E dobbiamo anche ringraziare il nostro: egli ci dà occasione per fornire un’assicurazione a chi intende acquistare i nostri spazi pubblicitari: quella che non potrà comprare assieme al banner neanche un briciolo della nostra coscienza, che non potrà arrogarsi il diritto di far tacere nessuno della redazione o della cittadinanza. Ma in ultimo ci si lasci osservare che se questi sono gli imprenditori elbani di successo, ben si capiscono le ragioni della crisi.


Elbareport

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