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Nardelli Katia torna a scriverci

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 12 agosto 2004

Caro Direttore di Elbareport Sergio Rossi, Lei da direttore corretto e giustamente fiero del suo giornale rispondendo ad una lettera datata 11/6 che le dava l’addio, scriveva orgoglioso che il suo giornale aveva come caratteristica fissa quella di pubblicare sempre tutto. Di questo la ringraziamo tutti e gliene rendiamo merito perché fino ad oggi è stato davvero così… In un’ altra sua risposta ad una diciassettenne datata dicembre 2003 scriveva che Elba Report non ha mai censurato un rigo e mai l’ ha tagliato…. Tutto questo per non violare il principio di libertà altrui. Non so se ha deciso in seguito di cambiare la sua linea editoriale... Ma, ahimè, caro Sergio Rossi, ci sono delle “cosucce” che non mi spiego… che mi risultano poco chiare sul suo “modo” di essere direttore imparziale di un giornale, in quanto esse non sono proprio caratteristiche dei seri e corretti giornalisti! Forse continuo a sbagliare classificandola giornalista, perché come lei tiene a puntualizzare, non possiede nessuna laurea, neppure quella CEPU…ma è solo un giornalista iscritto all’albo dei pubblicisti. Il primo chiarimento che vorrei, è per quale motivo lei pubblicò una mia lettera datata 11/6 cambiando una parola. “UMILMENTE”, dalla copia originale che sono certa lei ricevette, diventò con la sua correzione a suo piacimento “INUTILMENTE”, cambiando radicalmente il significato! Lo ha fatto forse solo per gioco…?O forse, per il noto “spirito di patata” da lei citato in una risposta ad un’altra mia lettera? Certo, è più chiaro a lei che non a me, che non lo ha fatto per errore… Quindi caro Sergio Rossi, se si ritiene un serio, leale e corretto giornalista, inizi dalle piccole cose… Se proprio deve fare “volontariato informativo”, come lei stesso afferma, lo faccia nel modo giusto, altrimenti si dedichi ad altro volontariato, magari lì troverebbe maggior consenso e gli riuscirebbe sicuramente meglio.. Sergio, lei ora si domanderà giustamente: ma questa chi diamine è?Che cosa vuole? Continui pure a stare tranquillo, se già lo è...non voglio assolutamente niente; sono già in troppi quelli che ultimamente da lei pretendono qualcosa… Io personalmente mi sono chiesta perché e come mai? Lei non se lo chiede mai? Ma, l’Italia è piena di domande senza risposta… vuole che ci si perda dietro a cosa vogliono da Sergio Rossi e perché? No davvero… Ma, da “piccole persone” quali siamo, torniamo alle nostre piccole cose… Sono sempre la stessa, quella che due mesi fa la fece tanto indignare per aver scritto una lettera di solidarietà umana ( non so se comprende bene il significato di questa parola…se non le è chiaro se lo faccia spiegare da chi ha i titoli per farlo, visto che ormai, l’età per capire ce la dovrebbe avere…) alla Famiglia Nocentini. Insomma, sono quella che lei definì pettegola e ridicola: Nardelli Katia, partigiana di Nocentini, così lei mi nominò… Una di quelle che avrebbe dovuto tacere, visto il momento, ed aspettare che la magistratura compiesse il suo lavoro… A tanti altri invece era lecito scrivere e parlare come e quanto volevano… Ma la libertà di parola in Italia, non è uguale per tutti?Mi auguro ancora di sì, caro Sergio Rossi. Personalmente dopo l’ 11/6, data di pubblicazione della mia lettera, ho taciuto per due lunghi mesi, ascoltando e leggendo di tutto…non più indignata, ma sempre di più schifata da quello che “certi” scrivevano. Oggi, più fiduciosa e serena nell’animo, sono avida di domande, spiegazioni e verità…e lei è tra quelli che qualche “spiegazione” dovrebbe darla...(il condizionale è d’obbligo perché chissà se la darà mai…). Allora Sergio Rossi, come mai quell’ “umilmente” della mia lettera, diventò in quella riportata dal suo giornale “inutilmente”? Forse le faceva più piacere pensare che noi (dipendenti di Piazza Pietri, come era firmata la lettera) scrivessimo inutilmente... Quella lettera Caro Sergio Rossi era scritta con il cuore ed il solo scopo era quello di arrivare al cuore delle persone care. Ma, ahimè, quando si parla di valori e sentimenti ho seri dubbi che lei possa capirmi… Ma torniamo ai giorni nostri; all’arrivo della nave che riportava a casa Tiziano Nocentini: là, sul quel porto, ad attenderlo, c’ero anche io (che “partigiana” sarei altrimenti…)! Anche io facevo parte di quei “poveri di spirito”…(ma che cosa significa?ma ogni tanto si rende conto di ciò che scrive???). Comunque, povera o non, ero finalmente felice e fiera di trovarmi lì e avrei volentieri urlato al mondo tutta la mia felicità… Personalmente non ho assistito a niente di tutto quello che lei ha riportato, a parte qualche suono chiassoso o poco più… Sono stata ben attenta ad osservare tutto e tutti i presenti…e non per una questione di numeri alla quale lei fa insulsamente riferimento! Lei sa meglio di me che bastava volerlo e potevamo essere in “centomila”… A lei proprio non va giù che Tiziano sia amato e stimato da tutti (dico tutti….non TANTI)! E non si dà proprio pace del fatto che più passa il tempo e più è così… Perché? Perché scrivere sempre tutte quelle cattiverie gratuite?e con quella malignità? Per una buona volta, si rassegni! Inoltre, al porto, nessuno è stato offeso: è stato solo chiesto se per una buona volta queste persone potevano essere più discrete nel fare quello che è il loro lavoro e lasciare spazio alla famiglia già molto provata. Lei sa meglio di me che in quella circostanza nessuno si è preso diritti non concessi, come sa bene che fatti gravi non vi sono stati. In alcune circostanze, come in questa, a mio modesto parere non dovrebbe essere neppure necessario chiedere comprensione e rispetto e dovrebbe essere istintivo, umano… Al porto aspettando Tiziano, si è dovuto chiedere rispetto e comprensione: questa è la vera gravità! E’ di questo che ci si dovrebbe realmente vergognare… Caro Sergio, vede quanto bisogna tollerare nella vita… P.s. Non è importante che pubblichi questa mia lettera: se le da “fastidio” non lo faccia. Vorrei solo che per una buona volta nella sua vita, provasse a capire, comprendere… Ringranziandola per avermi dedicato il suo preziosissimo tempo ( se me lo ha dedicato…), le auguro buon lavoro sempre a beneficio di tutti. Nardelli Katia. Signora Nardelli Katia E' giusto che la verità trionfi, è vero, lo ammetto, come un po' contortamente lei dice, due mesi ho trasformato un suo "umilmente" in un "inutilmente" non già perchè chi ha impaginato il testo della sua lettera è incappato in un banale errore, ma perchè con fredda determinazione, schiacciato dalle sue argomentazioni, ho deciso di rivalermi così. Ma scherziamo Nardelli Katia? Chi crede possa credere ad una cotale panzana? Mi permetterla poi di correggerla, Nardelli Katia, o meglio renderla edotta, solo sulla questione del titolo: un pubblicista è un giornalista ed è, al pari di un professionista dipendente, abilitato all'esercizio della professione, di giornalista appunto. Ugo Stille, per farle un esempio, che è stato corrispondente da New York e successivamente Direttore del Corriere della Sera é, pensi un po', un pubblicista. Il titolo è sufficiente per essere direttore responsabile di una testata, e dovrebbe essere tra i titoli richiesti a chi esercita la funzione di addetto stampa in un ente pubblico, anche se poi la norma almeno all'Elba è stata sistematicamente aggirata, da enti grossi e piccoli, che in diversi casi, hanno affidato nei fatti il compito a persone non iscritte al normale e normato Albo dei Pubblicisti. Ma queste sono considerazioni che aggiungo a margine. Vorrei altresì significarle Nardelli Katia (l'ho già scritto ma forse le è sfuggito) che sono tra quelli che si è rallegrato che Tiziano Nocentini sia stato sottoposto ad una misura di custodia meno pesante, così come ho avuto mi ha fatto piacere che Alberto Fratti sia uscito dalle Sughere, e così come mi dolgo che altri due indagati restino in carcere, e non perchè mi leghino ad essi rapporti di amicizia, parentela, dipendenza lavorativa o altri vincoli, ma perchè sono DA SEMPRE contrario (salvo limitatissimi casi)all'applicazione della carcerazione cautelare. Non commento Nardelli Katia il passaggio della sua lettera relativa alla (supposta) querelle con l'on. Matteoli, se non per notare l'elegantissimo: "sono già in troppi quelli che ultimamente da lei pretendono qualcosa…" che mi pare sottintenda un suo sottile piacere per il fatto che mi sia arrivata una citazione giudiziaria. Se è così contenta lei ... Se so cos'è la solidarietà? Penso di sì Nardelli Katia, credo di averci informato "soltanto" il mio lavoro e la mia vita. Non so se ci sono riuscito ma penso di aver diritto ad una giuria un poco più vasta da quella rappresentata dal giudice monocratico Nardelli Katia, che sul mio conto, sul mio giornale si permettette (evidentemente molto confortata, al di là delle umili forme, da un'altissima considerazione di sé stessa) di tranciare giudizi e pronunciare inappellabili sentenze. Ultima e più delicata questione i "fatti del porto" per i quali la rimanderei Nardelli Katia alla lettura della mite e civilissima lettera di Patrizia Piscitello (che c'era insieme ad Elena Maestrini) e che ha ricevuto gesti e parole ostili, a differenza di altri "pubblici informatori", così come accadde alla stessa Maestrini a me personalmente ed a Luana Rovini durante la fiaccolata pre-elettorale. Se qualcuno afferma che la "festante trentina" del molo n. 1 si è comportata nei confronti delle due croniste in maniera diversa da quanto è stato riportato da questo giornale non è solo un "povero di spirito" ma anche un patentato mentitore. La migliore riprova sono le scuse formulate a posteriori da persone presenti alla mini-gazzarra, anche se indirettamente, a Patrizia Piscitello, la quale (incidentalmente) è mia moglie, e dalla quale non ho raccolto il suggerimento di glissare sulla sua lettera: "Se le rispondi ancora - aveva detto - le dai perfino troppa importanza come persona, finisce che la fai diventare un personaggio". Sperando di averle fornito elementi tali che lei Nardelli Katia non debba più prendersi la pena di scriverci la saluto.


carta penna calamaio

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