Ringrazio il Dottor Manciulli per la sua cortese risposta. Prendo atto di quanto ora ci dice circa il suo pensiero pregresso e mi auguro sinceramente che l'attenzione con la quale egli segue i problemi del nostro territorio, non limitatamente al problema dei problemi rappresentato dalle difficoltà traghettuali in generale ed il relativo iperbolico costo, non venga mai distratta da interessi "superiori" quali erano quelli Lucchineschi in quel preciso tempo. Approfittando quindi della cortesia di Elbareport, vorrei proporre alcune ulteriori osservazioni a sostegno della necessità, a mio parere evidente e lapalissiana, di avere, l'isola verde & blu, il controllo del proprio destino e della propria portualità. E quindi avvenuto che il matrimonio, purtroppo d'interesse e non d'amore, fra Piombino e l'Elba, si sia purtroppo compiuto e anche troppe volte consumato, anche se non proprio in maniera canonica. Perché questo mio pessimismo? La domanda la giro a Voi, gentili lettori. Vi sembra possibile che gli interessi del porto elbano siano gli stessi di quelli del porto di Piombino? Le prime avvisaglie si ebbero circa 10 anni or sono quando, con autentico disprezzo delle leggi della natura, si pensò di buttare a mare i fanghi industriali del porto di Piombino, solamente per sveltire i lavori di costruzione del nuovo molo frangiflutti necessario all'alloggiamento in porto di navi carboniere e da trasporto con relativo abbassamento dei fondali fino a 15 metri ed oltre, essendo il pescaggio di quelle navi di 13,50. I fatti sono ben noti : tutto lo schieramento politico, quello ai tempi comune sia all'Elba che a Piombino, pretese l'approvazione, da parte delle associazioni commerciali elbane, di detto piano venefico e mortifero. Con sicura violenza culturale si cercò, con le buone e con le cattive, di imporre codesto piano che semplificava la vita alle innaturali pretese piombinesche e faceva risparmiare circa 10 miliardi di lire al povero Lucchini, sempre sofferente per le avversità politiche di cui sfacciatamente gode. Che dire. La nostra determinazione, soli contro tutti fatto salvo Greenpeace e Legambiente di Piombino (di Piombino, badate bene, non dell'Elba) costrinse quei ben determinati gentiluomini a recedere ed ad affrontare la costruzione delle vasche di contenimento dei fanghi nella zona retrostante il porto, come ora stanno facendo con anni ed anni di ritardo e costi maggiorati. Ma questa grande vittoria morale e fisica ci è costata poi molto nel tempo. Come? con il diniego all'ingresso in mare di una terza compagnia traghettuale, tutta di capitale elbano. Sicuramente la presenza di una terza compagnia di navigazione avrebbe calmierato i costi folli del traghetto mantenendoci la fedeltà e l'amicizia di chi non è più giustamente disposto a pagare un traghettamento di 50 minuti al costo di una crociera nel mediterraneo. Forse all'Elba avremmo ora qualche migliaia di clienti in più e, dato che viviamo di solo turismo e relativo indotto, non mi sarebbe parsa cosa non buona e non giusta. Aggiungiamo anche che una quarta compagnia di navigazione, questa di capitale australiano, si affacciò sul Canale del Pomodoro (Oro Rosso, in tutti i sensi) con una offerta veramente interessante. Partenza da Livorno ed arrivo a Marciana Marina. 25 posti di lavoro autentici per solo elbani, gratuità di traghettamento per i Marinesi. Dopo le giuste ed iniziali disponibilità dell'Amministrazione Marinese, ci fu un inspiegabile dietro front, del tipo non ci eravamo spiegati, forse perché il Ministro che abitualmente soggiorna felicemente a Marciana Marina, magari arrivando con elicottero, non voleva che il suo paradiso fosse contaminato da 4 corse giornaliere, di sole vetture, facilmente gestibili. Tanto, disse il Ministro, c'è già Portoferraio che si sacrifica per tutti. Considerazioni finali: Piombino ha tutto il diritto di trovare forza e lavoro dalla presenza di un porto industriale ma non uccidendo il trasporto vacanziero. Allarghi pure il suo interesse nel ricevimento di ogni materiale industriale, diventi pure un casello marittimo di quelle che sono chiamate le autostrade del mare, ma salvaguardando anche i diritti alla sopravvivenza degli elbani. Piombino è sicuramente città Martire del Lavoro, regalata in isposa al Truce Tondino senza neppure un gratificante suo dono di cammelli e pecore. Ma la gente si reca al suo porto non per la meraviglia che esso rappresenta, con le sue sempre fumanti ciminiere, ma solo per traghettare all'isola verde & blu. Siamo noi, l'Elba, l'oggetto del desiderio, il motivo del viaggio e della presenza nel loro territorio. Piombino è solo un mezzo che ci fa pagare a caro prezzo la sua parziale disponibilità. E perché, quindi, mantenerci in sudditanza con l'Autorità Portuale, lasciando a detta Autorità la possibilità di decretare la nostra vita o la nostra morte? Le soluzioni: a) dividere detto Istituto in due, indipendenti e sinergici, ma indipendenti. Due autorità portuali, con diverse prospettive e comunque legittime aspirazioni; b) disegnare nuove prospettive di collegamenti, sia a nord che a sud dell'isola, semplificando la vita a chi viene dal nord e chi dal sud. La destinazione Piombino deve rimanere ma surrogata e rinvigorita da alternative valide, che facciano risparmiare tempo e danaro ed offrano altre opportunità ai nostri futuri Ospiti(di scelta geografica, di costo, di comodità) c) rinforzare il collegamento più breve, fra le due sponde, oggi esistente e cioè fra Piombino e Rio, rivedendo le strutture portuali e viarie di Rio (e questo farebbe bene anche a tutta quella parte dell'Isola dato che "chi non vede non compra" riducendo quindi tempi e costi; d) rivedere il modo, esoso e burocratico, con il quale oggi si vendono biglietti. Eliminare le prenotazioni lasciando l'ordine di partenza solo legato all'ordine di arrivo, come si fa a Messina ed a Reggio fatto salva la prenotazione, o la precedenza, per i Bus; e) vendere i biglietti dal bordo della strada non obbligando gli Ospiti ad abbandonare la vettura per portarsi al primo piano della palazzina costruita per la comodità e gli interessi degli operatori che dei clienti. f) installare i cartelloni informativi sugli orari di partenza e sui relativi costi, con l'indicazione di posti disponibili, anche contro le idee del Signor Onorato che, contrariamente alla Toremar, ha respinto in modo brusco e definitivo l'invito dell'Autorità portuale ad adeguarsi a questa direttiva, il tutto senza che la predetta A.P. avesse nulla da eccepire al Commodoro g) utilizzare tutti gli approdi possibili dell'Elba, affinché l'Ospite possa scegliere quello a lui più comodo in relazione alla sua destinazione; h) questo è il punto più difficile da ottenere: ritrovare la via della dignità degli interessi elbani e piombinesi, senza soccombere ad ordini di scuderia politica e finanziaria, senza Se e senza Ma, colme oggi amabilmente si usa dire.
traghetto Moby Lines avaria
traghetto Toremar
Moby Giraglia
Marmorica toremar navi
Liburna Toremar
moby fumo nave