“Nini .. tu ‘un ce l’avrai mica troppo co’ fiorentini, che pigli sempre pe’ icculo?” Così ci rimbrottava un amico gigliato, un po’ infastidito dal nostro frequente prendere per i fondelli chi sta in Firenze, soprattutto per la scarsa acquaticità media del popolo della capitale toscana. Abbiamo risposto intanto che si doveva leggere questa supposta acrimonia (l’assessore potrà pensare che la supposta acrimonia sia un farmaco da assumersi per via rettale, ma non è così) come una manifestazione del rapporto di odio-amore verso l’antica madrepatria, essendo l’Elba e particolarmente Portoferraio, il più “fiorentino” dei territori della toscana marittima. Infiorettavamo il discorso con note storiche e linguistico-dialettologiche, poi, facendo ricorso alle nostre scarse conoscenze della cultura popolare, citavamo l’antichissimo “canto a contrasto tra il villano e il fiorentino” dimostrando che questo sbertucciamento (che non significa assimilare qualcuno al già assessore ) tra contado e cittade doveva ritenersi cosa normale e giocosa, ergo non realmente offensiva. Parimenti facevamo buoni propositi di non infierire più di tanto, in futuro, sulla nobile fiorentina schiatta. Ma oggi c’è stato l’incendio della barca fuori dell’Enfola. “Che c’entra?” - si domanderà qualcuno – c’entra. Un nostro amico che stava osservando l’incendio in mare dal Puntale ci ha riferito di essere stato avvicinata dall’immancabile fiorentino che gli ha chiesto: “La è già affondaha?” ottenendo in risposta un cortese “No”, laddove sarebbe stato più giusto contestare: “Popo’ di torzolo, eccome faceva a fa’ fiamme e fumo da sott'acqua, se la era già affondata? Ma sei proprio fiorentino sa’!”