Carissimi (se mi consentite), mercoledì sera, mentre arrivavo allo sbarco della Moby in compagnia di Elena Maestrini allo scopo di documentare con delle fotografie la vostra accoglienza a Tiziano Nocentini di ritorno dal suo soggiorno obbligato nel capoluogo di provincia, mi è parso di essere fatta oggetto, insieme alla mia amica, di gesti e frasi di ostilità da parte di alcuni, ma soprattutto alcune, di voi. Al momento pensavo di far finta di niente, ma, siccome io invece amo molto essere circondata di affetto e fatta oggetto di espressioni di amicizia, e in verità ci sono abituata, nel mio lavoro e nella mia vita pubblica e privata, continuo a chiedermi e quindi ho deciso di chiedere a voi quale sia il motivo di tanta ostilità. Se io o Elena abbiamo qualche volta avuto occasione di scrivere sulle cronache locali delle incresciose vicende di cui è stato protagonista il vostro datore di lavoro, non è che ce ne siamo rallegrate e comunque non è certo colpa nostra quello che gli è accaduto. Non credo che avreste avuto lo stesso atteggiamento con i magistrati o le forze dell’ordine con cui, semmai, dovreste essere risentiti. Nell’occasione di mercoledì peraltro la nostra presenza lì era per documentare una vostra manifestazione di affetto e solidarietà di cui, seppure da qualcuno poteva essere ritenuta inopportuna, sembra che voi stessi andaste fieri, come dimostra il vostro idilliaco rapporto con altri organi di informazione, ed in fondo fare quelle foto era un rendere onore al merito di chi si è conquistato un così buon rapporto con i propri dipendenti, che appaiono come una grande famiglia. Vi vorrei assicurare per quanto mi riguarda: che non ho nessuna animosità nei confronti di Tiziano Nocentini, la cui espressione serafica mi fa anzi simpatia; che credo che la giustizia farà serenamente il suo corso al di là di espressioni amichevoli o severe di giornalisti o persone care; che mi dispiace che abbiano chiuso il DICO, oltre che per la solidarietà per i dipendenti, anche perché, amando, al di là della mia condizione economica che rischia di diventare sempre più precaria, i prezzi bassi, mi piaceva moltissimo farci la spesa; che certo non condivido e comprendo anche poco la vostra emozione nel rivedere il vostro datore di lavoro (nella vecchia terminologia del movimento operaio, che nella mia vita ho attraversato, si sarebbe setto “padrone”) ma che, essendo sempre affascinata dalle emozioni collettive, ad alcune delle quali, per altre tematiche, ho partecipato vivamente, se ne avessi i mezzi artistici e finanziari, ci farei un film; che spero di non dover pensare, quando vado sulla spiaggia o ai giardini delle Ghiaie o a fare la spesa al CONAD, che, se qualcuno mi guarda male non è perché il mio nipotino ha dato una puntata al su’ figliolo, o perché sto a puppe scoperte o perché ho comprato solo una scatoletta di cibo per gatti, ma perché questo qualcuno fa parte del clan Nocentini. Con serafica simpatia,
pacaelmo + lontano