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Controcopertina - Il mostro che minaccia San Giovanni

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 02 settembre 2004

Nella premessa che la società Teseco, depositaria del progetto per la domanda di concessione al porto turistico in località San Giovanni, riferisce che la regione Toscana ha inserito nel piano regionale dei porti e approdi il sito di San Giovanni in Portoferraio. Sulla base di questa premessa, citando l'articolo numero 3 del Dpr, il piano strutturale del comune di Portoferraio e di localizzazione delle aree portuali, l'articolo 25 del regolamento urbanistico UTOE San Giovanni etc, chiede la concessione per anni cinquanta delle aree ricadenti in detta località allo scopo di realizzare il porto turistico e di provvedere alla sua gestione. Il Comitato Permanente per la tutela di San Giovanni, visionato nel suo complesso il progetto, ha individuato da subito la mostruosità dell'opera bocciandola solennemente. Da parte del comitato non c'è alcuna pregiudiziale; ci siamo basati sulla conoscitiva convinzione che l'individuazione a San Giovanni di un porto o approdo turistico di 350 posti barca sia un madornale e scriteriato inserimento. Benché sia previsto dalla Regione Toscana il piano del porto a San Giovanni, la sua indicazione non è sufficientemente avallata da un piano di studio che abbia, a suo tempo, considerato la benché minima situazione ambientale. Nel piano strutturale di Portoferraio è stata localizzata l'area di San Giovanni ma nello stesso sono evidenti le contraddizioni nella stesura facendo intendere che dovranno essere vagliate tutte le problematiche inerenti a tale eventuale struttura quali l'impatto ambientale, la viabilità, le aree di parcheggio auto, le infrastrutture etc. Queste problematiche erano e sono sufficienti a che non venga preso in considerazione un piano del genere. Andiamo a spiegare nel dettaglio quali sono le ragioni del nostro dissenso, confortati dal fatto che come abitanti del luogo abbiamo una conoscenza reale e razionale di ciò che è San Giovanni e di ciò che speriamo possa diventare. Il progetto Teseco si configura come un bacino portuale di mq.127.000, con una diga semicircolare avente raggio di circa 300 metri dal litorale fra la valle a ridosso dell'hotel Airone fino al mulino a ridosso di San Marco, ha una larghezza di 40 metri dei quali più di venti emersi, un'altezza sul livello del mare di metri 3,20 più l'altezza dei massi di contenimento. Da San Giovanni non si vedrà più Portoferraio, più il golfo adiacente, con la scomparsa di uno dei più osannati panorami italiani (se non del mondo intero ). Scompare la tipologia e il litorale, la conformazione naturale sarà completamente annientata con il conseguente insabbiamento o erosione del restante sviluppo costiero. A questo proposito ci chiediamo come è stato effettuato lo studio delle correnti: la logica e la conoscitiva evidenziano uno studio a senso unico coincidente solo a determinare la convenienza progettuale. A San Giovanni, in un passato abbastanza recente, abbiamo già sperimentato il grado di insabbiamento causato dall'impatto che ebbero le correnti marine col pontone della Bonatti che fece diga per anni in quel tratto di mare. Noi conosciamo bene le correnti marine in entrata e uscita nella baia e nel golfo: in entrata da est a ovest troverebbero lo sbarramento diga col conseguente rimbalzo dei detriti dovuto al basso fondale e ad ovest l'impossibilità di ritorno per la via inversa. Non è solo necessario individuare San Giovanni come unico inconveniente per le sofferenze dovute alle correnti marine ma si può prevedere anche nel rimanente bacino (di quella che non sarà più una baia) fra la diga e Portoferraio, che avrà uno spazio ristretto quasi della metà rispetto a quello attuale. Alla commissione questa prospettiva dovrà far sorgere dei grossi dubbi sulla vulnerabilità di tutto il porto commerciale e della Darsena compresa. Non è comunque condivisibile l'accettazione che la Teseco o chi per essa si propone il rilancio dell'economia di Portoferraio legata al progetto presentato. Tale asserzione nominata nelle relazioni allegate al progetto è solo opportunista ed inserita in un contesto strumentale a cui fa riferimento. Uno specchietto per le allodole al quale la irreversibilità trova opposizione per la totale mancanza di garanzie per le imbarcazioni da diporto indigene. Troviamo assurdo e sottovalutante l'intelligenza degli abitanti di Portoferraio quando in un'altra relazione la società Teseco dice esplicitamente che gli sfrattati potranno trovare ormeggio al di fuori della diga fra il mulino e la punta delle Grotte. Tutti sanno che è e sarebbe impossibile operare e fare attracchi in quel tratto di mare. Il progetto, a conti fatti, potrà solo accontentare i milionari ai quali di San Giovanni e dintorni non importa proprio nulla. Il bacino, riferito al progetto Teseco, prevede metri 1250 di banchinamento con circa 60.000 metri cubi di cementificazione comprendente tutto il litorale interno ad esso. In pratica scompare la spiaggia adiacente il borgo e quella adiacente all'hotel Airone. L'impatto ambientale è sconvolgente e va a braccetto con la scomparsa della panoramica e la geografia dell'intera zona compreso l'eventuale dissesto idrogeologico considerando che al limite del bacino sfociano due fossi che hanno una portata non indifferente d'acqua e detriti. Nel progetto non si parla di infrastrutture legate al porto e poiché si chiede da parte della Teseco la concessione per la gestione di un porto, ci chiediamo come si può conciliare la parte strettamente portuale con le infrastrutture legate a questa domanda progettuale: le relazioni annesse al progetto riferiscono di servizi previsti a ridosso della diga senza menzionare lo scalo di alaggio in funzione dello standard medio degli scafi ospitati. Dove ubicare lo scalo le cui dimensioni per metri quadrati dovranno ospitare imbarcazioni di oltre venti metri di lunghezza rimessaggio compreso? Questo spazio eventuale dovrà essere conglobato con l'area di parcheggio auto e alle costruzioni inerenti il soddisfacimento degli utenti. L'area di parcheggio prevede per le nuove costruzioni un posto auto per ogni imbarcazione (posto barca). Al proposito vogliamo evidenziare che se per ogni posto auto lo spazio previsto minimo è di 8 metri quadri e considerata l'area di manovra si va ad occupare una superficie di oltre 8.000 metri quadrati. La nostra comunità da sempre invidiata per la tranquillità che la contraddistingue verrà sconvolta da tutte queste mostruosità non considerate ma che dovranno essere prese in considerazione da coloro che sono preposti all'approvazione del progetto. I residui del dragaggio per migliaia di metri cubi si sente dire che verranno resi innocui, non sappiamo bene, da cmale procedimento né dove dovranno essere stoccati. Un bel problemino anche questo che deve far pensare come San Giovanni potrà ancora ospitare i materiali di scarto già ospitati nell'evento alluvionale. San Giovanni è lo specchio di Portoferrraio e purtroppo fino ad oggi non è mai stata presa in considerazione la sua importanza dal punto di vista turistico, economico ed ambientale. E' sempre stato, questo è vero, la pattumiera di Portoferrraio. Comunque non vogliamo un mostro che stravolga tutto; meglio, allora, tenerci il nostro mostricciatolo. Da anni avanziamo la proposta del rifiorimento della diga attuale collegata al litorale con un ponte a giorno che permetta il naturale svolgimento della corrente marina affinché si possa fruire della diga con un camminamento di modo che nella parte interna al bacino possano essere ubicati posti barca in numero ragionevole e contenuto per i nostri concittadini. A terra potenziamento di servizi con parcheggio limitato e la possibilità di costruire edifici in maniera moderata e razionale.


san giovanni porto turistico

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