Cara Gina Ti sembrerà strano che utilizziamo questo spazio di solito riservato al cazzeggio per scrivere una breve lettera seria. Ma in realtà questo è per noi di Elbareport uno spazio franco dai condizionamenti, da usare anche col cuore e con la pancia oltre che col cervello, per liberare emozioni, allegre quasi sempre, ma qualche volta diverse come quelle che sentiamo tirando giù queste righe. Non ce la sentiamo di essere formali in questa occasione, vogliamo solo porre a te ed a chi ci legge una riflessione. Conosciamo la dedizione che hai avuto per tuo padre (che doveva essere orgoglioso di avere una figlia come te) e sappiamo che le vicissitudini sanitarie della tua famiglia ti hanno aiutato a maturare coscienza e conoscenza di un mondo dove c'è anche gente che intensamente soffre e che avrebbe diritto al massimo livello di rispetto, aiuto e solidarietà da parte della comunità intera. Ma sei stata brava, Gina, perchè sei riuscita a capire (e qualche volta a farci capire) che le carenze sanitarie di questo paese non sono intollerabili in ragione dei singoli casi, della singola sofferenza che ci è più o meno vicina. Hai trasformato in politica (che è una cosa nobile ed alta) la tua incazzatura e la tua indignazione, ti sei messa, partendo dai casi tuoi, a pensare "collettivamente" Immaginiamo quello che provi e pensiamo che al momento quello che ti diciamo possa sembrarti irrilevante e perfino banale. Tra un po' però considererai la ricchezza che ti ha lasciato tuo padre: la capacità di fare la faccetta dura quando serve, l'occasione per essere utile al prossimo e nel caso a quanti più disperatamente hanno bisogno di persone utili. Citiamo a memoria un passo di Brecht: "Poni il dito sul rigo e chiedi: "Questo cos'è?" perchè sei tu che devi pagare il conto". Continua a mettere il dito sul rigo, Gina, è la cosa migliore che puoi fare per tuo padre e per noi tutti. Un abbraccio