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Quelle barche che inquinano il golfo di Fetovaia

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 25 luglio 2004

Il 22 luglio, nel corso della conferenza stampa a Portoferraio per la presentazione dei dati sui prelievi delle acque marine della costa toscana realizzati da Goletta Verde, si è nuovamente posto il problema di un leggero inquinamento del mare davanti alla magnifica spiaggia di Fetovaia, nel Comune di Campo nell’Elba. Secondo i tecnici dell’ARPAT e di LEGAMBIENTE tale inquinamento non ha niente a che fare con la gestione degli impianti fognari pubblici o con possibilità di scarichi privati abusivi, anche perché gli operatori turistici della zona rappresentano un modello di gestione del territorio attento anche alle più piccole e rare emergenze ambientali (progetto “Pancrazio” per la salvaguardia del Giglio di mare, turismo ambientale, iniziative per la sentieristica, mountain bike, itinerari archeologici, ecc.). Con tutta evidenza, ed il dato si ripete ormai da due anni, i risultati dei prelievi denunciano scarichi a mare delle numerose imbarcazioni che stazionano a soli 200 metri dalla costa, di fronte ad una spiaggia di grande valore economico e turistico ma che è anche di uno stretto golfo incastonato nel territorio del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e di un SIC protetto dalle direttive europee e dalla Legge Regionale 56/2000. Il fenomeno dell’inquinamento delle acque si è infatti ripresentato con il ripristino della distanza di ormeggio a 200 metri dalla costa, interrompendo così le norme dettate dall’ordinanza n.44/87 della Capitaneria di Porto che istituiva una zona di sicurezza fino a circa 300 metri dalla costa (all’altezza del cosiddetto “scoglio a mare”). Ci risulta che da parte di alcuni operatori turistici sia pervenuta ad alcune delle Istituzioni la richiesta di ripristinare i limiti previsti dalla vecchia ordinanza, evidentemente adattandola alle nuove normative ad alla mutata situazione ambientale della spiaggia e della linea dunale residua, richiesta alla quale si associa anche LEGAMBIENTE evidenziando come questo semplice spostamento di soli 100 metri permetterebbe una maggiore salvaguardia della salute pubblica, sicurezza della balneazione ed una maggiore tutela della spiaggia e dell’area protetta, secondo questa Associazione, simili misure dovrebbero essere estese anche ad altre spiagge ed insenature frequentate da un turismo nautico che in alcuni casi assume sempre più le caratteristiche di un campeggio marino incontrollato che scarica a mare liquami e rifiuti in vicinanza delle coste.


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