Edizioni Piemme, Alessandria, 2000. Il Prof. Umberto Eco trovato morto in un albergo di Cattolica. Passava da quelle parti il detective Holmes, che stanco di riposarsi al sole dell’Adriatico, si metteva a indagare su quello che poteva sembrare un suicidio. Odore di Mandorle amare, porta sbarrata dall’interno, finestra irraggiungibile. “Caso chiuso”, aveva già sentenziato Watson. Ma Holmes cogitabondo, studiava nei più piccoli dettagli il caso. Cosa ci faceva una Lasiocampa quercus nella stanza del famoso semiologo morto stecchito? Poteva il celebre scrittore concedersi ad una morte trita e ritrita come quella di un suicidio al cianuro? E più precisamente, cosa caspita è una Lasiocampa quercus fototropica positiva? (e poi, che lavoro fa un semiologo?). Il mistero, non solo lessicale, si infittisce anche con la comparsa di un entomologo. Vittima esimia, detective eccellente, narratore originalissimo, Giorgio Celli, che costruisce raffinatissime e divertenti storie gialle, dagli epiloghi del tutto inattesi. E’ lui l’entomologo (studioso d’insetti) che si diletta di letteratura e che con spassosa ironia dissemina i cadaveri di minutissimi esseri animali, dispensatori di preziose informazioni, sul come e perché di morti inspiegabili: “HOLMES: Questo libro è davvero istruttivo, Watson. Dovrebbe leggerlo. WATSON: Davvero a che pro? HOLMES: Si tratta di un’opera, pensi un po’, di entomologia forense… WATSON: Non sapevo che gli insetti potessero venir citati in giudizio… HOLMES: Questo no. Possono, tuttavia, dare una mano agli investigatori. WATSON: Ronzano nel loro orecchio il nome dell’assassino? HOLMES: Può succedere che facciano qualcosa di molto simile.”