Apprendo con gioia che l’Elba si darà un unico piano strutturale. Evidentemente la primavera elbana sta dando i suoi frutti. Un primo passo è stato fatto, ma questo ha una sua logica solo se collocato nell’ambito di disegno di ampio respiro: la “Nuova Isola”. La strada è tutta in salita, ora si apre una fase di scelte politiche originali. Ecco perché il passo politico successivo è la riunione degli stati generali dei progressisti dell’Elba: gruppi consiliari, partiti, movimenti, comitati, singole personalità. Fra l’altro non ho potuto partecipare all’incontro promosso dalla Banca dell’Elba e pertanto chiedo l’ospitalità a Elbareport per far conoscere il mio punto di vista. Il progetto Elbafelix può essere una buona base di partenza, ma ritengo importante che ci si chieda, fin da ora, quale sarà il soggetto istituzionale chiamato a metterlo in pratica e quali strumenti e quali risorse finanziarie questo avrà a disposizione per attuarlo. C’è una giusta preoccupazione da parte degli operatori turistici perché siamo di fronte ad una crisi strutturale: il ciclo dell’area turistica elbana ha raggiunto la fase di stagnazione, di fronte a noi c’è il rinnovamento o il declino. Che fare? Il mio modo di ragionare mi porta ripetere, e lo farò fino alla noia, che per uscire da questa brutta crisi si devono concertare le scelte programmatiche, coordinare e armonizzare gli strumenti urbanistici ed economici. Ecco allora che si pone, in modo improrogabile, una direzione unitaria del comprensorio, voglio dire una cabina di regia dotata di poteri reali che agisce tramite lo strumento della concertazione istituzionale (provincia, regione e ministeri) e sociale (associazioni imprenditoriali e dei lavoratori), e porta a sintesi le scelte programmatiche dell’intera Isola. In altre parole un soggetto istituzionale dotato di autorità e di autorevolezza “vere”, in grado di legare l’ambiente ai problemi/valori socio-economici del territorio. Non ritengo, fra l’altro, che questa mansione possa essere assunta dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che resta in ogni modo un organismo periferico del Ministero dell’Ambiente, ma tale ruolo spetta alla Comunità Montana – Unione dei Comuni che oltre a tutto deve avviare “da subito” il percorso per il comune unico e la trasformazione degli attuali otto comuni in altrettanti municipi. Qui è il vero nocciolo della questione, e questa è la sfida innovativa cui è chiamata la società elbana, perché lo sviluppo economico e sociale della nostra isola richiede una pianificazione unitaria che coniughi urbanistica, turismo e cultura, e quindi valorizzi la filiera produttiva sole-mare, collina, natura, storia, gastronomia di qualità, artigianato artistico, viticoltura, sport del mare. Perché è urgente portare a soluzione i settori più sensibili del territorio quali la dotazione di risorse idriche, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, i collegamenti stradali e marittimi, l’utilizzo della fascia costiera, i rischi di alluvione, di frane e di incendi. Vale a dire assumere l’Elbanità come valore, cioè difendere i poteri e le autonomie locali rifiutando, tuttavia, ogni scontro fra i singoli comuni e fra questi e gli altri livelli politico-amministrativi. La solitudine istituzionale, infatti, ha provocato più danni della grandine ed è l’origine di tutti i mali economici e morali della nostra Isola. Il superamento della crisi, oltre tutto, pone un discrimine, ossia una chiara e forte idea di Isola dove l'ambiente, i beni naturali e culturali sono posti al centro dello sviluppo e del lavoro, perché quello che qui c’è, ed altri non hanno, costituisce un valore economico di notevole portata. Sono sicuro che l’Elba può farcela ad uscire da questa “maledetta” crisi e quindi gli isolani possono guardare nuovamente al loro futuro con fiducia e voglia di fare.
ape